Sulla diagnosi in Psicoterapia

La diagnosi inizia dal paziente, ma è importante uscire fuori dai concetti esterni per poter fare un lavoro di psicoterapia.

12 MAG 2016 · Tempo di lettura: min.
Sulla diagnosi in Psicoterapia

È il soggetto che fa la diagnosi. Quando si ascolta qualcuno parlare nel primo colloquio, la questione della diagnosi che pure è un passo necessario della attività clinica, si pone subito e ad emetterla è il soggetto.

La persona sa già da cosa è affetta (ma non sa che è questione di "affetto", di essere cioè affetto dall'affetto). E questo è il segno della competenza che la psicanalisi riconosce al soggetto. È il soggetto che "sa". Il sapere è dalla parte del soggetto.

Dice Freud:

In analisi lei dovrà dire tutto quel che sa, ma anche quel che non sa (di sapere).

L'epoca dei Disturbi

L'inconscio, nel tempo della psicoterapia,svelerà le parole (dell'Altro), che hanno fondato il Soggetto e che lo guidano a sua insaputa.

Il soggetto diverrà a poco a poco avvertito e si sentirà interrogato da ciò che fino ad ora l'ha determinato a sua insaputa.

Sempre più però succede che lo psicoterapeuta venga contattato da persone che enunciano una diagnosi presa dai manuali della salute mentale, i quali sono di ispirazione americana e classificano la qualità della salute mentale in base a "Disturbi". La gente perciò è affetta da "Disturbi", è disturbata.

Questo collocarsi sotto un Disturbo stranamente non fa problema, sembra che le persone trovino un momento di quiete nel sentirsi definite; dal potersi collocare sotto l'ombrello protettivo e omologante di una definizione che arriva da fuori.

E così il lavoro nella psicoterapia si allunga, dovendo comunque passare per uno smontaggio di questo definirsi in base a criteri esterni, estranei, per giungere al sapere, dal quale soltanto può iniziare un percorso di soggettivazione.

Anni fa si presentavano persone che esordivano dicendo per esempio "Sono Tossicodipendente"…Il lavoro iniziava da lì, smontando quella nominazione esterna affinché quella persona potesse arrivare a parlare in quanto "Giovanni, o Maria".

Oggi sono invece i Disturbi da "Crisi di panico" "Ossessioni compulsive" "Depressione", "Bipolari, dell'Umore, della Personalità"… i Significanti già pronti, confezionati, sotto i quali trovare riparo.

Anche il nostro nome ci è stato dato dall'altro, ma è il nome del desiderio, o della tradizione familiare, altra cosa da quello della definizione sociale stabilita da protocolli basati su statistiche.

Certo assumere la propria soggettività non è a costo zero….c'è da lasciare cadere il tornaconto secondario offerto dal sintomo….La lingua francese ha due parole diverse per definire l'eredità: heritè, cioè eredità, ed heritage che è il processo con cui facciamo nostra l'eredità. Appunto.

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Scritto da

Dott.ssa Emanuela Marangon

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