I sogni che voltano pagina: come passaggio dall’après-coup, alla figurabilità e alla personalizzazione

Riassunto: L'articolo illustra il percorso che ha portato, dopo Freud, a concettualizzare il sogno come processo complesso che permette l’acquisizione di nuovi modelli di organizzazione

18 OTT 2017 · Tempo di lettura: min.
I sogni che voltano pagina: come passaggio dall’après-coup, alla figurabilità e alla personalizzazione

I sogni da Freud ad oggi. La comprensione dei sogni rappresenta un'importante svolta, non solo nello studio dei processi psichici, ma anche nella comprensione della pratica clinica; divenendo punto di riferimento per il successivo dibattito sull'argomento e come costruzione sistematica dell'intero edificio teorico della della psicoanalisi.Freud comincia a lavorare sul sogno nel "progetto di una psicologia scientifica" del 1895, nella quale troviamo il primo nucleo di una teoria del sogno su basi neurofisiologiche. Nella lettera a Fliess del 4 marzo 1895 si rintraccia la visione su base dinamica dell'interpretazione di un sogno, quello del Dott. Emil Kaufmann, nipote di Breuer; dove Freud ne parlerà in termini di "breve episodio di psicosi onirica" (Freud S., 1887-1904). Sarà, però, solo l'interpretazione del sogno di Irma, del luglio 1895, ad aprire la strada alla nuova teoria freudiana (Jones E., 1953). La concettualizzazione del sogno come "appagamento di un desiderio rimosso", precedentemente solo abbozzata, sarà approfondita ne L'interpretazione dei sogni (1899) in cui Freud affermerà che, nel sogno si cela un significato inconscio, "via regia" per esplorare ed interpretare il mondo interno dell'individuo, attraverso le libere associazioni. Il lavoro del sogno, si rivela nel processo trasformativo di un contenuto onirico latente in un contenuto manifesto. Il contenuto onirico latente, come scriverà Freud, include: desideri inconsci provenienti dall'Es - di origine infantile -, dal Super-Io, da pensieri conflittuali preconsci, da residui diurni e da stimolazioni somatiche.Il sogno, pertanto, secondo Freud, è una formazione di compromesso, così come i sintomi, i lapsus e gli atti mancati. Il lavoro onirico, deformando il contenuto latente, in modo da eludere la censura, permette l'appagamento allucinatorio del desiderio rimosso, vera forza motrice del sogno, preservando lo stato di sonno. Diverso è il caso dei sogni nelle nevrosi traumatiche. Attraverso la coazione a ripetere, "al di là del principio del piacere", essi sembrano riproporre all'apparato psichico la scena traumatica, nel tentativo di scaricare un eccitamento eccessivo ed impensabile (Mangini E., 2001). Un aspetto sicuramente importante da ricordare è che la concezione freudiana del sogno, aprirà nuove prospettive di riflessione, che porteranno Jung, in particolare, ad interessarsi al simbolo, al concetto di "imago" come rappresentazione universale ed innata, alla psicologia dei popoli e al concetto di "sincronicità". I sogni, secondo Jung, infatti, possono essere letti, oltre che col metodo causale, anche con quello prospettico o costruttivo, che permette di indagare le linee di sviluppo di un processo psichico a partire da aspetti potenziali, non ancora attualizzati (Galimberti U., 1992).Jung, inoltre, analizza una particolare categoria di sogni, che definisce "profetici", premonitori: da intendersi come combinazione anticipatoria di probabilità, tale tipologia di sogni evidenzia la capacità dell'inconscio di anticipare gli eventi. Nello specifico, i sogni premonitori sarebbero originati da quella parte celata dell'anima che si occupa dell'organizzazione del domani e dei suoi avvenimenti. In quest'ottica, pertanto, il sogno, non più concepito come manifestazione di un desiderio, rappresenta la via maestra per entrare in contatto con l'inconscio di ciascun sognatore e permette