Aiutare i figli a raccontare di più

Inviata da Roberta · 19 mar 2024 Terapia familiare

Buongiorno racconto in breve il mio "Problema": ho due figlie di 11 anni che purtroppo per carattere sono molto timide e tendono a non raccontare nulla di loro. Anche in mezzo alle amiche spesso, fanno solo presenza non si aprono come vedo che fanno invece altre. In casa sono sempre io che devo togliere le parole dalla bocca facendo molta fatica. Il racconto della giornata si ferma a: "com'è andata" - "Bene"..e poi io chiedo è successo qualcos in particolare..e lì magari partono. Non so se devo ricorrere ad un percorso con uno specialista..
Come posso aiutarle a sbloccarsi?
Grazie
Alice

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Miglior risposta 3 APR 2024

Gentile Roberta, se le sue figlie non sentono il problema allarmarsi potrebbe tradursi nella medicalizzazione di un tratto temperamentale. Mi sento di suggerirle di proporre loro delle attività che le aiutino a sollecitare l'incontro e l'espressione di sé (teatro, centri di animazione/aggregazione giovanile); potrebbe essere utile anche prendere l'iniziativa nel raccontare con dovizia di particolari la propria giornata piuttosto che fare domande. Un caro saluto e a a disposizione anche on line. Maria dr. Zaupa

Dottoressa Maria Zaupa Psicologo a Vicenza

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15 APR 2024

Buongiorno Alice, presumo che le due bambine siano gemelle. Se lo sono, per mia esperienza con i gemelli, si può definire fisiologico questo comportamento, in quanto la loro evoluzione si può è particolare. Se lo ritiene opportuno, mi può contattare per poter approfondire insieme tutti i passaggi evolutivi a partire dal momento della nascita, al fine di centrare l'eventuale rallentamento della loro psicodinamica evoluzione che potrebbe essere dovuta alla loro difficoltà di affrontare il necessario processo di separazione. Non mi dilungo per non restare senza il prezioso riscontro delle figure genitoriali e parentali. Ora , probabilmente, le bimbe si trovano in difficoltà nel socializzare per una questione di abitudini precedenti al passaggio evolutivo nella fase della pubertà. Ma qui mi fermo, perché, come ripeto, ritengo imprescindibile una comunicazione verbale in diretta. Resto a disposizione per i necessari approfondimenti. Un caro saluto.

Dott.ssa Carla Panno Psicologo a Milano

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13 APR 2024

Cara Alice,
Voi genitori siete soliti raccontarvi le rispettive giornate? Le bambine sono abituate ad ascoltare in famiglia condivisioni di questo tipo? Se si, la persona che ascolta lo fa in modo accogliente e non giudicante?
Mi piace la sua consapevolezza nel definirlo come in primis un suo problema, nel senso che a Lei farebbe piacere ricevere aggiornamenti sulle giornate delle sue bambine. Chissà invece per loro sia così prioritario. Rifletteri dapprima su questi aspetti. Se invece pensa che l'eccessiva timidezza delle sue figlie possa essere per loro motivo di un'importante difficoltà nella relazione con i pari valuterei la possibilità di richiedere un consulto psicologico. Resto a disposizione online qualora ne avesse bisogno.
Un caro saluto
Dott.ssa Vita

