Amore nel disturbo di personalità ossessivo compulsiva
Salve, mi chiamo Sara e ho 20 anni. Sono in terapia da un paio di mesi con una psicoterapeuta bravissima, ma mi sarebbe molto utile un confronto con altri esperti.
Sono andata in terapia per mia volontà, manifestando problemi di ansia e insonnia, e mi è stato riscontrato un disturbo di personalità ossessivo compulsiva, diagnosi con cui mi rispecchio molto bene. Sono (ma non è tanto sicuro) fidanzata da 6 anni, con un ragazzo che amo tantissimo e che mi ha sempre amata, rispettata e sostenuta in tutto. Sotto consiglio della terapeuta non ho parlato subito con lui della diagnosi, ero troppo spaventata dalla reazione che avrebbe avuto. Ultimamente sembrava stesse andando tutto bene, sia tra di noi che nella mia vita, iniziavo a vedere progressi con l'università e con le mie amicizie. Poi, circa una settimana fa, un fulmine a ciel sereno. Abbiamo avuto una brutta discussione ed è venuta fuori da parte sua una cosa che non avrei mai sospettato (perché lui ha avuto sempre problemi a dire chiaramente quello che pensa, quindi me l'ha tenuto nascosto per molti anni). Mi ha detto che, sin dai primi tempi in cui ci siamo fidanzati, lui ha iniziato sempre più ad alienarsi, a nascondere la sua vera essenza; ha smesso di essere se stesso e di essere spontaneo sotto tanti aspetti perché temeva una mia reazione negativa. Gli ho dato ragione, a causa del mio disturbo ho costantemente bisogno di mantenere il controllo su tutto, avevo tanta paura di perderlo avendo anche vissuto una situazione particolare in famiglia negli ultimi anni, per cui mi sono appoggiata totalmente a lui e ai suoi parenti. Non posso negare di essermi arrabbiata spesso ingiustamente con lui negli ultimi anni, ma non avendo pareri (medici) esterni non sapevo di essere dalla parte del torto e, a causa del suo silenzio, non sapevo quanto i miei comportamenti fossero nocivi per lui.
Lui era deciso a lasciarmi, era convinto che tra di noi le cose non avrebbero mai funzionato. Così mi sono vista costretta a confessargli del mio problema, spiegandogli in che modo questo si ritorceva nella nostra relazione. L'ho convinto ad assistere ad una mia seduta con la dottoressa ed in questa seduta lui si è sentito un po' meno spaventato dalla cosa, capendo che forse potevamo davvero farcela con un po' di impegno. Nei primi 3 giorni le cose sembravano andare davvero meglio, ci dicevamo di amarci, di mancarci, ci dicevamo che saremmo riusciti a superare tutto insieme (tutto questo solo tramite messaggi). Poi, come sempre nei momenti più belli della mia vita, si è infiltrato nuovamente il mio disturbo. Mi sono arrabbiata con lui perché non mi aveva chiesto scusa per una cosa che era successa, gli ho mandato un messaggio arrabbiatissimo proprio la sera prima di un suo esame importante (nonostante la dottoressa mi avesse vietato categoricamente di farlo). Ovviamente lui l'ha presa male. Proprio quando iniziava a vedere un cambiamento da parte mia si è trovato a fare i conti di nuovo con la mia parte ossessiva. Io nel frattempo ero molto nervosa. Purtroppo (sempre a causa del disturbo) sono portata a voler tutto e subito, senza aspettare un attimo. Quando ho visto che ci stavamo riprendendo mi sono subito illusa di averlo già convinto a tornare con me, di conseguenza sono ricominciate le mie pretese nei suoi confronti. Purtroppo sto lavorando molto su questo aspetto ma per me è davvero difficile controllare la rabbia, l'ansia, i pensieri ossessivi. Insomma dopo di ciò abbiamo avuto un altro confronto faccia a faccia in cui lui mi ha detto di non sentirsi pronto a salvare la nostra relazione. Gli ho chiesto di lasciarmi definitivamente allora, senza tornare mai più. Non ci è riuscito. Lo sa che tra noi ci sono state anche tante cose belle e non vuole rinunciarci. Io gli ho chiesto scusa per il mio comportamento ma ho cercato di fargli capire che non posso cambiare dall'oggi al domani, mi ci vorranno mesi se non anni. Allora abbiamo deciso di prenderci ancora un po’ di tempo da soli, senza sentirci. Glie l’ho proposto io, pensavo fosse la soluzione giusta. Ora però mi trovo qui, dopo neanche 24 ore dall’accaduto, a pensare che vorrei tanto sentirlo, vorrei tanto rassicurarlo ancora. Io gli ho proposto di stare una settimana separati (se devo aspettare ho bisogno di sapere quanto, è parte del disturbo), lui mi ha detto che invece vorrebbe stare almeno 2 settimane senza di me. Io non riesco ad accettarla questa cosa, non riesco ad aspettare, non riesco a vivere nell’incertezza di non sapere se resteremo insieme o se la finiremo definitivamente. Sto soffrendo tanto, l’appuntamento con la dottoressa è fra 8 giorni, fino ad allora non ho nessun altro con cui parlare perché nessun altro sa del mio disturbo. Io vorrei solo che lui mi sostenesse come ha sempre fatto, ma è tanto paralizzato dalla paura. Non avrei mai voluto tutto questo, sto davvero male. Non riesco a non pensarci e non riesco ad aspettare. Cosa dovrei fare?