Psiche e spiritualità Due realtà diverse?

In che modo la psiche è legata alla nostra spiritualità? Cosa possiamo imparare da questa relazione? Scopri come sono collegati.

5 FEB 2024 · Tempo di lettura: min.
Psiche e spiritualità Due realtà diverse?

Due realtà diverse? Lasciandoci guidare dal lavoro, attento e approfondito, di M. Gimbutas, immaginiamo un gruppo di persone mentre sono impegnate a soddisfare le loro principali necessità quotidiane - difendersi dai pericoli e mangiare - ma immaginiamole anche mentre guardano il cielo, il sole, la luna, le stelle, la natura di cui fanno parte. Il sole e la luna scandiscono l'alternarsi del giorno e della notte; immaginiamo queste persone far caso al fatto che la loro prima apparizione nel cielo è sempre nello stesso punto, a est. Immaginiamo queste persone mentre osservano il cielo, a volte limpido, altre pieno di nuvole, da cui possono scendere pioggia o neve.

Immaginiamole mentre si rendono conto che, di giorno, il sole è comunque presente, perché non è buio come di notte, ma per la luna le cose vanno diversamente. Immaginiamole meravigliarsi rispetto ai suoi cambiamenti, poiché appare prima come una falce, poi cresce, si fa piena e decresce, fino a scomparire. Immaginiamo la sorpresa, ma forse anche il timore, che pervadono il nostro gruppo per qualche giorno, fino a quando la luna ritorna. Immaginiamo queste persone impiegare un po' di tempo per confidare in questa ciclicità, che si ripete sempre uguale. Immaginiamole mentre osservano un'altra ciclicità, quella relativa ai cambiamenti della luce.

Per un certo tempo, la luce del sole dura a lungo durante la giornata, ma poi inizia a decrescere e il buio dura di più. La luce ritorna e anche questo ciclo è osservabile sempre, così come quello della luna e di molti altri fenomeni naturali. I cambiamenti della luce scandiscono le stagioni: la primavera, che vede la natura fiorire, l'estate, in cui i frutti diventano maturi, l'arrivo dell'autunno, in cui ci si prepara all'inverno, che infine costringe a rimanere fermi. Immaginiamole mentre si rendono conto di come anche la morte torni sempre, insieme alla vita. La natura "muore" durante l'inverno, ma durante l'anno muoiono anche persone e animali e non solo perché vittime della caccia. Immaginiamole mentre molte di loro partoriscono; alcune creature nascono e vivono, altre no.

Le stesse persone che vedono l'arrivo della morte, però, vedono anche la vita ritornare, sempre, sotto forma di nuovi frutti e nuovi cuccioli, umani e animali. Immaginiamo queste persone mentre intuiscono l'esistenza di uno schema, che rende conto di tutte queste ciclicità. Lo schema intuito non separa la vita dalla morte, anzi, le tiene insieme in quel processo vitale, biologico, che va sotto il nome di vita - morte - rinascita. Lo schema diventa esperienza; in termini psicologici, diventa un archetipo.

Immaginiamo le persone del nostro gruppo sentire la necessità di dare forma a quell'esperienza. Come lo fanno? Costruendo manufatti e organizzando rituali, che sono manifestazioni delle immagini psichiche dell'archetipo.

Immaginiamo, così, le persone del nostro gruppo mentre modellano una statuetta riproducente le fattezze di una donna, ma con la testa di uccello. Perché la statuetta ha una forma così strana? Perché queste persone hanno osservato due elementi fondamentali: tutti i cuccioli umani nascono da donne e gli uccelli migratori ritornano per depositare le uova, da cui nasceranno i loro figli. La Dea Uccello è, dunque, un'immagine psichica potente, capace di onorare il mistero della nascita e l'interconnessione della specie umana con la natura. Queste persone hanno dato vita a un simbolo.

Immaginiamo le persone del nostro gruppo costruire una statuetta molto simile a quella della Dea Uccello, ma con evidenti zampe da rapace. Perché? Perché permettere l'opera di scarnificazione dà al nostro gruppo una duplice possibilità, ossia di onorare la vita (anche i rapaci devono mangiare per vivere) e di portare, all'interno di una grotta, ossa bianche, completamente ripulite. Affrescano le sue pareti con la terra rossa e la statuetta viene posizionata davanti al suo ingresso. La Dea Uccello Signora della morte è un'altra immagine psichica potente, capace di onorare non solo il mistero della morte, ma anche quello della rinascita. La grotta è l'utero della natura, la terra rossa è il sangue che nutre la vita in formazione, così come la terra nutre i frutti.