Dott.ssa Antonella Vita Psicologo a Padova

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9 APR 2024

Buongiorno Alice,
Come genitori vorremmo sempre vedere i nostri figli felici, socievoli e disinvolti con gli amici, seri e studiosi a scuola, tranquilli e affettuosi in famiglia, ecc. Non va mai cosi'. Perche' essere adolescenti e' complicato ed e' per definizione una fase turbolenta e di grandi cambiamenti. Attenderei quindi prima di preoccuparmi per caratteristiche presenti in questo momento, perche' potrebbero facilmente trasformarsi nel giro di pochi mesi. Sicuramente non penserei ad un intervento a meno che non sia presente un disagio da parte delle ragazze. L'attenzione che Lei dedica alle sue figlie e' preziosa e va mantenuta, da una distanza che permetta loro di sviluppare una propria identita' indipendente. E' cosa non facile, lo so. Puo' aiutarla tenere a mente che la sua idea di cosa rende felici puo' essere diversa da quella delle sue figlie, i loro bisogni differenti dai suoi o dalle sue aspettative. La timidezza non e' di per se qualcosa "da curare"; puo' essere una fase passeggera o magari un tratto di personalita' e in quanto tale da rispettare. Puo' facilitare una maggiore espressione personale proponendo loro qualcosa come teatro, sport di squadra, qualsiasi attivita' con un gruppo di coetanei, ma se non sono interessate, non le forzerei. Anche che non racconti molto e' in realta' un tratto molto comune a questa eta', continui a mostrare interesse e rivolgere loro domande aperte, ma anche in questo caso, non le forzi.
Lei dice che entrambe le sue figlie hanno 11 anni, non specifica se sono gemelle o semplicemente molto vicine d'eta, ma molto probabilmente questo ha creato un rapporto profondo tra loro, che ancora soddisfa buona parte dei loro bisogni relazionali. Se cosi', questa situazione evolvera' spontaneamente in un anno o due.
Il mestiere di genitori e' il piu' difficile al mondo e non c'e' libretto di istruzioni, nei suoi subbi e preoccupazioni Lei e' in buona compagnia con ogni altro genitore attento e responsabile. Si concentri sul quel confine tra presenza/cura e riconocimento dell'indipendenza delle ragazze. E' un esercizio che Le sara' sempre piu' richiesto nei prossimi anni e di cui beneficerete da entrambe le parti.
Un caro saluto,
Francesca Calvano

Dott.ssa Francesca Calvano Psicologo a Roma

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3 APR 2024

Buonasera Roberta,
le sue figlie stanno attraversando un periodo molto delicato poichè si affacciano all'adolescenza, in cui si scopre e ricerca la propria identità, spesso anche mettendosi dal lato dello "spettatore", osservando gli altri nelle relazioni, cercando di capire come collocarsi. Inoltre, per quanto possa sembrare il contrario, anche chi è taciturno comunque partecipa alla conversazione, in cui c'è sempre qualcuno che parla e qualcuno che è in ascolto. In ogni caso, attenzionerei nel corso del tempo questa loro modalità di porsi nelle relazioni. Nel frattempo, può provare a ricercare modi alternativi di comunicare, in base alle loro personalità, a ciò che piace loro, può trovare una chiave per sentirle più partecipi, magari non necessariamente con le parole, a volte bastano dei gesti per sentirsi connessi.
Rimango a disposizione.

Saluti!
Dott.ssa Erica Simoni

Dott.ssa Erica Simoni Psicologo a Castelfranco Emilia

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1 APR 2024

Salve Roberta. Grazie per il messaggio, credo sia molto difficile ritrovarsi in queste situazioni, quelle in cui un genitore sente si non riuscire a fare qualcosa per i propri figli. Quello che ha osservato nelle sue figlie è un atteggiamento che può rimandare a più cause. Sono aspetti che è possibile analizzare sulla base del significato che acquisiscono soggettivamente, sulla base della loro personalità in evoluzione e della relazione. Non esiste un significato univoco e che vada bene per tutti, ma uno soggettivo che occorrerebbe indagare.

