Violenza domestica: quando la vittima è un uomo
Quando si parla di violenza si può inciampare nel sillogismo che ad essere vittima sia sempre una donna e ad essere carnefice sia sempre un uomo. Ciò è decisamente falso.

Nel mio precedente articolo, "Violenza domestica: quando casa non è un rifugio ma una trappola", ho affrontato il tema dei maltrattamenti a carico di donne e minori. Attraverso i commenti e i feedback di chi ha letto con attenzione ciò che ho scritto, e che per questo ringrazio, ho deciso di allargare la mia riflessione a favore di un argomento poco diffuso ma che merita altrettanta rilevanza: la violenza contro gli uomini.
Quando si parla di violenza si può inciampare nel falso sillogismo che ad essere vittima sia sempre una donna e ad essere carnefice sia sempre un uomo. E ciò sappiamo non essere affatto vero.
Cinque milioni di uomini, ogni anno, sono vittime delle violenze femminili; è raro che le donne arrivino ad uccidere, ma sono capaci di ricattare, umiliare e distruggere economicamente i propri compagni.
Cinque milioni non sono certamente pochi, semplicemente se ne parla meno per vergogna, per paura di non essere creduti o perché si riescono a nascondere meglio le conseguenze. Tuttavia un uomo che subisce violenza prova le stesse sensazioni di una donna: paura, disagio, umiliazione, dolore e senso di colpa.
Gli uomini difficilmente denunciano
Considerati culturalmente il "sesso forte", dovrebbero infatti gestire il senso di vergogna che proverebbero nell'ammettere pubblicamente di essere succubi delle proprie compagne al punto tale da ritenersi vittime della loro violenza. E se anche non fosse un problema di stigma sociale, molto spesso violenze fisiche o psicologiche non sono riconosciute come tali, specie se vengono stabilite come modalità relazionale all'interno della coppia e della famiglia. Le donne, inoltre, biologicamente hanno una forza fisica inferiore a quella dei maschi. Per questo motivo è considerato altamente improbabile che le donne siano in grado di commettere violenza fisica su un uomo. Ma anche questo non è vero: le donne graffiano, mordono, strappano i capelli, lanciano oggetti. Molte di loro mettono in atto comportamenti violenti contro i propri partner senza aver paura di ripercussioni, perché perfettamente consapevoli del fatto che, anche se l'uomo provasse a denunciare l'accaduto, la sua testimonianza potrebbe venire considerata bizzarra o, comunque, non del tutto attendibile.
È molto più facile accorgersi della violenza fisica perché lascia segni evidenti, ma spesso le donne e gli uomini sono vittime di un tipo di violenza più subdola, che non si percepisce in quanto sottesa a semplici gesti quotidiani e proprio per questo più difficile da individuare.
La violenza psicologica vede le donne denigrare l'uomo nelle sue capacità familiari, sessuali, economiche e, quando ci sono dei figli, quello che avviene spesso, in seguito ad una dolorosa separazione o divorzio che sia, è l'alienazione parentale: gli uomini si vedono privati dei loro bambini per mesi o addirittura anni.
Molti di questi padri di famiglia sono costretti a cercare un nuovo appartamento, arredarlo e continuare a lavorare per pagare il mutuo della casa dove l'ex moglie vive con i figli, garantendole anche l'assegno di mantenimento. Alcuni di loro, non potendosi permettere economicamente il sostegno di tali spese, sono costretti a dormire in macchina, lavandosi a una fontana pubblica, altri pranzano alla mensa della Caritas o, peggio ancora, giocano d'azzardo pensando di fare quella vincita che cambierà loro la vita, aggiungendo alle già precarie condizioni economiche il rischio, piuttosto elevato, di sviluppare anche una dipendenza patologica.
Quale aiuto per questi uomini?
