Buongiorno ho 34 anni e i miei suoceri sono malati di testa, lei ha un parkinsonismo celebrale e non cammina perché dice che non ne ha voglia.lui ha avuto tre ictus che hanno lasciato segni a livello celebrale. Io ed il mio compagno(figlio unico) siamo riusciti ad inserirli in una struttura RSA, ma loro dicono che vogliono tornare a casa, poi cambiano idea ogni giorno. Ora spingono per tornare a casa ma sia economicamente che fisicamente sarebbe impossibile ma non ci ascoltano, il mio compagno esasperato non li vuole più sentire.io sto impazzendo aiuto che fare?
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21 GEN 2020
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Cara Miriam, penso che abbiate fatto una scelta giusta de la struttura dove si trovano i suoceri è una buona struttura ma capisco lo stress emotivo che questa scelta comporta. Cercate un sostegno psicologico per essere più forti e uniti sarà così più facile gestire la situazione.
Dott.ssa Michela Roselli
21 GEN 2020
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Buongiorno Miriam,
Queste malattie non solo affliggono i malati (i suoi suoceri) ma si ripercuotono sul nucleo familiare con conseguenze su aspetti della vostra vita. Anche se ospitati in RSA, la presa in carico di familiari (colpiti da Parkinson, ictus e/o altre malattie nuerodegenerative) richiede notevoli energie fisiche, cognitive ed emotive, comporta fatica e stanchezza, frustrazione, disagio e sofferenza e spesso gli stessi familiari hanno bisogno di supporto ed aiuto per superare le difficoltà più usuali.
E’ fondamentale conoscere le caratteristiche della malattia e delle sue ripercussioni sul malato e sul suo contesto di vita ed è importante valutare quali possibilità e opportunità (anche previdenziali, assistenziali, fiscali) offre il territorio, ad es. associazioni che offrono incontri di sostegno per i familiari, gruppi di auto mutuo aiuto, incontri informativi, ect…(non indica da quale città scrive. Inoltre, in un clima di miglioramento della qualità dei servizi, spesso in RSA è presente uno psicologo, provi a chiedere informazioni.
Ciò per per garantire la migliore qualità della vita al malato e a chi se ne fa carico (lei e suo marito), per poter gestire meglio i problemi, per non sentirsi isolati e per rendere più efficace il proprio atteggiamento nei confronti dell’ammalato.
Un caro saluto