l'autoregolazione della psiche grazie alla sua funzione compensatrice.Attraverso le immagini archetipiche, si può osservare il rapporto tra gli opposti: materia e spirito e, quindi, iniziare quel delicato processo di riconoscimento, avvicinamento ed integrazione delle parti scisse, necessario per portare a termine il processo di unificazione verso il Sé: centro ideale della psiche e meta di ogni sviluppo psichico. In linea con questa evoluzione, a partire dagli anni '60, gli approcci centrati sulla Psicologia dell'Io hanno enfatizzato le funzioni consapevoli della persona, lasciando in secondo piano il lavoro sul materiale onirico, più inconscio e soggetto all'interpretazione. Inoltre, grazie alla Psicologia del Sé, i processi onirici acquistano anche un significato puramente relazionale e recuperano un nuovo spazio nella clinica (Migone P., 2006); sottolineando l'importanza di tener conto del tempo, del modo e dello scopo per cui un paziente racconta un sogno e della capacità dell'analista di contenerlo senza bisogno di interpretarlo (Lippmann, 2000).Kohut (1977), considerato il caposcuola della Psicologia del Sé, a proposito dei "self-state dreams", aveva descritto due tipi di sogni: quelli che esprimono contenuti latenti verbalizzabili (desideri pulsionali, conflitti, ecc.) e quelli che forniscono immagini, che rimangono allo stesso livello del contenuto manifesto e che servono a fissare le tensioni non verbali di stati traumatici, nel tentativo di armonizzare lo sforzo evolutivo ed il bisogno di mantenere la coesione del Sé. Gli anni '70 e '80 del secolo scorso hanno visto il fiorire di una letteratura sempre più corposa sui sogni. Grinberg (1967; 1987), per esempio, ha distinto tre tipologie di sogni: gli "evacuative dreams", dai contenuti primitivi, il cui scopo è l'espulsione di parti indesiderate in un oggetto interno o esterno che funge da contenitore; gli "elaborative dreams", propri della posizione depressiva, che si manifestano in concomitanza di significativi processi di integrazione psichica e infine, i "mixed dreams", caratterizzati dalla contemporanea presenza di aspetti di evacuazione e di elaborazione.In quegli stessi anni, un contributo importante alla comprensione dei sogni è giunto dall'approccio relazionale; secondo il quale la formazione del sogno può essere intesa come una tappa dell'organizzazione dell'attività mentale con funzione integrative e la sua interpretazione non può prescindere dalle dinamiche analista-analizzato. In quest'ottica, il contenuto del sogno non va più considerato esclusivamente come un prodotto intrapsichico, bensì come processo intersoggettivo. I recenti sviluppi, degli anni '90, nel dialogo comune tra la psicoanalisi e le neuroscienze, inerenti il sogno, si sono occupati anche della memoria che opera nei sogni: come possibilità di collegamento con le esperienze attuali e quelle passate, nel processo del lavoro terapeutico costruttivo e ricostruttivo (Costantini, M.V., Mariani, F., 2003) In particolare, quest'ultima valutazione riflette le scoperte delle neuroscienze cognitive, che vedono nella traccia mnestica un continuo processo di cambiamento e ritrascrizione, simile al concetto psicoanalitico di Nachträglichkeit (ivi). Nel caso di eventi traumatici, infatti, il processo di ritrascrizione è comprensibile solo alla luce dell'après-coup: in cui la storia del trauma avviene in due tempi; un primo tempo in cui il vissuto traumatico non è capito e un secondo tempo in cui viene significato ed entra a far parte del circuito rappresentativo (ivi). Questo passaggio sembra avvenire in un contesto di trovato/creato (Winnicott, D. W., 1971) e nelle esperienze del transfert, che permettono la ripresa del processo di simbolizzazione e di soggettivazione (Balsamo, M. 2009).Alla luce di queste considerazioni, se pensiamo che il sogno è una raggiunta