La malattia dell'anziano: un evento potenzialmente stressante per i famigliari

I caregiver nella cura giornaliera dell'anziano ammalato possono manifestare un disturbo d'ansia e di tipo depressivo. Indicazioni in merito.

7 MAR 2016 · Tempo di lettura: min.
La malattia dell'anziano: un evento potenzialmente stressante per i famigliari

La possibilità di avere all'interno della famiglia una persona anziana malata da curare anche per lunghi anni sta diffondendosi nella nostra società e costituisce un evento critico famigliare che ha particolari implicazioni a livello psicologico e sociale.

Con la comparsa di patologie fisiche più o meno persistenti l'anziano acquisisce la consapevolezza del suo invecchiamento: le difficoltà che l'anziano incontra quotidianamente hanno un forte impatto sulla organizzazione famigliare.

I bisogni dell'anziano malato

L'anziano genitore ammalato ha due bisogni specifici:

  • necessità della dipendenza fisica: l'estrema vecchiaia necessità a volte di dover ricevere aiuto nelle situazioni concrete di vita, nella gestione giornaliera dei propri bisogni primari (mangiare, pulirsi e muoversi)
  • conservare la propria identità di adulto, ossia godere di rapporti di scambio reciproco, liberamente scelti e non imposti dalle necessità.

Questi due bisogni in conflitto tra loro (dipendenza fisica vs autonomia identitaria) segnano profondamente la dimensione relazionale tra genitori e figli che viene a instaurarsi nell'ultima fase del ciclo di vita della famiglia.

I genitori anziani devono poter essere accompagnati ad elaborare l'idea di dipendere fisicamente dai loro figli, a loro volti i figli devono far fronte all'idea di occuparsi dei propri genitori sempre meno autonomi e indipendenti.

La perdita di autonomia crea sconcerto e non di rado causa vissuti persecutori, ricatti affettivi, eccessi di attaccamento ai beni (alla casa in particolare).

La relazione di aiuto che si instaura tra genitori e figli non avviene in modo naturale bensì a seguito di eventi traumatici e stressanti, quali una diagnosi di demenza senile, una malattia invalidante, che da un giorno all'altro "cambia" interamente e profondamente lo scenario famigliare.

I figli possono disorientarsi all'inizio, o procrastinando le cure specifiche e la più adeguata organizzazione relativa alla cura dell'anziano; o elaborando fantasie di salvezza inverosimili, attivando cure complesse, interpellando medici e servizi in modo confuso e poco preciso.

Il diniego all'inizio è funzionale al sistema famiglia per transitare verso una piena e consapevole accettazione dell'invecchiamento e della malattia dell'anziano: attraverso la negazione si passa alla fase successiva dell'accettazione, con una certa dose di dolore e sofferenza.

In particolare la demenza senile ha un impatto destabilizzante da un punto di vista emotivo sulla famiglia: il disorientamento spazio temporale dell'anziano che arriva anche a non riconoscere gli spazi e luoghi a lui cari e in particolare le persone (figli, nipoti etc) , è un elemento psichicamente distruttivo e disturbante che può creare e causare disagio e molta sofferenza.

La malattia e la famiglia

La malattia dell'anziano è uno scoglio che mette duramente alla prova la famiglia, ma può risultare un momento di crescita, nel senso di offrire ai famigliari l'opportunità di risolvere antiche contese e portare a termine il processo della trasmissione intergenerazionale:

La malattia può assumere il ruolo di detonatore pericoloso di nodi problematici da tempo latenti nella storia della famiglia (può attivare gelosie fraterne, abbandoni coniugali, segreti famigliari) oppure può assumere il ruolo di anticipatore di ostacoli futuri rispetto ai quali i famigliari si sentono impreparati (può attivare angoscia per il dolore, rifiuto della dipendenza agita e subita, paura della frantumazione famigliare dopo la morte dell'anziano)

In questi casi la malattia si presenta come ostacolo, in cui la famiglia è affannata, ripetitiva, disorientata, confusa. Spesso si rifugia nell'onnipotente convinzione di farcela da sola, credendo che le risorse famigliari sia sufficienti ad affrontare i problemi; "siamo in grado di cavaracela da soli".

