Riconoscere la sindrome di alienazione parentale

Questa sindrome non dev'essere confusa con la volontà consapevole del bambino di stare maggiormente con un genitore piuttosto che con l'altro.

28 SET 2017 · Tempo di lettura: min.
Riconoscere la sindrome di alienazione parentale

Cosa s'intende per sindrome di alienazione parentale? Quali sono i campanelli d'allarme nei bambini?

Richard Gardner, psichiatra, fu il primo a parlare della cosiddetta sindrome di alienazione parentale (PAS). Di cosa si tratta? Questa sindrome si presenta spesso nei casi di separazione o divorzio, quando, uno dei due coniugi, volontariamente o involontariamente, mette in atto una sorta di "lavaggio del cervello" verso il proprio figlio per allontanarlo dall'altro genitore. Il coniuge alienante, dunque, costruirebbe il suo personale racconto della vita familiare in cui l'altro coniuge viene accusato di violenza, abusi e comportamenti sbagliati. Il figlio entra in questa dinamica, prendendo le parti del genitore alienante e provando sentimenti di odio nei confronti dell'alienato. Il bambino, dunque, entra a far parte di un conflitto che non gli appartiene e che si sta affrontando nel modo peggiore: uno dei genitori lo utilizza per sfogarsi e spesso come arma nel corso di una separazione o di un divorzio.

Ovviamente quella appena descritta è la causa scatenanante, mentre la sindrome in sé fa riferimento a un insieme di sintomi. Ma quali sono i campanelli d'allarme che ci permettono di riconoscere la sindrome di alienazione parentale? Secondo Gardner, sono otto le avvisaglie che possono far pensare che un bambino stia soffrendo di questa sindrome.

  • Campagna di denigrazione: il bambino rifiuta e si allontana dall'altro genitore spesso incoraggiato dal genitore alienante.
  • Razionalizzazione debole: utilizza motivazioni superficiali se non illogiche per disprezzare il genitore.
  • Mancanza di ambivalenza: per il bambino non ci sono mezze misure, il genitore alienante viene descritto in maniera totalmente positiva mentre quello alienato in maniera completamente negativa.
  • Il fenomeno del pensatore indipendente: il bambino afferma di non venire influenzato da nessuno nella sua decisione di allontanarsi dal genitore.
  • L'appoggio automatico: qualsiasi cosa accada, il bambino darà sempre ragione al genitore alienante.
  • L'assenza di senso di colpa: il bambino è convinto delle sue tesi e non prova nessun senso di colpa per il genitore alienato.
  • Gli scenari presi a prestito: utilizza frasi ed espressioni non sue bensì provenienti da altre persone e soprattutto dal genitore alienante.
  • L'estensione delle ostilità: l'astio non si limita solamente al genitore alienato ma anche ai suoi parenti e ai suoi amici.

Questa sindrome non dev'essere confusa con la volontà consapevole del bambino di stare maggiormente con un genitore piuttosto che con l'altro. Per questo, è necessario fare estrema attenzione nell'identificazione della sindrome.

Tutti questi sintomi della sindrome di alienazione parentale rischiano di portare il bambino a soffrire di altre patologie nel futuro, come narcisismo o aggressività. Per questo, è necessario che ritrovi il senso della realtà e che ricostruisca il suo legame e la sua storia con il genitore alienato.

In questo caso, inoltre, è indispensabile che anche i genitori si mettano in gioco. Da una parte il genitore alienante deve comprendere che, utilizzando il figlio come arma nei suoi conflitti di coppia, può causare gravi danni psicologici al bambino. Dall'altra, il genitore alienato deve superare la sofferenza provocata dall'ex partner ed essere in grado di riprendere il suo rapporto con il bambino al di fuori del conflitto di coppia.

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Commenti 1
  • elena locati

    Buongiorno, credo di essere stata io in prima persona vittima di questa sindrome durante la separazione dei miei genitori (ancora oggi non parlo con mia madre, la quale nel frattempo ho scoperto, tramite un suo percorso psicologico consigliato da me, essere depressa dalla sua infanzia) e temo lo stiano diventando anche i miei figli (causa mia?) nei confronti del padre (mio ex marito). Sto riproponendo lo stesso schema comportamentale imparato in adolescenza? Non ho ancora risolto con mia madre? Quanto danno arreco ai miei figli?

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