Dall'archetipo del processo vita - morte - rinascita si formano immagini psichiche, archetipiche, da cui nasce il mito della Grande Dea, che presiede a tutti gli aspetti della vita, come in cielo, così in terra e nelle profondità marine. La Dea Uccello, ossia una delle sue innumerevoli declinazioni, porta l'acqua, quella del mare, del cielo, della nascita, e la stessa Dea può portare a contatto con la sapienza degli antenati, perché presiede alla morte.

Non basterebbero mille pagine per parlare del simbolismo della Grande Dea, quindi, non andrò oltre in questo articolo, ma questa lunga premessa era necessaria per parlare della connessione tra psiche e spiritualità. Pensiamo per un momento anche solo alla meraviglia di poter vedere una nuova alba, vivendo in condizioni esistenziali caratterizzate da grandi incertezze, dalla necessità di trovare cibo ogni giorno, di doverne tenere da parte per far fronte all'inverno. In tutto questo, però, le persone del nostro gruppo si sono fermate riflettere e a dare forma ai loro pensieri, alle loro immagini.

In questo modo hanno dato forma anche a domande esistenziali rispetto alle origini della vita, alle sue finalità, alla morte e, nel farlo, hanno dato forma a possibili risposte. L'hanno fatto cercando di tenere insieme il visibile e l'invisibile, il controllabile e la speranza, la fiducia di essere nelle mani di qualcosa molto più grande di loro stessi: la potenza della Natura che si manifesta sulla Terra, nel Cielo, nei Mari. Uso le lettere maiuscole per sottolineare il carattere sacro attribuito alla natura e alle sue manifestazioni. Nel farlo, hanno tracciato un cammino spirituale, capace di manifestare e ritualizzare la connessione profonda tra la natura e loro stessi, intesi sia come individui, sia come comunità. L'umanità ha tracciato questo percorso a tutte le latitudini, non esiste comunità al mondo che non abbia teorizzato una cosmogonia e una sua propria mitologia. Si può ritenere che, così facendo, gli esseri umani abbiano risposto a un bisogno, risultato essere un elemento fondativo della psiche stessa.

C.G. Jung sosteneva l'equiparazione tra psiche e spiritualità, dove la seconda era intesa non come ricerca di connessione tra l'umano e l'ultraterreno, ma tra l'Io e il Sé profondo. Per sintetizzare, il Sé profondo è l'archetipo, di cui il cerchio, il diamante, il mandala, la ghianda, sono possibili immagini, tra le altre. Il Sé profondo racchiude in sé stesso sia la psiche individuale, sia quella collettiva, ossia tutto ciò che, nel corso dell'esistenza millenaria dell'Umanità, si è depositato e stratificato.

Per comprendere meglio la natura della psiche collettiva, può venirci in aiuto lo sviluppo dell'embrione umano. Questi, nel corso della gestazione, ripercorre la storia dell'evoluzione, da quando gli esseri viventi avevano le branchie, la coda, a quando alcuni di loro sono diventati anfibi, quadrupedi e, infine, umani. Così come l'embrione porta con sé queste tracce evolutive, la psiche racchiude in sé stessa le tracce dell'esperienze fatte durante i millenni. Dalla psiche individuale nasce l'Io, quella parte di noi stessi di cui siamo coscienti e che, continuamente, cerca la connessione con le sue radici. L'umanità ha predisposto rituali che ci permettono di entrare in questa connessione, quali ad esempio la preghiera e la meditazione; in entrambi i casi, il raccoglimento necessario richiede concentrazione nel qui ed ora, con la momentanea sospensione delle attività mondane.

Che ci si raccolga per rivolgere pensieri e parole a una divinità o al centro di sé stessi, non fa molta differenza perché ciò che si attiva è, in entrambi i casi, un'alterazione dello stato di coscienza (pensiamo al rituale dello sgranare il rosario scandito dalla ripetizione della stessa preghiera). Proprio il contatto con le immagini archetipiche (sia individuali, sia collettive, come ad esempio la Vergine Maria, Gesù, Buddha) favorisce l'alterazione di coscienza necessaria al processo di centratura.

