Legame tra genitori e figli: la teoria dell’attaccamento

La teoria dell’attaccamento studia il legame tra genitori e figli: postulata da John Bowlby, permette di ipotizzare alcuni schemi relazionali e prevedere patologie o complessi futuri.

8 NOV 2019 · Ultima modifica: 12 NOV 2019 · Tempo di lettura: min.
Legame tra genitori e figli: la teoria dell’attaccamento

Secondo Bowlby la personalità di una persona inizia a svilupparsi fin dai primi anni di vita: la teoria dell’attaccamento permette di spiegare alcuni comportamenti dell’essere umano e può essere molto utile per studiare i disturbi che si creano a partire da traumi e abusi subiti nell’infanzia e che si trasformano in depressione, ansia, disturbi dissociativi o di personalità e dipendenze varie.

Secondo questa teoria infatti è importante che il bambino sviluppi un forte legame con chi si prende cura di lui (con il suo caregiver) che sia la madre, il padre o una comunità di persone, per sviluppare al meglio la parte emotiva e sociale. Bowlby si distacca dalla teoria dello sviluppo di Freud, introducendo come punto chiave il lato emotivo e relazionale.

teoria  attaccamento Bowlby

L’attaccamento di Bowlby Vs le fasi di Freud

Secondo la teoria di Freud sullo sviluppo del bambino, esistono diverse fasi attraverso cui il bambino deve passare per poter risolvere il complesso edipico e diventare una persona consapevole e separata dai suoi genitori. In particolare in queste fasi (anale, orale, fallica) il bambino entra in contatto con la mamma per delle richieste soprattutto fisiche: dal cibo, ai bisogni, al riconoscimento del proprio corpo e delle proprie necessità e per definire la propria identità di genere e di modelli da seguire o da sedurre.

Secondo Bowlby, il rapporto tra madre (o caregiver) e figlio è primariamente un rapporto emotivo, e la personalità del bambino viene forgiata attraverso questo rapporto.

Teoria dell’attaccamento e comportamento

Bowlby parla di comportamento di attaccamento (che è quello del bambino) e di figura dell’attaccamento (che è il caregiver) per identificare i soggetti presenti nella relazione.

Secondo lo psicoanalista tale relazione deriva da una predisposizione innata dei bambini a instaurare legami: in particolare ritiene che queste condotte siano istintive e derivino da una tendenza innata alla sopravvivenza.

Infatti secondo Bowlby, l’attaccamento è una predisposizione perché l’essere umano, in quanto animale sociale, ha bisogno di legarsi e relazionarsi con gli altri. A partire da questi schemi il neonato sviluppa dei modelli di comportamento che serviranno a scatenere delle reazioni nell’adulto: per esempio piangere o sorridere sono comportamenti innati di liberazione sociale, che richiamano l’attenzione del gentitore.

L’attaccamento è quindi un processo che serve al neonato per ricevere cure e risposte e non solo cibo.

fasi attaccamento

Fasi di attaccamento

Bowlby ritiene che esistano 5 fasi in cui si sviluppa e si consolida l’attaccamento:

  1. 0-3 mesi: il bambino riconosce la figura umana ma non riesce a distinguere le persone
  2. 3-6 mesi: l’attaccamento inizia a formarsi. Il neonato riconosce la figura che lo coccola e nutra, e chi gli sta vicino, ma tende ad avere paura degli estranei.
  3. 7-8 mesi; angoscia. Il bambino prova angoscia se allontanato dal caregiver, perché ancora non ha chiari tutti i modelli di comportamento.
  4. 8-24 mesi: è in questa fase che si crea e si consolida l’attaccamento vero e proprio.
  5. 3 anni in poi: creazione dei legami. Il bambino diventa cosciente delle sue emozioni e sensazioni. Riconosce la figura di attaccamento.

Le fasi di attaccamento sono necessarie al bambino per instaurare un rapporto coi suoi genitori o caregivers: a seconda del tipo di risposte che gli adulti daranno al bambino, si creeranno anche diverse tipologie di legame.

Stili di attaccamento: Strange situation

Mary Ainsworth è un a collaboratrice di Bowlby che ha realizzato alcuni esperimenti per definire le tipologie di attaccamento tra genitori e figli.

Queste sperimentazioni cercavano di mettere il bambino in un qualche tipo di stress relazionale (appunto per questo vennero chiamate strange situation) per vedere che tipo di reazione produceva (normalmente erano situazioni in cui il bambino veniva lasciato solo o con un estraneo per qualche minuto, in assenza o presenza del caregiver).

