Transfert e controtransfert

Il transfert può essere negativo o positivo a seconda dei sentimenti che entrano in gioco.

26 SET 2017 · Ultima modifica: 18 DIC 2019 · Tempo di lettura: min.
Transfert e controtransfert

"È dunque normalissimo e comprensibile che l'investimento libidico, parzialmente insoddisfatto, tenuto in serbo con grande aspettativa dall'individuo, si rivolga anche alla persona del medico. In conformità con le nostre premesse, questo investimento si atterrà a certi modelli, procederà da uno dei clichés esistenti nella persona interessata, oppure, in altri termini, inserirà il medico in una delle 'serie' psichiche che il paziente ha formato fino a quel momento"

Sigmund Freud

Cos’è il transfert in psicologia?

Il fenomeno del "transfert" riguarda quel sentimento e quelle pulsioni che, a volte, si possono sviluppare nel paziente nei confronti del suo analista, durante un percorso di psicoanalisi.

Inconsciamente, Il paziente trasferisce i sentimenti che ha provato in un'altra relazione, ad esempio con i genitori, verso il suo analista. Queste emozioni sembrano reali, tanto da convincesi, ad esempio, di essere realmente innamorati dell'altra persona. Tuttavia, queste sensazioni non sono altro che sentimenti che riemergono proprio grazie alla psicoanalisi ma che sono solitamente legate a conflitti provenienti dall'infanzia.

L'analista ha il compito di riconoscere il transfert e di utilizzarlo per aiutare il paziente a raggiungere l'obiettivo dell'analisi. Il transfert avviene indipendentemente da  canoni estetici, fascia d'età o orientamento sessuale del paziente e dell’analista.

transfert Freud

Freud e la definizione di transfert nella terapia

Il primo a parlare di transfert fu Sigmund Freud. Inizialmente per lui questa sorta di innamoramento indicava un ostacolo per la terapia stessa. In seguito, però, si rese conto che, attraverso il transfert, il paziente era in grado di rivivere i sentimenti, di amore o di odio a seconda della situazione, vissuti principalmente nei confronti dei suoi genitori.

Per questo il cosiddetto "amore di transfert", secondo Freud, era utile all'interno della terapia per trovare la strada per la cura.

Il transfert può essere negativo o positivo a seconda dei sentimenti che entrano in gioco. Questi aggettivi, infatti, non riguardano l'esito della terapia ma la reazione del paziente.

Nel transfert positivo i sentimenti verso l'analista sono principalmente di affetto o d'amore. Nel caso del transfert negativo, invece, il paziente sviluppa sentimenti negativi come odio e spesso pulsioni sessuali. Si tratta di vere e proprie resistenze all'analisi che devono essere smontate per poter continuare il percorso.

Transfert e controtransfert

L'analista a sua volta deve far in modo che il paziente non ceda al transfert e che, allo stesso tempo, non lo reprima. Attraverso questi sentimenti, infatti, si possono superare i conflitti vissuti nel passato.

Oltre a gestire il transfert del paziente, l'analista ha il compito di non lasciarsi andare al controtransfert. In questo caso, è l'analista a proiettare le proprie esperienze sul paziente in maniera incosciente. Secondo Freud, l'analista deve mantenere l'autodisciplina e deve riconoscere immediatamente i segnali di un eventuale controtransfert che potrebbe trasformarsi in un grande ostacolo per l'analisi.

Altri studiosi, in seguito, come Ferenczi, invece, interpretarono questo fenomeno in maniera positiva e di aiuto per l'analisi stessa. Sul controtransfert continua a esserci dibattito, in quanto, alcuni esperti continuano a definirlo come un ostacolo ulteriore da eliminare, altri, invece, lo definiscono utile. In quest'ultimo caso, inoltre, alcuni credono che sia utile parlarne con il paziente, mentre altri psicoanalisti pensano che sia un fenomeno su cui riflettere da soli.

Se vuoi ricevere maggiori informazioni sul tema, puoi consultare il nostro elenco di professionisti esperti in psicoanalisi. 

legame paziente psicoanalista

Il legame tra psicoanalista e paziente

Il legame tra psicoanalista e paziente ha assunto un ruolo chiave nell’evoluzione della terapia, tanto che si dice che fu questa la teoria più rilevante che postulò Freud.

Freud arrivò a formulare la teoria del transfert durante gli “Studi sull’isteria”, definendola come la relazione che si instaura tra medico e paziente, dove il paziente vede nel dottore delle rappresentazioni spiacevoli (o piacevoli) di ciò che accade durante la terapia.

Il paziente crea così un falso nesso tra quello che succede e la figura del professionista, attraverso lo schema della libere associazioni, collegando alcune rappresentazioni del passato, affettive o situazionali, alla figura dell’analista.

Freud a queste teorizzazioni unì anche alcune ipotesi sull’utilizzo del transfert per curare la nevrosi (nel momento in cui l’analista diventa la rappresentazione delle nevrosi del paziente, se è in grado di interpretare ciò che sta succedendo, potrebbe diventare una forma di terapia complementare) e alle origini del transfert (secondo Freud il transfert ha origine da mancanze affettive, o dai complessi inconsci della libido, che porteranno il paziente a ricercare l’amore nella prima persona che ritengono disponibile).