capacità rappresentativa e ritrascrizione di "memorie molteplici" (Freud, 1865), il processo onirico si rivela il primo modo attraverso cui contenuti irrapresentabili possono diventare rappresentazioni e affetti (Costantini, M. V., Mariani, F., 2003). L'aforisma di Freud ("il sogno è la via regia all'inconscio") potrebbe essere trasformato in "il sogno è l'espressione regia dell'attività mentale inconscia" (Fosshage J. L., 1997), mettendo in risalto processi intrapsichici più ampi, aspetti endopsichici conflittuali, o strutturali e il lavoro di reintegrazione psichica. Fosshage, rivalutando le intuizioni di Jung e di Kohut, considera e ridefinisce il processo primario dei sogni, inteso come funzionamento mentale che usa immagini visive e sensoriali, con connotazioni intensamente affettive; mentre il processo secondario, che sembra avere funzioni integrative e di sintesi, utilizza modalità concettuali logiche e simboliche (ivi). Entrambi i processi, secondo l'Autore, sono da considerarsi come modalità diverse ma complementari di apprendere, di rispondere e di organizzare il mondo esperienziale e come tali non necessariamente, tutto ciò che è processo primario, deve essere tradotto in significati latenti. Pensando il sogno in questi termini il processo primario diventa quindi una funzione parallela differente, né superiore né primitiva, in cui i contenuti mentali sono continuamente elaborati (Bucci W., 1997). Nel caso in cui il sogno è inteso come "terapeutico", ossia come nei "sogni che voltano pagina", sembra esserci la possibilità di trasformare le impressioni del processo primario (percepito) in tracce menstiche dotate di rappresentazione.Questo significa che il processo di aprés-coup si appoggia sull'intersoggettività, e che forse ancora prima della comparsa di un soggetto sulla scena e della possibile traduzione del coup (Balsamo, M., 2009) vi sia la necessità della creazione di uno spazio psichico di pensabilità..Nei due contributi di Winnicott, pubblicati in Gioco e realtà (1971), Khan ha sottolineato la capacità di far uso del sogno e di entrare nello spazio-del-sogno ("dream space"). Però a differenza del sognare, come processo psichico innato, lo spazio del sogno che appartiene al campo del simbolico, necessita di cure primarie adeguate. Secondo Khan, occorre, quindi, differenziare lo "script" di un sogno dalla possibilità di contenerlo e di metterlo in scena in un teatro interno. Se questo spazio interiore non si è sviluppato, il sogno tende ad essere esteriorizzato e, quindi, agito nella realtà. Ciò che definisce il sogno è la cornice del risveglio, la barriera di contatto, che funziona da limite e da zona di transizione tra il sogno e la veglia. Il sogno nutre la mente solo se attualizzato nello spazio-del-sogno. Ecco, allora, che il soggetto potrà, tramite il sogno, avere accesso alla propria realtà psichica, invece di agire il suo sogno non-sognato nel mondo. ( note bibliografiche.)Quinodoz (2001) sembra far riferimento proprio a questi aspetti del sogno, che hanno una funzione evolutiva; dischiudendo nuovi modelli di organizzazione dell'esperienza, attraverso il "consolidamento della rappresentazione di nuove configurazioni psichiche emergenti" (Fosshage J. L., 1997, p. 658). In altri termini, la "funzione evolutiva" potrebbe essere intesa come l'inizio di un lavoro di figurabilità:"un processo psichico fondativo che, sviluppandosi sulla via regressiva, sarebbe determinato dalla tendenza a far convergere tutti i dati del momento, stimoli interni ed esterni, in una sola unità intellegibile, volta a legare tutti gli elementi eterogenei presenti in una simultaneità atemporale sotto forma di una attualizzazione allucinatoria, la cui forma più elementare sarebbe una raffigurabilità" (Botella, C., Botella, S., 2004, p.51). I sogni che voltano paginaIl loro aspetto