Dott. Eugenio Uggenti Psicologo a Carovigno

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29 MAR 2024

Gentile Roberta,
capisco che la timidezza delle sue figlie possa lasciarla preoccupata e forse un po' confusa su come agire. La loro età, 11 anni, è un periodo di grandi cambiamenti in cui le personalità e le competenze sociali stanno ancora maturando.
La timidezza in sé non è necessariamente preoccupante; alcune persone sono naturalmente più riservate e riflessive, preferiscono attività più solitarie, relazioni intime, desiderano il silenzio e amano coltivare di più la relazione con se stessi. Anche questo è comunicare e la parola, il dialogo, può essere vissuto come uno strumento secondario rispetto ad altre attività espressive come il gioco o il disegno (vista l'età così giovane delle sue figlie).
Dal suo racconto non emerge una sofferenza o un disagio da parte delle sue figlie, piuttosto la sua preoccupazione nel come offrire loro una buona esperienza di fiducia nella socialità. Nella sua situazione l'ascolto attivo può fare una grande differenza. A volte, semplicemente stando lì, disponibili ad ascoltare quando sono pronte a parlare, si può creare un ambiente sicuro dove possono sentirsi a loro agio per esprimersi. Questo non significa forzare la conversazione (devo togliere le parole dalla bocca), ma piuttosto offrire un'atmosfera di apertura e calore, dove ogni piccola condivisione viene accolta con interesse e affetto.
Potrebbe anche essere utile creare situazioni quotidiane che incoraggino la condivisione naturale. Durante una cena in famiglia o un'attività che tutti godono, le conversazioni possono fluire più liberamente e rendere il parlare un'attività spontanea e piacevole.
Essere un modello di comunicazione aperta può anche essere un atteggiamento valido. Condividendo aspetti della sua giornata o i suoi sentimenti in modo genuino e non invasivo, potrebbe incoraggiarle a fare lo stesso.
Riguardo al consulto con uno specialista, questa è una scelta che dipende molto dalla sua percezione. Se ritiene che la loro timidezza stia limitando significativamente le loro esperienze sociali o causando loro angoscia, potrebbe essere utile esplorare questa opzione. Uno specialista può fornire una guida preziosa e personalizzata per aiutarle a costruire fiducia e competenze sociali in modo rispettoso del loro ritmo e bisogno evolutivo.
Mille auguri!

Dott.ssa Antonella D'Orlando Psicologo a Napoli

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28 MAR 2024

Buongiorno Alice,
comprendo la preoccupazione che provi per le tue figlie e il desiderio di aiutarle a superare la timidezza e ad aprirsi di più. Il quadro non è esaustivo per valutare complessivamente la situazione. Mi permetto tuttavia di proporle alcuni semplici suggerimenti che magari attua già ma che potrebbero anche essere utili spunti di riflessione nel sostenere le sue figlie e nel favorire il loro sblocco emotivo:

Quando le sue figlie parlano, cerchi di ascoltare attentamente e senza interruzioni. Faccia loro capire che è lì per loro e che le loro parole sono importanti.
Oltre a chiedere "com'è andata", provi a fare domande aperte che incoraggino le sue figlie a raccontare dettagli sulla loro giornata. Ad esempio: "Qual è stata la cosa più divertente che ti è successa oggi?" o "C'è qualcosa di cui vuoi parlare?".
Se manifestano preoccupazioni o timori, riconosca le loro emozioni e offra loro sostegno emotivo con comprensione ed empatia.
Riconosca e apprezzi le opinioni e i pensieri delle sue figlie, anche se possono sembrare superficiali. Questo le incoraggerà a esprimersi di più.
Organizzi attività che favoriscano l'interazione con altri coetanei. Questo può aiutare le sue figlie a sentirsi più a loro agio nel comunicare e nel socializzare.
Se le difficoltà persistono e ritiene che le sue figlie possano beneficiare di un supporto aggiuntivo, potrebbe valutare l'opportunità di consultare uno specialista che potrebbe offrire loro delle strategie specifiche per favorire il loro sviluppo emotivo e sociale.
Augurandole di dissipare questa preoccupazione nella gioia della condivisione con le sue figlie, le porgo un cordiale saluto.

dott.ssa Sabina Aldrovandi

Sabina Aldrovandi Psicologo a Piacenza

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27 MAR 2024

Buongiorno,
sono poche le informazioni fornite per poter dare una valutazione completa. Porrei però la sua attenzione su un aspetto importante, nelle sue parole c'è già un'etichetta: "ho un Problema perché purtroppo sono timide e non sono come le altre." Spesso dando delle etichette precise le persone si identificano in essa rimanendo ancorate, senza potersi evolvere, e il confronto con altre ragazze difficilmente è costruttivo, noi siamo unici in ogni aspetto e non abbiamo bisogno di paragonarci agli altri. L'essere riservati, soprattutto in adolescenza e con i genitori, non è di per sè un problema ma a volte è una necessità per crescere e trovare la propria identità.
Resto a disposizione per ogni necessità
Un cordiale saluto
Daniela Rega