Applicazioni successive alla terapia

Alcune teorie moderne, in particolare quella di Sullivan e Kernberg, rielaborano la teoria di Freud per avvicinarla alla psicoanalisi moderna.

Sullivan in particolare, si dedica ad approfondire il tema dell’interazione tra paziente e analista (dando vita così anche a una corrente psicoanalitica che si chiama tradizione interpersonale).

Infatti le sedute si svolgono nell’interazione tra analista e paziente: Sullivan ipotizza la teoria del transfert e controtransfert, in cui appunto non solo il paziente riporta il transfert sul dottore, ma il dottore può provare delle verosimiglianze e dei turbamenti, rispetto ad alcuni eventi accaduti al paziente.

Questo è dovuto a un cambiamento del ruolo dello psicoanalista che diviene osservatore partecipante che deve pertanto analizzare la propria partecipazione rispetto al paziente.

Krenberg invece applica la teoria del transfert e controtransfert alla terapia dei disturbi di personalità: lo studioso cerca di applicare le regole del transfert durante la seduta per studiare le modalità relazionali del paziente. Attraverso la continua interpretazione di tali modalità il terapeuta può studiare i modelli di comportamento e intrapsichico del paziente potendoli osservare, attraverso il transfert, dal vivo.

amore di transfert

Innamorarsi del terapeuta

Innamorarsi del terapeuta può succedere, perché come abbiamo visto, si può riversare sul terapeuta la propria necessità d’amore o le mancanze che sentiamo.

Proprio grazie alla sua disponibilità ad ascoltare e ad aiutarci, il terapeuta diventa bersaglio di una gran parte dei sentimenti che stiamo elaborando. Amore e transfert, ma non solo: molto spesso lo psicoterapeuta può diventare anche bersaglio di rabbia e aggressività.

Il transfert diventa in qualche modo una rappresentazione delle proprie emozioni e del proprio passato. Portanto nelle sedute, nei casi di transfert, possono verificarsi casi di amore, ma anche di odio e aggressività.

Alcuni studi hanno messo in evidenza come l’odio e l’aggressività, siano elementi sempre presenti in una relazione d’amore: due persone che si incontrano e iniziano a frequentarsi non solo imparareranno a conoscere i loro latti di amore, erotismo e tenerezza, ma anche di odio e aggressività.

Kernberg parla di aggressività al servizio dell’amore. In questo senso l’odio e l’aggressività all’interno di una seduta o dentro di un transfert amoroso del paziente verso il dottore, potrebbero rappresentare delle forme di narrazione emotiva.

In generale, si verificano componenti di “odio benigno” e della sua controparte erotica nei pazienti che soffrono di nevrosi, mentre “l’odio maligno” si presenta normalmente nei pazienti che soffrono di psicosi o disturbo borderline (anche se in realtà non è una distinzione così netta).

Nella situazioni in cui durante una seduta, il terapeuta si trova di fronte a un transfert o all’innamoramento di un paziente dovrebbe essere lui stesso in grado di gestire questi sentimenti, elaborandoli attraverso l’interpretazione e il contenimento per disintossicare i pensieri che il paziente ha verso di lui e riportarli nella loro condizione naturale, identificando le patologie che nascondono.

I sentimenti del terapeuta

Anche i sentimenti del terapeuta partecipano alla creazione di una dinamica relazionale. Come abbiamo visto, le persone che partecipano alla seduta sono due: il psicoterapeuta e il paziente.

Proprio attraverso la relazione che instaurano i partecipanti alla seduta si creerà una terapia e delle tecniche di superamento e analisi dei problemi. Quando il caso che si sta analizzando tocca corde sensibili per il terapeuta si parla normalmente di controtransfert: sono i vissuti interiori e personali del terapeuta che possono riaffiorare attraverso i racconti e le parole del paziente.

È importante riconoscerli per separarli dalla terapia e dalla relazione che si sta creando con il paziente.

come si manifesta il controtransfert

Come si capisce il controtransfert del psicoterapeuta?

Ma come si capisce il controtranfert del psicoterapeuta? E come può egli stesso prenderne le distanze per non rendere nulla la terapia? E qual è il ruolo del paziente?

Sono molto le domande e le riflessioni che il terapeuta deve porgersi davanti ai casi di controtransfert e sopratutto deve possedere una grande capacità interpretativa per riuscire a distinguerli.

Esempi di controtransfert

Alcuni esempi di controtransfert possono riguardare sentimenti che riguardano il processo terapeutico o le emozioni e il vissuto che prova il paziente, e che toccano nervi scoperti del terapeuta.

Per esempio, nel caso di un terapeuta che ha un problema con il fallimento o con il fatto di sbagliare,  un caso di controtransfert potrebbe essere la paura del fallimento o di provocare una delusione nel paziente, quando si sente che quest’ultimo si è affidato completamente al terapeuta.

