I 7 segnali che sei vittima di violenza psicologica
Esistono uomini che amano e uomini che vogliono possedere. Nelle relazioni il controllo ossessivo è una violenza psicologica che subiscono molte donne, riconoscerla è importante.
Avete mai avuto un'amica che racconta di un fidanzato troppo geloso ma che non riesce a lasciarlo? Vi è mai capitato di vedere una donna che piange perché è stata insultata dal compagno o avvilita perché lui le fa proposte sessuali insistenti? Queste donne non hanno solo un fidanzato un po' mascalzone come spesso si crede: stanno subendo delle vere e proprie violenze psicologiche.
I dati italiani sono sempre più allarmanti: 7 milioni e 134 mila donne nello scorso anno riportano di subire violenza psicologica dall'attuale partner.
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(Ci teniamo a precisare che le domande proposte in questo test sono frutto della nostra interpretazione, non sono standardizzate e non hanno valenza diagnostica ma sono informativa/conoscitiva)
Ognuna di queste donne dichiara che i comportamenti di violenza psicologica si sono insinuati gradualmente nella coppia e che sono diventati più marcati dopo il matrimonio, per questo è bene riconoscerli in maniera preventiva.
Ma quali sono i 7 comportamenti più comuni del partner che fa violenza psicologica?
1. Svalutazione continua
Il partner che vuole minare l'autostima della donna le ripete in maniera insistente che non vale nulla, che i suoi sogni non sono valevoli di sforzi, che se lui la lascia non ci sarà nessuno che la amerà come lui…
"Non amerai mai nessuno perché non sei stata amata dai tuoi genitori… me lo ripeteva spesso, sapendo che soffrivo del rapporto complicato con i miei e poi aggiungeva che solo lui poteva amarmi nonostante avessi tanti problemi" Marta
2. Controllo delle amicizie e degli affetti
Capita spesso che l'uomo cerchi di isolare la donna, che la tratti come un oggetto di proprietà adducendo la scusa che vuole proteggerla e cerchi di allontanarla da coloro che "non capiscono il suo amore":
"Non potevo parlare neanche con le mie sorelle e fratelli" Giorgia
"Uscivo con le mie amiche di nascosto per non vederlo dare di matto" Michaela…
3. Gelosie ingiustificate e stalking
Il compagno che vuole usare violenza psicologica di solito è un individuo controllatore, che tempesta la donna di telefonate quando è in giro da sola, vuole sapere con chi è, dove si trova, a volte addirittura come è vestita:
"Un giorno mi disse che se uscivo con una gonna corta mi andavo a cercare delle violenze sessuali. Che se proprio ci tenevo a vestirmi come una poco di buono era meglio che lui fosse con me, al massimo potevo cambiarmi a casa sua e poi uscivamo" Marta
"Comincia col non andargli più bene come mi vesto: troppo corto o troppo scollato o inopportuno o inadeguato" Michaela
"Tutto è iniziato con una piccola gelosia, io pensavo che era normale anche perché ero molto piccola, poi la gelosia diventava sempre più forte e mi diceva che se faceva tutto questo era perché mi amava e mi diceva se io lo lasciavo nessuno mi prendeva" Giorgia
4. Insulti e minacce
Moltissime che riescono a uscirne raccontano che il compagno aveva iniziato ad arrabbiarsi perché veniva contraddetto per poi finire con insulti e minacce quando si provava ad allontanarsi da lui. Le minacce non riguardavano solo la donna ma anche la sua famiglia:
"Mi ricordo il giorno che riuscì finalmente a lasciarlo. Iniziò ad insultarmi a dirmi che ero una poco di buono (uso eufemismi, non potete immaginare le parolacce), a dirmi che sicuramente lo tradivo, che lui mi amava e che lo avevo distrutto, e a giurare che me l'avrebbe fatta pagare…arrivò persino a chiamare mio padre per dirgli che sua figlia non valeva niente, che era solo una *******" Marta
Per le donne che non riconoscono i segnali o decidono di ignorarli, e che magari si sposano o mettono su famiglia con questi individui, la situazione peggiora notevolmente con la convivenza.