A radice di queste prove, Ainsworth e Bowlby sono riusciti ad indentificare alcuni stili di attaccamento:

  • Stile sicuro: il bambino si sente tranquillo ad esplorare l’ambiente e a giocare con il suo caregiver. Lasciato da solo con l’estraneo si sente turbato, ma una volta che il caregiver ritorna si lascia consolare e torna tutto a posto. In questo stile prevale la fiducia e la sicurezza nelle proprie capacità: il bambino sa che non verrà abbandonato, perché la figura di attaccamento risponde alla sue richieste di protezione e ha fiducia nelle proprie capacità e si sente libero di esplorare il mondo.
  • Stile insicuro-evitante: Il bambino è sicuro nell’esplorare l’ambiente, ma è indifferente alla presenza o all’assenza del suo caregiver, e cerca di evitarlo. Questo deriva da un atteggiamento previo in cui il bambino si sente rifiutato dal caregiver nel momento in cui richiede aiuto, e si deve affidare solo alle proprie forze. Questo tipo di atteggiamento può portare il bambino a non sentirsi amato e a costruire un falso-sé per ricercare amore o protezione.
  • Stile insicuro-ambivalente: il bambino a tratti evita e a tratti ricerca il suo caregiver. Se il caregiver si allontana e poi torna presente, il bambino risulta inconsolabile. Il bambino ha incontrato nel caregiver reazioni di indifferenza e disponibilità a seconda dei casi, ma anche minacce di abbandono come mezzo coercitivo, il suo atteggiamento è pertanto ansioso e insicuro.
  • Stile disorganizzato: il bambino reagisce con comportamenti stereotipati e disorientati, in assenza del caregiver, e rimane molto interdetto e stupefatto dall’assenza del caregiver.

base sicura

Una base sicura

Alla luce dell’identificazione di questi stile, è stato chiaro per Bowlby e Ainsworth che per il bambino è fondamentale avere una base sicura di attaccamento e fiducia nei confronti del genitore, per potersi sentire non solo protetto, ma anche sereno e libero di esplorare il mondo.

Lo stile sicuro di attaccamento, fornisce appunto una base di riferimento per il piccolo che si sente amato e sicuro di sé, e tendente all’autonomia. Le ricerche hanno inoltre sottolineato come la separazione dal caregiver provochi comunque ansia: nel caso di stili sicuri, quest’ansia viene superata dal ritorno del genitori, ma ci sono casi in cui questa separazione potrebbe diventare traumatica se viene realizzata ripetutamente o per lunghi periodi o utilizzata come minaccia coercitiva.

In quest’ultimo caso infatti la minaccia dell’abbandono potrebbe creare ansia e paura e creare dipendenza dalla figura del genitore. In caso di abbandono o separazioni traumantiche, il bambino potrebbe anche soffrire da adulto di psicopatologie legate proprio allo stress provocato da questi traumi.

Modelli operativi interni

A partire dagli stili di attaccamento il bambino svilupperà dei modelli operativi interni che gli permetteranno di interagire e decifrare il mondo.

Sono schemi che permettono al bambino di analizzare le interazioni e scegliere le migliori alternative possibili. In questo modo da adulto riuscirà a prevedere i comportamenti suoi e degli altri e a gestire i momenti di difficoltà, l’ansia o l’insicurezza.

Proprio perché questi modelli interni si sviluppino in maniera adeguata, e creino appunto una base sicura di riferimento per il bambino, è importante che il legame con la figura di attaccamento sia solido, comunicativo, protettivo e autonomo.

Il rapporto di attaccamento influirà pertanto nelle relazioni future e in come il bambino si relazionerà con il mondo.

La separazione dalla figura di attaccamento può essere vissuta dal bambino come un evento traumatico e portare appunto ansia e angoscia e modelli operativi basati sull’ansia, la bassa autostima e il non sentirsi amati.

Questi modelli si basano pertanto sulla relazione tra caregiver e neonato: se il caregiver accetta la ricerca di prossimità del bambino si creerà un attaccamento sicuro, se lo rifiuta o concede vicinanza in modo incoerente potrebbe creare stili di attaccamento disfunzionali.

amore da adulti e teoria attaccamento

Adulti e relazioni d’amore

Come si possono identificare negli adulti o nella coppia gli stili di attaccamento acquisti da bambini?

Mary Main fece un’analisi sugli stili di attaccamento degli adulti, chiamata Adult attacchement Interview (AAI), intervistando diversi adulti con domande che valutavano ricordi generali e specifici dell’infanzia, in modo da valutare i loro modelli operativi interni.