Molto spesso gli uomini vittime di violenza sono logorati dalla situazione tossica nella quale si ritrovano e fortemente minati nella loro autostima. Spesso non lasciano le proprie compagne per paura di perdere anche i figli o impauriti dalle conseguenze economiche che, come abbiamo visto nel caso delle separazioni, possono avere un impatto devastante. Sono quindi convinti che qualsiasi rapporto di coppia non sarà diverso da quello che stanno vivendo, arrivando a pensare di non meritare nulla di meglio di ciò che hanno. Questi uomini necessitano di essere ascoltati e sostenuti a livello psicologico, affinchè prendano consapevolezza che è fondamentale per il proprio benessere psicofisico uscire, quanto prima, da quella situazione così pericolosa, ricordando loro che non sono soli e che non hanno nulla di cui vergognarsi.
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La mia è una domanda. Nel caso una ragazza dovesse umiliarti verbalmente facendoti stare male, è possibile contrabbattere nella stessa maniera o io in quanto uomo rischio una denuncia? Esperienza vissuta
Una persona molto a me cara.è maltrattato e succube della moglie.ormai credo che abbia paura di lei.e'diventata mentalmente instabile lei. Cosa posso fare per aiutarlo?non è più padrone del suo stipendio che gestisce lei e non gli da nulla.. Da una parte gli ho detto ho ti lasci con lei o resta con lei ma non torturare la nostra famiglia.pero penso che ormai è suo schiavo e lui senza nessuno che lo liberi non ci riuscirà mai da solo.che si può fare in questo caso?
La mia storia: Siamo all estero e faccio 2 lavori per mantenere lei e i due nostri bambini 5 e 9 anni. Lei lavora ma a detta sua guadagna poco e deve pensare a sé stessa paga solo il doposcuola e fa la spesa in modo discutibile.. Io pago tutto e spesso faccio debiti per andare avanti nella sua indifferenza. Pago rate e assicurazione di una macchina che usa esclusivamente lei e si rifiuta di pagare almeno la metà con la scusa che la usa per portare i miei figli in giro. Cerco di assecondare e fare tutto quello che vuole per renderla contenta indipendente e libera come desidera visto che per 15 anni mi ha sopportato evendole impedito di vivere come voleva e non essere stato presente "parole sue" Oggi mi occupo di figli e casa e 2 lavori ma non apprezza nulla anzi mi fa sentire come inadeguato e che non potrò mai colmare le mie mancanze pregresse. Quando cerco di ribellarmi e le dico che non mi sta bene vivere cosi vivendo da un anno separati in casa mi picchia come una pazza e purtroppo capita che esasperato dopo mesi di pazienza mi difendo reagendo ma rischio grosso. Non vedo via di uscita penso di meritarmi questa vita vorrei farla finita ma non ho il coraggio. Marcello.
Buonasera, le scrivo non per me, ma per mio fratello. Mio fratello, uomo di 36 anni, sta frequentando una ragazza da quasi 1 anno. Le scrivo per avere delle informazioni su come fare o a chi rivolgersi, perché anche se uomo sta subendo dei maltrattamenti ti tipo psicologico per manipolazione mentale, ricatti facendogli credere che, comunque essendo lei donna, può facilmente ribaltare la situazione Le scrivo io, perché vorrei aiutarlo a chiedere aiuto La ringrazio tanto
Sono disperato…oltre che la mia vecchia psicologa, ho conosciuto una ragazza che anche lei mi ha illuso e trattato di merda… Il mio problema è di essere troppo buono, e la gente s ne approfitta della mia fragilità per ferirmi a suo piacimento Vorrei che la mia vita finisse all’istante…perché non riesco più a vivere con questo malore che ho dentro
Un articolo molto interessante: complimenti. Una domanda, mi può dire la fonte del dato 5 milioni di uomini subiscono violenze femminili?
Ho letto e mi riconosco in voi, ma io sono un uomo forte, e mi vedo mio malgrado a reaggire, non mi farò rovinare la vita da una pazza, certo io ho commesso i miei errori, ma non giustificano il modo con cui vengo trattato. Ora basta!! Dobbiamo avere il coraggio di arginare questa follia, a costo di essere aggressivi, le mani no, ma quando vieni insultato per ore, è difficile resistere. Esempi di insulti quotidiani: Mortacci tua. Sei un poveraccio, e io guadagno benissimo. Fai schifo, sei un ciccione, ho perso 12 kg, e sono super tonico. Vai a puttante tanto non mi frega niente. Ti tiro l'acido in faccia. Mi spruzza il detersivo in faccia. I corsi dei bambini li devi pagare tu. Basta, basta basta, io non mi faccio più mettere i piedi in testa.
