La ricerca di aiuto sotto la violenza: scopri cosa c’è dietro il profilo di chi fa violenza

Di solito ci soffermiamo sulla vittima di violenza e su come aiutarla in caso subisca un sopruso. Ma, abbiamo mai pensato alla ricerca sottile di aiuto da parte della persona che maltratta?

15 APR 2022 · Tempo di lettura: min.
Ricerca d'aiuto da parte di chi maltratta

Abbiamo spesso parlato di situazioni in cui una persona è messa alle strette da un’altra che, attuando dei metodi manipolativi o fisicamente violenti, tende ad avere il totale controllo, limita la libertà personale e fa sentire l’altro inadeguato. Tutto questo genera un forte stress nella vittima che la maggior parte delle volte non riesce a contrastare chi le sta attuando questo tipo di violenza, portando spesso a dinamiche disastrose a livello mentale.

Il profilo di chi maltratta come vittima

Messa in questi termini, siamo portati a pensare che il manipolatore sia una persona cattiva e da evitare, senza nessuna speranza di recupero e la vittima una persona indifesa da accudire e supportare. Per quanto possa sembrare logico questo tipo di ragionamento, in realtà dovremmo provare a fare un piccolo sforzo e ad immedesimarci nei panni del “carnefice”. 

Quante volte ci è capitato di leggere storie di persone violente, manipolatrici, aguzzini che, con metodi più o meno espliciti, rendono insopportabile la vita delle proprie vittime? Quante di queste volte ci siamo soffermati per un istante a capire le motivazioni alla base di questi comportamenti? 

So che non è facile, specialmente se la vittima di violenza sei proprio tu; siamo stati bravi a delineare il profilo di un manipolatore, a descriverne gli atteggiamenti e come riuscire a sfuggire alle sue grinfie, tuttavia è il momento di fare un passo in più per capire il perché di certi comportamenti e come aiutarlo. Questo articolo non l’intenzione di giustificare una modalità violenta di atteggiamento ma piuttosto comprenderne le cause e capire se è possibile trovare un aiuto.

Profilo di chi maltratta

Cosa dice la ricerca sul profilo dell'aggressore?

Un’odierna ricerca di Armenti, N. A., & Babcock, J. C. del 2021, ha dimostrato che, in realtà, non sarebbe corretto trovare l’eziologia delle azioni di manipolazione in determinati e specifici eventi o singole cause ma bisognerebbe guardare una costellazione di fattori scatenanti: in questo studio, 218 partecipanti sono stati esposti a stimoli che inducevano il rifiuto o il controllo in una fittizia situazione di dinamica di coppia. I risultati hanno dimostrato che i comportamenti violenti sono più palesati nelle situazioni in cui l’aggressore ha una personalità con tratti borderline e rabbia di tratto. 

Questo dato porta a considerare anche l’aggressore come una vittima, poiché in balia dei suoi stessi pensieri che ne caratterizzano la struttura di personalità.

A riprova del fatto che occorre guardare la persona violenta in un’ottica multidisciplinare, ci son molte ricerche, più o meno recenti, che sostengono come un atteggiamento violento sia più manifestato in situazioni di povertà o in ambienti che offrono poche opportunità economiche, quindi si parla di una causa non solo psicologica ma anche sociale. Questa forma di violenza di può manifestare sia in azioni criminali come il furto, l’omicidio o il racket ma anche in azioni violente all’interno del contesto domestico. 

Violenza di genere

Gli atteggiamenti non etici, violenti e manipolatori accompagnano anche le persone degli ambienti economicamente più favorevoli ma sempre rivolti al possesso di denaro: è il caso, ad esempio, dei manager d’azienda i quali, secondo recenti studi, sono più inclini ad una personalità di tipo narcisistica, la quale li porta spesso ad assumere un atteggiamento di superiorità sui loro sottoposti e ad approfittarsi del loro ruolo all’interno della società. Non stiamo ovviamente dicendo che ogni CEO è manipolatore nei confronti dei suoi sottoposti o ha raggiunto l’apice di carriera tramite atteggiamenti illeciti, tuttavia è un aspetto del quale dover rendere conto se si vuole analizzare più a fondo questo fenomeno.