Daniela Rega Psicologo a Rimini

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27 MAR 2024

Gentile Alice,
le informazioni che riporta sono insufficienti per una valutazione corretta dell'atteggiamento introverso e taciturno delle sue ragazze (sono gemelle?).
Un pò è l'età adolescenziale che comporta nei figli il voler prendere le distanze dalle figure genitoriali per un fisiologico processo di separazione-individuazione; tuttavia, sembra che quando lei non demorde, il dialogo poi inizia.
Credo sia importante che lei si sforzi di essere paziente dando un esempio di apertura e disponibilità.
Qualora in futuro l'atteggiamento delle ragazze non dovesse modificarsi, potrà essere utile un approfondimento in un contesto di psicoterapia preferibilmente familiare.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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27 MAR 2024

Buongiorno Roberta
da come descrive la situazione, le sue figlie sono in un passaggio verso l'adolescenza ed é probabile che ciò comporti loro una certa difficoltà a capire cosa sta accadendo in loro. Il fatto che lei lamenta, che non parlano molto se non sotto spinta sua, é abbastanza normale, e la brevità delle risposte é abbastanza tipica dell'età e anche oltre . Riguardo al colloquio con i genitori sono più riservate e tendono a condividere più con le amicizie che con madre e padre. Lei dice che anche con le amiche tendono a stare silenziose, ma lei non credo sia presente tutte le volte che stanno con loro,magari parlano di più o tendono più ad ascoltare che parlare. Non sono in grado di vedere se vi sono segni di introversione nel racconto sintetico che fa di loro e continuerei a sollecitarle, come sta facendo, magari in modo più discreto e non con ansia di avere risposte . La timidezza é una forma di paura ma si può superare, specie se si può avere una mano da un/a professionista. Si informi anche con le/gli loro insegnanti come si comportano socialmente a scuola e così potrà avere un quadro più completo ed eventualmente prendere decisioni in proposito all'iniziare o meno un percorso familiare di tipo psicologico.
Cordialmente dott. Mellano

Dott. Giancarlo Mellano Psicologo a Padova

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27 MAR 2024

Gentilissima Roberta, grazie per essersi rivolta a noi innanzitutto. Capisco la situazione che descrive, e comprendo quanto possa essere difficile da mamma capire e provare ad entrare in contatto con le sue bambine, che stanno crescendo e stanno per entrare nel periodo tanto temuto dell'adolescenza. Credo che con pazienza, e magari con un confronto con le sue figlie rispetto anche alle sue preoccupazioni potrebbe pensare con loro ad una modalità comunicativa differente.
resto a disposizione!
AV

Dott.ssa Antea Viganò Psicologo a Pessano con Bornago

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26 MAR 2024

Buonasera gentile Roberta,
mi rendo conto che spesso comunicare con i propri figli a volte possa essere impegnativo e frustrante. Ritengo che la parte più arricchente del suo lavoro non è l'acquisizione di informazioni, seppur preziose, per capire l'andamento della vita delle sue figlie; sono persuaso nel pensare che sia invece proprio il suo impegno nel farle "partire" che offra loro una dimensione di condivisione e di ascolto attivo. L'introversione non è di per se un limite ma lo può immaginare come un modo di funzionare che può essere integrato ad altre forme. Può sempre valutare uno specialista ma sarebbe molto utile che sia di un modello sistemico, in modo da lavorare sulle vostre interazioni e dinamiche. Cordialmente, Dott. Claudio Pieroni

Dr. Claudio Pieroni Psicologo a Lequile

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26 MAR 2024

Gentile Roberta,
Dal suo racconto non mi allarmerei, data l'età delle sue figlie, che si avviano verso l'adolescenza, risulta una condizione piuttosto frequente quella relativa alla chiusura nei confronti dei genitori. Solitamente a questa età i ragazzi prediligono relazioni diadiche con amici/amiche dove,tramite un confronto continuo, si confidano.
Va tuttavia valutata la condizione specifica di ciascuno,in particolare se siano o meno presenti fattori di rischio e quali fattori protettivi invece si possano incrementare. La preadolescenza è una fase delicata e spesso i genitori stessi hanno bisogno di supporto per affrontarla al meglio.
Per ulteriori approfondimenti, resto a disposizione.