Purtroppo è una dura realtà, particolarmente direi la donna occidentale, molto abile a sfruttare il fatto che la vittima per antonomasia è donna, e la donna logorandoti dall'interno, non lascia segni evidenti. Vivendo una situazione così, comprendo certi uomini. Quando sei limitato a fare il padre e se sgridi la figlia di 8 anni che si comporta male, senti lei che dice alla figlia "non dargli retta, continua a fare quello che ti pare" e se insisto nel mio ruolo paterno mi sento dire "come sei violento, se continui così prendo nostro figlio e me ne vado da mia madre" "voi uomini siete buoni a niente, non servite a niente, facciamo tutto noi donne e lo facciamo meglio di voi uomini, girl power" poi "sei un ciccione, lo sai che mi fanno schifo i ciccioni" "sei un disordinato, cu sono mille cose tue in giro, non le sopporto più, prima o poi ti spacco tutto e ci do fuoco" "per colpa tua questa casa è uno schifo, la brucerei" "sono esasperata da ul tuo atteggiamento passivo, prima o poi prendo su il bambino e sparisco due giorni e non voglio che mi cerchi" "in casa faccio tutto io, senza di me come faresti? Saresti perso, chi stira? Chi pulisce i pavimenti?" "Hai russato stanotte, mi disturbi il sonno, dovresti andare a dormire sul divano" (russa anche lei) "il sesso? Ti arrangi, vai a puttane o ti trovi una scopamica, tanto non sono gelosa perché non me ne frega niente, io faccio a meno del sesso". Mi lamento che la figlia a 8 anni, nonostante abbia la camera, dorma a letto con noi e guai se invito la figlia, sempre appiccicata alla madre, ad andare sul suo letto, vengo subito redarguito dalla moglie con invito a tacere, "la figlia può fare ciò che vuole, vorrà stare a letto con noi altri 10 anni? Va bene, deve essere la bambina a decidere", senza considerare che alla figlia, su consenso materno, viene concesso l'uso indiscriminato di PC e cellulare dove sta ore. Questo è quanto, ovvio che la serenità e spensieratezza siano un lontano ricordo.
Grazie Cristina per quanto hai scritto. Mi sento meno solo. Non vedo l'ora che tornino a casa i figli dalle vacanze, così magari potremo fare il punto della situazione insieme, nel momento più opportuno, spero. Devo sempre pensare prima a loro, possibilmente con loro visto che sono cresciuti. Hanno 23, 14 e 10 anni. Per ora un saluto... dal centro commerciale dove mi sono rifugiato, non solo per il caldo. Per favore se mi scrivi anche se solo per suggerimenti professionali, tieni presente che mia moglie potrebbe accedere alla mia posta anche personale perché conosce il codice di accesso del mio cellulare e non solo. Riccardo
Buongiorno, ho letto l'articolo e lo trovo molto interessante. Ho solo un dubbio in merito all'alienazione parentale e all'abbandono del tetto famigliare/coniugale. Se non erro, nelle cause di divorzio, se le due parti non raggiungono un accordo è il giudice a stabilire a quale genitore viene affidato il/i minore/i è altresì stabilito dal giudice l'importo minimo che il genitore non più convivete deve corrispondere ai figli. Questo, sempre se non vado errata, per seguire il principio che per la prole deve essere mantenuto lo stesso tenore di vita precedente al divorzio. Cosa che, da figlia di divorziati, trovo assolutamente corretta. I figli se riconosciuti da entrambi i genitori, andrebbero mantenuti e cresciuti da entrambi. Tutto questo per dire, che l'alienazione e le eventuali difficoltà economiche non sono imposte dall'ex partner, ma più spesso dalla legge. A mio avviso quindi, non mi pare corretta la narrazione espressa nell'articolo o quanto meno parziale.
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