5. Limitazioni all'autonomia morale ed economica
Dalla vigilanza continua sugli spostamenti, al controllo ossessivo dei soldi sino alla reclusione. Spesso le testimonianze raccontano una vera e propria prigionia, caratterizzata da umiliazioni e attacchi all'autostima continui che hanno portato ad un disagio emotivo importante, ma anche dal controllo delle sostanze economiche della famiglia per limitare le possibilità della donna di rendersi indipendente, sino ad arrivare anche a divieti restrittivi della libertà di pensiero, come quello di leggere un libro, di vedere la tv o di navigare in internet. Il partner ha paura che la donna si informi, sviluppi un pensiero autonomo e lo abbandoni. Si comincia con un "non c'è bisogno che lavori" e si continua così:
"Dopo qualche anno di fidanzamento rimango incinta del primo figlio, io pensavo che un figlio l'avrebbe cambiato, ma niente le cose andavano sempre peggio perché poi avendo una casa nostra lui poteva gestirmi come voleva, non potevo uscire di casa neanche fuori al balcone… quando c'era lui neanche la tv potevo guardare, la guardavo di nascosto con il volume basso perché se arrivava lui sentiva la voce della tv. Un giorno la maestra di mio figlio doveva parlarmi urgentemente, e lui mi disse ok vai ma devi metterci 5 minuti non guardare nessuno per strada fra 5 minuti ti richiamo per sapere se stai a casa" Giorgia
6. Insistenza continua per ottenere rapporti sessuali
Capita spesso che il partner prevaricatore lo sia anche nel rapporto sessuale, rivelandosi eccessivamente insistente con la donna anche quando lei non ne manifesti la voglia. Alcuni giustificano anche i tentativi di abuso con "il troppo amore".
"Mi diceva che dovevo soddisfare le sue esigenze, che lui era un uomo e che sarebbe andato a cercare un'altra da un'altra parte" Rita
"Se non facevo quello che diceva lui mi riempiva di parole, sputi, qualche schiaffo anche…" Giorgia
7. Falsi pentimenti
L'uomo la cui partner lo cerca di lasciare per questi abusi si mostra pentito, piangente e disperato, giura che cambierà e che lo farà solo per amore. Bisogna a quel punto raccogliere la forza e fare ciò che ci racconta Giorgia, e che consiglia a tutte le donne che come lei sono passate da questa brutta esperienza:
"Una mattina andai a scuola e parlai con un centro d'ascolto per le donne che si trovava nella scuola stessa, mi hanno aperto gli occhi giorno per giorno e dopo 3 mesi una mattina quando lui non c'era presi i miei figli e me ne andai a casa dei miei genitori, mia mamma ringraziava Dio per quello che avevo fatto, non ci credeva nessuno della mia famiglia perché non li ho mai ascoltati, è stata dura all'inizio ma dopo 15 anni di tormento ce l'ho fatta.. Un messaggio a tutte le Donne vittime di queste violenze fisiche o psicologiche: abbiate il coraggio, anche io non avevo il coraggio di lasciarlo perché c'era qualcosa che mi tratteneva. Scappate da queste "persone" così perché loro non cambieranno mai, vogliono solo distruggerci giorno per giorno fisico e mente, DONNE siamo forti e ce la possiamo fare!".
Se ti trovi in questa situazione puoi trovare aiuto consultando il nostro elenco di psicologi esperti in violenza domestica.
Ci teniamo a precisare che sia donne che uomini possono essere vittime di violenza psicologica.
Violenza psicologica come reagire
Per riuscire a reagire alla violenza psicologica è necessario tempo, forza e consapevolezza da parte della persona che la subisce, perché l’unica via da percorrere è quella della fuga (intesa come venir via e lasciare la situazione che ci fa star male).
Ma per riuscire a percorrere questo cammino, il percorso è lungo, e sicuramente il primo passo è riconoscere di avere un problema e chiedere aiuto. Chiedere aiuto non è mai sintomo di debolezza: anzi tutto il contrario! È sinonimo di coraggio e consapevolezza, ed è qualcosa di cui andare fieri (e questo vale per ogni situazione che ci fa star male).