Un altro esempio potrebbe essere lavorare su una terapia di coppia o su una dipendenza affettiva, e sentirsi “invidiosi” dei risultati del paziente, perché la propria vita di coppia non va bene.

Riconoscere i sentimenti ed elaborarli è importante per proseguire nella terapia con il paziente, ma anche per la vita del terapeuta, perché non venga calpestato da questi sentimenti. Vediamo a livello teorico come vengono definiti questi sentimenti.

Come si manifesta il controtransfert

Il controtransfert non si manifesta necessariamente con dei sentimenti di amore del terapeuta verso il paziente, ma più che altro con la nascita di sensazioni e emozioni che il terapeuta riconosce proprie e che fanno parte o della relazione che si è instaurata con il paziente o del vissuto di quest’ultimo.

Alcune correnti psicologiche degli ultimi anni ritengono il transfer e il controtransfert parte complementare e necessaria uno dell’altra.

Questa ipotesi è dovuta proprio all’inserimento del nuovo concetto di psicoterapeuta come “osservatore partecipante” inserito da Sullivan e di cui abbiamo precedentemente parlato.

Per quanto riguarda invece le tipologie di sentimenti che si vengono a creare, Clara Thompson parla di sottolinea come nel controtransfert si possano creare sia dei sentimenti razionali che irrazionali.

Se non vengono affrontati a un livello consapevole di coscienza, tali sentimenti possono arrecare gravi danni sia al paziente che al terapeuta stesso.

Ovviamente è normale per il terapeuta provare dei sentimenti, visto che tutti siamo dotati di esperienze e personalità dalle quali non possiamo astrarci completamente: è importante pertanto riconoscere tali tratti, attraverso un’attenzione viglile e all’interpretazione, e capire se sono sentimenti legati alla personalità del terapeuta o dati utili sul paziente.

Sentimenti irrazionali e razionali

Thompson definisce sentimenti razionali i sentimenti che il terapeuta prova a prescindere, mentre i sentimenti irrazionali sono quelli che vengono provocati attraverso l’attivazione del paziente.

Per riuscire a separare questi due sentimenti il terapeuta deve volgere l’attenzione verso dei sé e indagare i propri sentimenti, per riuscire a discernere le sue figure interiorizzate e quelle del paziente.

Per meglio dire: la reazione soggettiva del terapeuta alle emozioni del paziente è normale, ma il terapeuta deve capire se è una reazione dovuta alla realtà interna del paziente, o è una reazione che è scattata perché è stato toccato un nervo scoperto del terapeuta. In quest’ultimo caso il terapeuta deve imparare a esplorare il suo mondo interno, per uscire dall’impiccio relazionale che si è creato.

come uscire dal transfert

Conclusioni: Come uscire dal transfert

Nel momento in cui ci accorgiamo di provare qualcosa per il nostro terapeuta, come possiamo uscire dal transfert?

Abbiamo visto che il transfert avviene quando il paziente associa al terapeuta, alcune emozioni e sensazioni del suo passato, attraverso un modello associativo, in modo tale da riversare le sue mancanze e le sue sofferenze sulla persona che in quel momento si trova disponibile e vicino a lui.

Questo transfert può portare sia a sentimenti di amore, ma anche di odio e di aggressività.

Le teorie psicologiche più recenti, hanno visto nel transfert, un meccanismo utile, per poter studiare in prima persona le emozioni che prova il paziente ed aiutare a superare i traumi ed i disturbi.

Anche lo psicologo però fa parte della relazione che si instaura in una seduta, e in quanto “osservatore partecipante”, può diventare egli stesso vittima di sentimenti che non sa se derivino da sentimenti relativi a dati analitici del paziente, o emozioni suscitate dal vissuto del paziente e che sono nervi scoperti nella vita del terapeuta.

In generale per far uscire il paziente dal transfert ed evitare che il controtransfert infici i dati analitici e la relazione tra i due soggetti, il terapeuta deve possedere una forte dose di analisi e interpretazione.

In questo senso sarà in grado di aiutare il paziente a superare il transfert, aiutandolo a superare i traumi e i disturbi pregressi che il paziente sta trasferendo sul terapeuta, e allo stesso modo, dovrà essere in grado di analizzare il suo mondo interiore, per capire se i sentimenti che suscita la relazione con il paziente, siano propri della seduta o nascando qualcos’altro.

Per questo è importante per i terapeuti, seguire una terapia a loro volta e continuare ad approfondire la conoscenza di sé stessi.

 

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Bibliografia

  • https://it.wikipedia.org/wiki/Transfert
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Otto_Kernberg
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Harry_Stack_Sullivan
  • https://books.google.it/books/about/Amore_e_aggressivit%C3%A0_Prospettive_clinic.html?id=3cftoAEACAAJ&redir_esc=y https://en.wikipedia.org/wiki/Clara_Thompson
  • https://www.healthline.com/health/mental-health/transference

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Commenti 2
  • Dona

    Grazie mille ho capito

  • Rosanna

    Il transfer e contro transfert è una chiave importante e se sottovalutato porta alla compromissione della terapia. Per questo lo psicologo deve andare anch'esso da un collega per gestire il contro transfert.

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