Cordialmente

Dott.ssa Gloria Giacomin

Dott.ssa Gloria Giacomin Psicologo a Bologna

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26 MAR 2024

Buongiorno, il mio consiglio, ricevendo la sua preoccupazione di madre attenta, è di parlarne con uno psicologo che lavori con l'infanzia e la preadolescenza così da approfindire per bene la questione nonchè trovare un luogo per esprimere la sua apprensione. In generale penso che la questione se potrebbero aver bisogno di fare un percorso con uno specialista, dipenda in massima parte da come stanno loro, come si sentono con le amiche e gli amici, come vivono gli ambienti extra-familiari, se sono vitali e attraversati da gioia e desiderio, se sono proiettate verso il futuro, se si sentono amate e sanno amare, se stanno bene nei loro panni, nel loro corpo e nella loro vita, se riescono a separarsi dai genitori senza colpe eccessive. Un caro saluto

Dott. Andrea Alliata Psicologo a Milano

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26 MAR 2024

Gentile Roberta,
per prima cosa Le ricorderei che le sue figlie si stanno incamminando verso l'adolescenza, periodo in cui raccontare tutto alla mamma è piuttosto infrequente, le priorità sono i coetanei, la differenziazione di sé dalla propria famiglia, la ricerca di un gruppo di pari a cui "appartenere". Per questi motivi, può essere che le vostre dinamiche relazionali stiano cambiando, avvicinandoci ad un'altra fase evolutiva. In secondo luogo, indagherei se effettivamente le sue figlie vivano questa timidezza come un disagio oppure no. Considererei questa risposta una determinante per l'avvio di un percorso psicologico, che non potrebbe realizzarsi senza un effettivo bisogno/domanda da parte loro. Com'è la loro vita sociale? Sono inserite all'interno di un gruppo di pari e hanno amici che frequentano abitualmente? Come la fa stare il fatto che non si aprano facilmente con lei?

In generale, ciò che penso sia importante è che loro sentano che lei "c'è", ossia che è presente, come un salvagente, qualsiasi cosa accada: questo pone le basi per un'apertura, se e quando loro se la sentiranno.

Rimango a disposizione,
Dott.ssa Gastaldo Francesca.

Dott.ssa Francesca Gastaldo Psicologo a Milano

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26 MAR 2024

Buongiorno Alice,
Capisco che per lei possa essere faticoso, d'altra parte la timidezza di per sè non è un problema. Potrebbe diventarlo e sarebbe utile capire se può esserlo per le sue figlie o se è solo lei a percepire difficoltà in merito.
Ha fatto bene a chiedere un suggerimento e le consiglio, se può ritenerlo utile, di continuare a chiedere un supporto genitoriale che può sostenerla nei momenti in cui da soli può sembrare complicato.
Resto a disposizione,
Antonella Manigrasso

Dott.ssa Antonella Manigrasso Psicologo a Vicenza

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26 MAR 2024

Cara Alice,
La sua preoccupazione è comprensibile, perché le sembra di notare che ci sia una difficoltà di comunicazione. Sarebbe importante parlarne con loro e cogliere se anche per le sue figlie sia tale. Non è detto che per loro sia una difficoltà, ma se vuole aiutarle a condividere maggiormente potrebbe iniziare lei esprimendo il suo timore. In questo modo potrà rendere esplicito il suo pensiero e mettersi in ascolto del loro punto di vista.
Rimango a disposizione qualora ne avesse bisogno.

Dott.ssa Emmanuela Rocca Psicologo a Padova

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