Vediamo più da vicino quali comportamenti potrebbero aiutarci ad uscire da una situazione di violenza psicologica:
- Ammettere il problema e affrontarlo: se c’è qualcosa che vi fa star male, avete un problema. L’accettazione è il primo passo alla soluzione del problema
- Chiedere aiuto: parlate del vostro problema con i vostri cari, amici e parenti perché vi possano essere di supporto, ma rivolgetevi soprattutto a un esperto del settore, terapeuta o avvocato, perché vi possa seguire professionalmente nel vostro percorso (o se volete intraprendere un caso giudiziario nei confronti di chi ha esercitato violenza su di voi).
- Concentratevi su voi stessi, sui vostri desideri e bisogni. La violenza psicologica tende a sminuire, denigrare, umiliare le persone che la subiscono: ripartire da sé stessi dopo una violenza psicologica, è un modo per imparare a mettersi al centro del proprio mondo e stare bene. SI potrebbe pensare di creare una lista di desideri e progetti, per cercare di ripartire da questi.
- Migliorare l'autostima. Connesso al punto precedente, è importante ricordare quanto si è importanti e unici, e quanto ci meritiamo amore e serenità. Anche qui potrebbe essere utile stilare una lista di tutte le cose che si amano di sé stessi.
- Lasciare la persona, il lavoro, la situazione che fa star male. L’amore non fa star male: se qualcuno vi tratta male non vi ama, vi sta solo manipolando.
Reagire alla violenza psicologica non è facile, soprattutto quando sono coinvolti i sentimenti, ma è un passo necessario per ritrovare la serenità e la felicità. Imparare a chiedere aiuto e a riconoscere il problema è un passo fondamentale.
Violenza Psicologica sulle donne e sugli uomini.
Come abbiamo appena accennato la violenza psicologica può essere esercitata sia sugli uomini che sulle donne, anche se normalmente le vittime più colpite da violenza psicologica sono le donne e i bambini: manipolate e sottomesse dai partner, all’interno di relazioni tossiche e disfunzionali, sono loro che normalmente portano i segni psicologici perenni di questi maltrattamenti.
Lo stesso vale per la violenza psicologica sul lavoro e nella società, che coinvolge casi di mobbing, gender gap, stalking e straining, in cui nonostante siano coinvolti sia uomini che donne, sono sempre le donne le vittime più colpite.
Normalmente la violenza psicologica in questi ambiti è più difficile da dimostrare, o anche più difficile trovare sostegno da parte dei colleghi, che non sempre sono da aiuto. Infatti in ambito lavorativo ci sono colleghi che tendono ad aiutare chi si trova in difficoltà, ma altri che tendono a fare gruppo ed esercitare ulteriori pressioni psicologiche sulle persone magari già toccate dal mobbing o altri maltrattamenti.
In altri casi, inoltre, potrebbero semplicemente sminuire la situazione per paura di perdere il posto di lavoro o per invidia. In questi contesti è molto difficile trovare appoggio o comprensione, per le dinamiche complesse dei posti lavorativi: se vi doveste sentire vittima di violenza psicologica sul posto di lavoro, non dubitate a chiedere aiuto a un terapeuta e/o a un avvocato.
Violenza psicologica nella coppia
La violenza psicologica nella coppia si caratterizza, come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, da atteggiamenti che sminuiscono il partner, o lo rimproverano, o lo deridono, o dalla gelosia eccessiva e dallo stalking, dal controllo o dalla limitazione morale ed economica. Anche alcuni comportamenti passivo-aggressivi possono essere ritenuti violenza psicologica, perché tendono a fare sentire in colpa il partner e a creare dei forti disagi psicologici e dell’autostima.
Anche il comportamento narcisista o narcisista perverso, che tende a manipolare e annientare psicologicamente l’altro, rientra in questo tipo di maltrattamenti.
Tutti questi abusi possono essere perpetrati sia nei confronti delle donne che degli uomini.
Un’analisi Istat del 2014 ha rivelato che delle donne che hanno subito violenza psicologica ed economica, il 26,4% era da parte del partner mentre il 46,1% dall’ex partner. Nonostante i casi certificati di violenza psicologica sulle donne siano in diminuzione negli anni, le donne colpite da tale violenza nel 2017 erano ancora oltre 8,3 milioni.
