Disturbo ossessivo compulsivo, come liberarmene velocemente?!?
Ho 22 anni, vivo col mio compagno da due anni. Prima, vivevo con mia madre e non le dicevo mai una bugia, mi sentivo troppo in colpa se lo facevo. Mi aveva educata così. Non che sia sbagliato insegnare ai figli a non dire bugie, ma io avevo sviluppato una tale paura di sentirmi in colpa che non le mentivo mai. A 10 anni sviluppai un disturbo ossessivo compulsivo. Facevo dei pensieri sessuali e mi sentivo così in colpa che glieli dicevo tutti. Da quando sono andata via di casa mi sono un po' allontanata da lei e ho iniziato a mentirle. Sulla mia vita privata più che altro. Magari le dicevo che ero a casa invece ero fuori, oppure negavo di pagare tante cose al mio compagno disoccupato (continuavo a dirle che lui lavorava e che si pagava tutto invece non era vero, gli compravo anche i vestiti. Lei non avrebbe capito, le avrebbe dato fastidio, non volevo che lo pensasse un mantenuto) cose così. Finché l'altro giorno, dopo averle mentito per chiederle dei soldi (ho postato anche la domanda qui nel forum) ho avuto un attacco di panico improvviso, come se mi fosse arrivato uno schiaffo e mi fossi detta "ehi, ma ti rendi conto di cosa hai fatto?". Ho detto a mia madre la verità su quel fatto, non si è arrabbiata anzi ha apprezzato la sincerità. Forse ci è rimasta un po' male, ma è stata molto carina. Però ha detto una cosa che mi ha ucciso "Amore, tu sei una persona onesta e il fatto che mi hai detto la verità lo dimostra. In futuro non succederà più, hai sicuramente imparato la lezione". Mi sono detta "E se sapesse quante altre gliene ho dette?"
Mi è venuto una specie di impulso a confessarle tutto. Mi succedeva anche da piccola, quando appunto ho sofferto di disturbo ossessivo compulsivo (anzi non ho mai smesso di soffrirne, a tratti tornava) e lei era il mio confessore a cui dicevo tutto per liberarmi la coscienza. E se dico tutto intendo TUTTO. Pensieri, cose fatte, piccole bugie (sì, fino ai 10 anni qualcuna ne dicevo poi ho smesso), anche cose davvero troppo intime. Avevo un bisogno disperato di svuotarmi completamente, mi è successo anche col mio attuale compagno: i primi due anni gli ho fatto passare le pene dell'inferno perché mi sentivo in colpa anche solo a guardare (GUARDARE) un ragazzo e glielo "confessavo" in lacrime. Gli confessavo ogni minimo pensiero innocente come se lo avessi tradito. Ora mi sta risuccedendo con mia madre. Ma non posso dirle "Sai mamma che ti ho detto un sacco di bugie?" Come ci starebbe? Lei mi vuole un mondo di bene, ci starebbe malissimo! Finirei per creare il solito circolo vizioso in cui le confesso una bugia, poi me ne viene in mente un'altra e le confesso anche quella, poi un'altra, un'altra ancora e così via finchè me ne verranno in mente. E sarà sempre peggio. Man mano che andrò avanti troverò anche delle sfumature alle cose già confessate, le vorrò confessare i pensieri che c'erano dietro a quelle bugie, le mie cose private, non avrò pace finchè non le avrò detto tutto.
Io credo che la soluzione migliore sia iniziare ad essere più sincera d'ora in avanti, ma ho paura che diventerà un'ossessione come quando ero piccola. Dovrò dirle tutta la verità sempre, su tutto? Anche cose mie e del mio ragazzo. Come trovare un equilibrio? E soprattutto: come faccio a cacciare il panico, le fitte d'ansia che mi prendono lo stomaco, la orribile sensazione di voler prendere il telefono e dirle tutto senza peli sulla lingua? Quando mi succede non riesco a trattenermi. Mi capita anche col mio compagno a volte, anche se non ho fatto niente, è come se inconsciamente cercassi per forza qualche ricordo da confessare. Me lo cerco proprio, ripercorro la mia vita e trovo qualcosa che ho fatto che mi fa sentire in colpa e bisognosa di confessare. Ma non posso e non voglio, sto malissimo quando succede: litigo con le persone, rovino i rapporti e instauro il circolo vizioso di cui ho parlato sopra e dal quale difficilmente riesco ad uscire. Come fermarmi prima che sia troppo tardi?
Ps.: ho anche fatto una terapia anni fa, è servita ma solo temporaneamente.