In altri casi la malattia dell'anziano - pur nel dolore - può rilevarsi un fattore di coesione, di vicinanza, attraverso per esempio, la valorizzazione e l'interiorizzazione delle qualità dell'anziano. Si tratta di una nuova e ulteriore evoluzione dell'identità adulto in seno alla famiglia: i figli si trovano in prima linea depositari di ciò che hanno ricevuto dalla generazione precedente, valorizzando ciò che si è ricevuto in dono dalla generazione passata, restituendolo in parte nella cura e nel prendersi cura dell'anziano malato.

Cura domiciliare o assistit: il ruolo del caregiver

La famiglia può decidere di organizzarsi attraverso una cura domiciliare, attivando aiuti esterni (Servizi Sociali ect); il caregiver è colui il quale si prende cura dell'anziano, che diventa il punto di riferimento della famiglia e dell'anziano stesso. Il caregiver assume un ruolo attivo nella cura domiciliare dell'anziano; coordina eventuali aiuti infermieristici o assistenziali, provvede alle faccende burocratiche. Assolve tutte le funzioni di cura correlate alla malattia del proprio caro: dedica molto molto tempo a questo, sottraendo del tempo alla propria vita, alle relazioni famigliar.

Per questo il caregiver può arrivare a soffrire di disturbi di tipo ansioso e di tipo depressivo.

Oppure, in caso di peggioramento delle condizioni di salute dell'anziano, la famiglia può decidere di istituzionalizzare l'anziano in RSA, Residenze Sanitaria Assistita: questa decisione spesso è vissuta in senso negativo, con forti sensi di colpa che causano disagio psicologico sopratutto nei caregiver. Accade che dopo un lungo periodo a casa, si necessiti una cura assistita presso RSA: il caregiver che per tanto e diverso tempo si è occupato del proprio caro, di fronte a un ricovero, ne accusi il colpo. Il tempo che trascorreva occupandosi dell'anziano si libera;

Anche in questo caso possono insorgere disturbi di tipo ansioso e di tipo depressivo nel caregiver.

Perché andare dallo psicologo

Il caregiver ha necessità di essere supportato e sostenuto a livello psicologico allorquando presenti un disturbo di tipo ansioso-depressivo.

La malattia crea sconcerto in tutti i membri della famiglia, nello specifico il caregiver è più esposto a vissuti persecutori, ai sensi di colpa, a ricatti affettivi, a gelosie fraterne, a problemi economici:

si stima che 2 caregivers su 3 soffrano di disturbo di tipo ansioso e di tipo depressivo.

L'evento malattia può riattivare vissuti stressanti e traumatici, non elaborati della propria storia.

È auspicabile che il caregiver che soffre di ansia e di depressione si rivolga a uno psicoterapeuta per trovare aiuto e sostegno nell'affrontare un periodo così altamente stressante come quello dell'ultima fase del ciclo di vita della famiglia; molte RSA hanno attivato, alla luce di queste indicazioni cliniche, sportelli di ascolto psicologico, attività di gruppo rivolte ai caregiver riconoscendo la fatica emotiva che la malattia dell'anziano comporta per i famigliari.

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Scritto da

Dott.ssa Cristina Fumi

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Commenti 1
  • Domenica Iale

    Situazione che vivo da anni, tenevo il carro su per la salita ora sono arrivata, lascio il carro giù per la discesa. Con grande dolore ho deciso di mettere la mia mamma in una struttura, rivoglio indietro la mia vita, potermi curare e magari anche rifiorire. Sono troppo stanca, notti insonni, giornate, settimane, mesi, anni che non ho più una vita mia. Mi piacerebbe tornare a sorridere .....

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