Un'altra possibilità è data dall'intraprendere un percorso di psicoterapia. Indipendentemente dall'orientamento del terapeuta, infatti, la costante è data dal porre in evidenza i modelli (espliciti ed impliciti) con cui ci si rapporta sia alla propria interiorità, sia all'ambiente. Indipendentemente dal linguaggio proprio di ogni orientamento, i modelli avranno caratteristiche tali da poter individuare il possibile mito soggiacente e allora scopriremo di vivere secondo le caratteristiche dell'eroe, del martire, del guerriero, dell'eterno fanciullo, per citarne alcuni. In ogni caso, saremo messi a contatto con le nostre immagini.

Psiche e spiritualità

Un aspetto del percorso di psicoterapia, che mi preme sottolineare come estremamente importante, è l'attenzione alle emozioni, che attualmente non godono di grande stima; vorremmo quasi liberarcene, soprattutto di quelle "negative", ma a volte anche di quelle "positive" (uso le virgolette per sottolineare il carattere artificioso della distinzione, che assume una connotazione moralistica incongrua). Tra quelle negative, rabbia e tristezza sono, per lo più, ritenute inadeguate al vivere secondo i canoni attuali, che ci vorrebbero sempre felici e pronti per l'aperitivo! Queste emozioni vengono vissute come ostacoli alla possibile felicità, ma è proprio così? No, non è così, perché tutte le emozioni fanno parte del nostro bagaglio biologico e sono molto importanti per la nostra vita.

Ci parlano dei nostri bisogni, di quanto vengano o meno rispettati, di come stiamo davvero, indipendentemente dalle narrazioni che costruiamo intorno alla nostra esistenza. Il punto non è quello di riuscire a vivere in uno stato di perenne felicità, quanto di saperci ascoltare e comprendere pienamente le situazioni che stiamo vivendo. Comprendere la ciclicità, che fisiologicamente contraddistingue l'esistenza. Ogni situazione percorre il ciclo vita - morte - rinascita, che sia riferita all'essere genitori, a una relazione sentimentale, amicale, di lavoro o a una fase evolutiva. Non bisogna avere paura della ciclicità!

Un percorso possibile all'interno di una psicoterapia è relativo all'analisi dei sogni. L'attività onirica sembrerebbe avere due funzioni principali: ripulire la psiche dalle scorie diurne e mettere in scena la nostra personale evoluzione, conflitti compresi. Va da sé che, per vivere una vita piena e soddisfacente, l'analisi dei sogni non sia strettamente necessaria, ma considerarli, citando S. Freud, come "la via regia verso l'inconscio", può facilitare non solo una maggiore comprensione di noi stessi, ma anche la ricerca delle immagini racchiuse nel nostro Sé. In questo modo, possiamo percorrere un nostro cammino spirituale evitando di cadere nelle tipiche trappole odierne, che vanno dal ridurre l'esperienza umana a mere reazioni chimiche (non è altro che), alla ricerca di una dimensione totalmente scotomizzata da quella terrena (l'afflato verso l'alto e il disconoscimento del cosiddetto basso).

Migliaia di anni fa, la Dea Uccello parlava ai nostri antenati aiutandoli a sentirsi in relazione con tutto il Creato, visibile e invisibile. Oggi, anche noi possiamo riascoltare quella relazione e ricercare il nostro posto nel mondo. Visibile e invisibile.

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Scritto da

Dott.ssa Rinella Nebbia

Bibliografia

  • A. Baring - J. Cashford, Il mito della Dea, Venexia editore, 2017
  • S. Freud, L'interpretazione dei sogni, Bollati-Boringhieri, Torino, 1985
  • R. Eisler, Il calice e la spada. La civiltà della Grande Dea dal Neolitico ad oggi, Udine, Forum (2 ed.), 2011
  • M. Gimbutas, Il linguaggio della Dea, Venexia Editore, Roma, 2008
  • M. Gimbutas, Le Dee viventi, Edizioni Medusa, Milano, 2005
  • C.G. Jung, Gli archetipi e l'inconscio collettivo, Opere, vol. nono, Boringhieri editore s.r.l., Torino, 1992

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