Mentre, sempre per un’indagine Istat, sono intorno ai 3 milioni gli uomini che hanno subito violenza psicologica: la violenza psicologica sugli uomini riguarda soprattuto denigrazione dell’uomo da parte della donna (accade soprattuto per le capacità famigliare, sessuali, o lavorative/economiche) e l’alienazione parentale o economica posteriore a una separazione o a un divorzio (che non permette all’uomo di veder il figlio, o ai problemi economici che possono sorgere, dovuti alla ricerca di una nuova casa, insieme all’assegno di mantenimento).
Violenza psicologica in famiglia
La violenza psicologica in famiglia, può avvenire all’interno della coppia, di cui abbiamo già parlato, oppure nei confronti dei bambini.
Questo tipo di violenza è molto grave, perché può portare danni psicologici profondi ai bambini che si trasformeranno in traumi quando saranno adulti e potrebbero sfociare in patologie.
Le violenze psicologiche sui bambini si manifestano normalmente in forma di rimproveri continui o disapprovazione, anche nei casi di errori innocenti, o forme di manipolazione, che tendono a trasmettere al bambino il messaggio che vale poco, minando la sua autostima e fiducia in sé stesso.
I bambini che hanno subito violenza psicologica, tendono fin da subito a presentarne dei sintomi, come chiusura in sé stesso o disturbi del sonno, dell’alimentzione e dell’apprendimento, mentre da adulto potrebbero manifestare comportamenti devianti come assumere droghe o alcool, fomentati dall'insicurezza e dal malessere.
In questi casi normalmente è sempre uno dei due genitori ad esercitare violenza psicologica, e nonostante il tentativo di protezione da parte dell’altro genitore, il primo finisce quasi sempre per sminuirlo, continuando a perpetrare abusi psicologici sul figlio.
Ovviamente bisogna distinguere tra punizione o rimprovero necessario all’educazione e violenza psicologica.
Il limite risiede nel momento in cui si sconfina nella lesione dell’autostima del bambino.
Imparare a rispettare i limiti e le regole imposte dai genitori è importante nell’educazione del bambino. Ma questo atteggiamento deve essere sempre bilanciato dalla sicurezza per il bambino che i genitori lo ameranno sempre esattamente per come è, e lo proteggeranno da qualsiasi pericolo nonostante a volte ci siano dei confronti conflittuali.
Un metodo educativo molto severo e incisivo può scivolare nella violenza psicologica, ma anche prendere in giro o offendere potrebbe arrecare delle ferite emotive. Molto spesso una buona comunicazione può aiutare a capire quali sono i disagi del bambino e capire quali sono le metodologie educative migliori da prendere. Anche in questo senso un terapeuta, può aiutare a capire e a creare una relazione più sana tra bambino e genitore.
La violenza psicologica è un reato penale
La violenza psicologia è un reato penale, e come tale è possibile denunciare il colpevole dei maltrattamenti.
Tale tipo di violenza non è considerata come una tipologia di reato autonoma, ma è integrata nei seguenti reati:
- maltrattamenti in famiglia: include violenze fisiche e psicologiche all’interno del nucleo famigliare
- Minaccia: nonostante sia una violenza verbale, questo tipo di violenza più diventare psicologica quando è molto pesante o intimidatoria e potrebbe fare intimorire la vittima.
- Violenza privata: può essere sia psicologica che fisica, e implica obbligare qualcuno a fare, o non fare, qualcosa esercitando appunto tale violenza
- stalking: include la violenza psicologica, nel momento in cui gli atti sono persecutori e perpetrati nel tempo, e possono condizionare la scelta della vittima.
Per denunciare un caso di violenza psicologica, potete recarvi negli uffici delle forze dell’ordine e realizzare una denuncia orale o scritta. Anche se non è tangibile come quella fisica, anche la violenza psicologica può essere provata attraverso registrazioni audio e video, messaggi, foto e testimonianze. Pertanto nel caso vi troviate coinvolti in un caso di violenza psicologica, ricordatevi che è un reato penale e non dubitate a chiedere aiuto.