L’attaccamento degli adulti, venne così suddiviso in 4 categorie:

  • Sicuro: le relazioni di attaccamento sono ritenute importanti, sono aperti al mondo e non stanno sulla difensiva
  • Distanziato: mancanza di ricordi del passato. Minimizzano il problema e non ritengono importanti le relazioni. Mancanza di discorso coerente e spesso sulla difensiva.
  • Preoccupato: Il rapporto con i genitori è pieno di preoccupazioni e incoerenza, con ricordi del passato conflittuali.
  • Non risolto: rapporto con traumi e abusi, pieno di lacune e non risolto,

Amore e attaccamento

A partire da questi risultati vengono identificati alcuni atteggiamenti nella coppie, che prendono in esame l’immagine che i soggetti hanno di sé e degli altri, e che pertanto possono generare i seguenti tipi di relazione di coppia:

  • Sicuro: Immagine di sé e dell’altro positiva, con alla base la fiducia e che permette di sentirsi a proprio agio sia con l’intimità che con l’indipendenza.
  • Ansioso-preoccupato: immagine negativa di sé ma positiva dell’altra persona. Ciò porta ad avere alte risposte di intimità, impulsività ed espressione emotiva, ma mancando la fiducia e la sicurezza si possono creare delle dinamiche di dipendenza affettiva.
  • Distanziante-evitante: immagine positiva di sé ma negativa dell’altro. In questo modello la persona non ha sviluppato nessuno stile di attaccamento e non ritengono necessario entrare in relazione con le altre persone di cui hanno una bassa opinione, a favore di una totale indipendenza, ma con un’incapacità totale di entrare in intimità con un’altra persona.
  • Timoroso-evitante: immagine di sé e dell’altro negativa. In questo modello il soggetto da un lato vorrebbe una relazione e dall’altro no. È un modello che si basa sulla sfiducia, l’insicurezza e il dolore e che molto spesso finisce per far sí che l’adulto sopprima i suoi sentimenti per non entrare in una relazione e correre il rischio di soffrire.

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Il ruolo della madre nella teoria dell’attaccamento

Alcune delle critiche riguardanti la teoria di John Bowlby riguardano il ruolo esclusivo della madre nei primi anni di vita del bambino.

Molti studi hanno sottolineato ovviamente l’importanza del ruolo materno nella crescita del bambino, ma che la figura di attaccamento non deve essere necessariamente la madre. Ovvero è fondamentale che ci sia una persona che nella prima fase di vita di un bambino che risponde alle esigenze e alle richieste di attenzioni del bambino, per creare un legame che permetta al bambino di crescere su basi solide e pieno d’amore.

Nella maggior parte dei casi è la madre che permette lo sviluppo di questo legame.

Conclusioni principali

Secondo uno studio interdisciplinare realizzato da Bowlby, i principali punti della teoria dell’attaccamento, potrebbero essere così riassunti:

  • Monotropia: il bambino sceglie un vincolo principale verso una sola persona, che diventa la sua figura di attaccamento primaria. Bowlby non riteneva che dovesse essere per forza la madre, ma sottolineava come questo vincolo fosse qualitativamente diverso dagli altri. Il bambino ricerca prossimità e contatto con tale figura, comportandosi di conseguenza: il suo caregiver, reagendo in seguito a questi comportamenti e accudendo il bambino, crea degli schemi comportamentali e affettivi a cui il bambino farà in seguito riferimento. Se questo vincolo non si dovesse creare, il bambino potrebbe soffrire di gravi problemi, tra cui anche qualche forme di psicopatie (Bowlby ha chiamato questa possibilità deprivazione materna).
  • Nei primi due anni di vita la presenza e l’accudimento da parte della figura di attaccamento sono fondamentali.
  • La separazione tra il bambino e la figura di attaccamento causa angoscia e può portare a gravi danni se prolungata.
  • L’angoscia passa attraverso tre fasi: protesta, disperazione, distacco, in cui il bambino proverà rabbia, ira, dolore fino a respingere il caregiver nel caso di un’assenza proliungata.
  • Il modello operativo interno si sviluppa a partire dalla relazione tra il bambino e il suo caregiver. Il modello operativo interno è la visione cognitiva che abbiamo del mondo e delle sue relazioni, e si crea a partire dalle nostre esperienze e relazioni passate. Tale rappresentazione cognitiva guida il comportamento sociale ed emotivo del futuro adulto: la figura di attaccamento diventa fondamentale per dare delle basi sicure relazionali al bambino. 

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Bibliografia

  • https://it.wikipedia.org/wiki/Attaccamento
  • https://books.google.it/books?hl=it&lr=&id=uc7DEVB6xmgC
  • https://psycnet.apa.org/record/2013-42256-012
  • https://psycnet.apa.org/record/2008-13837-026

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Commenti 1
  • Anna Maria

    È un argomento molto interessante lo privato con i miei figli devo dire che affrontare la separazione dai figli è molto dolorosa quando non sei al corrente dei loro spostamenti , molto preoccupante, dolorosa quando non tornano e non sai perché.

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