regressivo e il contenuto primitivo ed angosciante potrebbe indurre erroneamente a scambiarli per una regressione o per una reazione terapeutica negativa. Si tratta, invece, secondo l'Autore, di sogni che si manifestano dopo un cambiamento significativo e non prima, come vorrebbe il modello classico freudiano, secondo cui il cambiamento sarebbe il frutto dell'elaborazione delle resistenze e difese emerse nel sogno. I sogni che voltano pagina testimonierebbero, secondo l'Autore, l'avvenuta acquisizione da parte dell'analizzato di un livello di funzionamento più elaborato e l'accesso ad una maggiore integrazione della vita psichica e relazionale in seguito all'elaborazione della relazione di transfert. Lungi dall'apparire solo in prossimità della fine del percorso, essi, pertanto, possono emergere in qualunque momento del processo psicoterapeutico.La formazione dei sogni che voltano pagina richiede di far appello a concetti propri dell'approccio kleiniano e postkleniano, quali quelli di fantasma inconscio, di identificazione proiettiva, di oscillazione tra posizione schizo-paranoide e posizione depressiva, di integrazione e attinge alla prospettiva relazionale contemporanea, che concentra la propria attenzione non tanto sul contenuto del sogno, quanto sulla narrazione dello stesso nel contesto del percorso terapeutico e sulle vicissitudini della relazione di transfert e controtransfert. Come è noto, secondo M. Klein (1935, 1940), il bambino ha, sin dalla vita prenatale, una relazione con la madre, un impulso distruttivo e primario (non derivato dalla frustrazione), che opera all'interno dell'Io per annientarlo (angoscia di annichilimento) e fantasie inconsce di carattere oggettuale. Esse sono un corredo innato, espressione diretta delle pulsioni, vera sostanza della vita mentale e base dell'esperienza della realtà. Quinodoz si rifà alla concezione kleiniana di fantasia inconscia quando illustra il contenuto dei sogni che voltano pagina. Essi, infatti, illuminano l'organizzazione delle pulsioni e delle difese, la struttura della personalità e svelano "la matrice originale del fantasma" (Quinodoz, 2001, trad. it. 2003, p. 35).I sogni che voltano pagina, infatti, possono manifestarsi solo in seguito all'evoluzione della relazione transferale, poiché mettono l'Io del sognatore a confronto con contenuti indesiderabili precedentemente denegati, scissi ed espulsi attraverso l'identificazione proiettiva. Il nuovo confronto con la scissione, dal carattere perturbante suscita nel sognatore una profonda angoscia; tanto da indurlo ad una momentanea confusione tra fantasia e realtà e a temere, proprio nel momento in cui sperimenta un progresso, di aver fatto un passo indietro nel proprio percorso terapeutico. Dobbiamo sempre a M. Klein (1935) la teorizzazione delle posizioni schizo-paranoide e depressiva; espressione di un sistema psichico retto dalla scissione e dominato dall'angoscia persecutoria e dall'invidia. Espressione precoce dell'istinto di morte; essa attacca gli oggetti parziali, impedisce di ricevere aiuto e conforto da un oggetto ideale e priva l'Io della possibilità di arricchirsi mediante l'introiezione. Se il numero delle esperienze gratificanti di relazione con l'oggetto di accudimento sarà maggiore rispetto a quello delle esperienze deprivanti, l'Io via via si rafforzerà, acquisendo integrità, stabilità e tolleranza nei confronti della propria aggressività, limitando così l'uso della proiezione e preparandosi ad una graduale integrazione sia dell'oggetto che degli aspetti scissi del Sè. Ha, pertanto, inizio una nuova modalità di funzionamento psichico, la posizione depressiva, che comporta il riconoscimento e l'accettazione sia dell'ambivalenza che del senso di colpa; fronteggiati attraverso la spinta alla riparazione

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