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Un anno ho esposto denuncia su mio marito, dopo una situazione che vivevo da 5 anni , iniziata prima con parole offensive poi di botte e poi è cominciata quella più dolorosa , psicologica davanti ai figli. Tutto ha avuto inizio quando mio marito comincia a bere con eccesso , diventa aggressivo e vuole spesso momenti intimi che per stanchezza e mancanza di voglia non sempre concedo, e se lo faccio mi sento solo un oggetto. La situazione si aggrava perché non mi sento più amata, spesso mortificata e offesa , mi viene tolta la libertà della contabilità domestica, avendo lasciato il lavoro di comune accordo per dedicarmi ai figli , e diventp dipendente su tutto. Quando cambiamo casa la situazione peggiora, per anni non ci spostiamo e non si fa niente insieme e ogni fine settimana o giorni di festa subisco le sue bevute, i suoi disordini e aggressioni verbali ed offese Fino a non poterne più, e cominciò un percorso psicologico ma in un' occasione di litigio grave che si ripeteva per diverse sere continue, mi decido a denunciare ai carabinieri , come mi consiglia lo psicologo. Lui viene allontanato da casa, ma I giorni successivi si pente e mi promette che le cose cambieranno tra noi, che ricominceremo più forti e migliori di prima , mi sento la persona più cattiva del mondo, rischio di fallire come moglie e madre e ritiro la denuncia . Per mesi siamo sotto sotto servizi sociali avendo 3 figli minorenni , il caso viene archiviato perché non ci sono presupposti , mio marito comincia un percorso di disintossicazione, ma non dura nemmeno 2 mesi, nel frattempo i soldi vengono riversati al suo avvocato. In vista ad un probabile processo di mio marito, sono stata continuamente cessata sulle probabile conseguenze, subendo minacce per come sarebbero andate le cose se lui fosse stato dichiarato colpevole. Il nostro rapporto non si riprende, anche se ha cominciato a preoccuparsi del mio bisogno economico , ma vivo come se fossimo due estranei in attesa della sentenza . Il mio stato psicologico è peggiorato, e le mormorazioni di paese contro di me mi hanno ancora più avvilita , e mentre io sono la parte offesa , la situazione si è ribaltata su mio marito. Chiedo solo come potermi muovere avendo bisogno di sostegno psicologico per ritrovare la mia autostima e sostegno legale per gli eventi che mi coinvolgeranno, compresa una probabile separazione. Non lavoro e di tre figli, 2 sono minorenni Grazie, Patrizia
Non sono d'accordo all'approccio unilaterale al problema della violenza nelle relazioni affettive. Le problematiche psicopatologiche sono ben diffuse anche nel mondo femminile e non sono pochi gli uomini oppressi da sofferenze indicibili in relazioni di violenza. Le sofferenze di un uomo non sono inferiori a quelle di una donna ed in più un uomo non è creduto e spesso deriso.
E da un anno che mio marito nega una relazione.io da un anno non faccio altro che sentirmi colpevole,non dormire,stargli dietro per beccarlo.cintrollavo se loro erano anche online alla stessa ora con due telefoni,entravo nella stanza glielo dicevo e lui non faceva altro che negare gridare sbattere il letto,la piltrona.dicendomi di farmi curare e di resettare il cervello.a tavola era sempre col cellulare scriveva?sorrideva me lo faceva apposta.io mi alzavo alle tre di notte aprivo la porta ed era in chat con lei.ficeva di averla eliminata dai contatti e l’aveva registrata sotto un altro nome.quando lo scoprivo diceva che era una collega e aveva fatto questo perché io sono così.dopo sette mesi di ansie,di non lucidità,di sottostima,sono riuscita a registrare una telefonata che dimostra sia che sono amanti sia che mi tratta di merde e me ne dice di tutti i colori con lei.ma anche lei,come si permette a parlare così di me se non mi conosce.io volerei fargliela pagare a L tutte die perché non sono andati insieme,non per il tradimento ma per il fanno psicologico che hanno creato a me e alle mie figlie
Cercavo una oppure uno stolker da anni,almeno dal 2008 e, infatti lo dicevo solamente a mio marito che minimizzava ciò che capitava diceva che erano tutti invidiosi. Alla mia frase : ma invidiosi di cosa, se gli altri hanno una vita normale. Mio marito nn c9ndivideva niente, mi cucina lui ,diceva che ero troppo debole per questa vita ed io gli credevo. Poi rimasti soli perché i ragazzi erano andati fuori per motivi di studio. Ho conosciuto un mostro che oltre alla violenza psicologica " edulcorava" il mio cibo e mentre io dormivo. Lui si era costruito un'altra vita con una Ucraina dirimpettaia e con il favore e l'aiuto di un "amico " d'infanzia che come lavoro secondario rendeva piacevole la vita a uomini che nn sopprtavano una moglie madre ,moglie integerrimo e sottomessa. Per una sua carezza stavo sempre ad aspettare il momento " giusto " che nn c'era più da molto tempo e poiché mi raccontava ciò che voleva, io gli credevo fino a rimanere isolata completamente ...lì è uscito l'aguzzino. Non l'ho denunciato e quindi adesso sta aspettando che mi riduco alla povertà più estrema per ( a suo modo di pensare) ,continuare a fare la bambolina di pezza che restava buona buona in un angolo ad aspettare il suo turno. Le mani addosso e la volontà di azzittirmi mi ha fatto rendere conto che nn era l'uomo che pensavo e che raccontavo a tutti perché mi vergognavo del fatto che era sempre a letto a dormire oppure cucinarli e parlava di essere sempre stanco per far credere ai figli che era vecchio e stanco perciò strano e anaffettivo con tutti e tre noi. Mi voleva uccidere per ben tre volte perché gli dissi che avevo scoperto tutto e nn avrei più accettato di farmi umiliare o denigrare
La violenza psicologica non viene considerata da nessuno
Sono testimone di comportamenti criminosi da una vita Ho subito violenze inaudite per colpa delle autorita' sia io che la mia famiglia. In tutti i modi cerco di denunciare questi crimini, ma mi viene impedito con intimidazioni di ogni sorta da coloro che mi hanno abusata Tutto questo va avanti da trent' anni Ho prove inconfutabili di tutto cio' , avrei bisogno dell' antimafia piu' di uno psicologo Per esattezza si tratta di un' organizzazione criminosa che mi tiene segregata da trent' anni... mi colpisce in ogni modo tramite falsi in atto pubblico ed ideologico truffe manipolazioni .......ed altro ancora
Non si parla mai della violenza psicologica di figli o figlie adulti sul genitore (è quasi sempre la madre) separato o divorziato che ha subito violenza psicologica dall'ex coniuge. Così, sovente si forma un bel triangolo di giusti contro la reproba, che diventa il capro espiatorio a vita, soprattutto se non ha più una famiglia di origine che almeno la sostenga.
Il mio compagno ormai mi fa violenza psicologica da due anni ormai.... più che altro si discute per il sesso.... purtroppo sono spesso molto stanca con la bambina di 3 anni ci sono perennemente io tutto il giorno lui nn mi aiuta mai!Adesso è a casa dal 30 di settembre in disoccupazione....mi sembra di morire......ci sono giorni che sta bene e ci fa stare bene altri che mi dà della puttana dice che sono una nullità cose così...ho paura xké io nn lavoro nn ho una casa e nn so dove andare ma presto credo che da qualche parte andrò....non voglio più vivere cosi......nn mi piace nemmeno più andare a letto con lui talmente sono schifata da come mi tratta molte volte.....lui prende psicofarmaci da tanti anni perché ha avuto un adolescenza un po' brutta...ma io nn devo essere quella che deve pagare le conseguenze di cose che sono successe a lui e nn a me....abbiamo una bambina meravigliosa che è praticamente la mia ombra.....aiutatemi vi prego Paola 34 anni Reggio Emilia
i manipolatori ti sfiniscono e non hai più la forza di reagire..ti fanno terra bruciata intorno legata come prigioniera da fili invisibili e nessuno ti crede!! a volte vuoi solo morire
Il grande problema è quando ti trovi disoccupata e nessuno ti da un lavoro e a casa una viene sminuita continuamente. Senza una famiglia vicino è davvero dura. Potessi sarei già in un posto distante ma non ho soldi
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