È importante non trascurare anche il ruolo dell’ambiente familiare e degli stili di attaccamento come precursori di una personalità violenta: in una recente ricerca (Gibby, J. G., & Whiting, J. B., 2022) è stato riscontrato che uno stile di attaccamento insicuro, evitante o ambivalente, può portare nell’adulto lo sviluppo di problematiche relative all’ansia, alla paura e all’insicurezza che in molti casi sfociano in atteggiamenti violenti, persecutori e manipolatori verso le persone con cui entra in contatto.

Come capire una persona violenta dal punto di vista psicologico e multidisciplinare?

Come abbiamo visto non è facile delineare l’eziologia dei comportamenti violenti o manipolatori, è importante che la persona che attua queste azioni sia vista in un’ottica multidisciplinare, non solo per capire meglio il fenomeno ma anche per sapere come meglio intervenire. 

Ecco dunque arrivati al punto saliente: cosa si può fare per questo tipo di persone? 

Ambiente familiare

Allo stesso modo in cui i comportamenti disfunzionali di tipo violento e manipolatorio accettano un’ipotesi multifattoriale, anche la loro risoluzione può essere affrontata in molteplici modi che possono essere coordinati per una maggiore efficacia:

  • Programmi di educazione specifici per i caregiver: è importante anticipare un comportamento prima che questo possa manifestarsi, ecco perché sarebbe una buona cosa che i caregiver di bambini piccoli intraprendessero un programma specifico per la gestione del figlio/a, al fine di farlo crescere in un ambiente familiare idoneo al suo sviluppo.
  • Dare importanza agli psicologi infantili: anche se, in quanto caregiver, non siete riusciti a svolgere un programma specifico, potete sempre portare vostro/a figlio/a da un professionista dell’età evolutiva in caso vediate o riteniate che vengano attuati comportamenti ambigui da parte sua, come ad esempio eccessivi capricci, atteggiamenti lesionisti ma anche un insolito evitamento delle situazioni familiari e sociali. Un professionista capace saprà consigliare il giusto percorso da svolgere sia per il/la bambino/a che per voi.
  • Prestare attenzione alle proprie emozioni: quando si comincia a crescere, si è sempre immersi in molteplici situazioni che ci regalano emozioni e sensazioni diverse. La scuola, il cortile, l’abitazione, sono luoghi dove entriamo in contatto con molte persone. Prova a chiederti come ti fa sentire stare con quella o quell’altra persona? Perché ti piace stare con lei? Cosa potete fare insieme per la vostra crescita personale? Se le domande accettano risposte emotivamente negative allora forse è il caso di domandarsi il perché di tali pensieri. Ricorda che non sei solo ma avrai sempre qualcuno disposto ad aiutarti.
  • Usa gli altri come fine e non come mezzo: le persone che conoscerai nella vita non sono strumenti in tuo possesso, se tu li tratterai come tali allora loro magari ti faranno anche raggiungere il tuo scopo ma poi ti abbandoneranno. È importante invece coltivare relazioni che durano nel tempo e per fare questo occorre mettersi allo stesso livello degli altri.
  • Provare la giusta paura e la giusta ansia: queste non sono sensazioni negative, l’ansia e la paura ci aiutano quando sono ben adattate alla situazione che stiamo vivendo ma sono disfunzionali se diventano eccessive e ci fanno commettere comportamenti che nuocciono ad altri. So che è difficile non aver paura di perdere qualcosa o qualcuno di importante, tuttavia questo nella vita potrebbe accadere e non è detto che sia un evento irrisolvibile o negativo, è bene comunicare quello che si prova e capire una situazione prima di agire impulsivamente.
  • Analizzare i propri comportamenti: questo vuol dire letteralmente tenere una sorta di diario mentale (o anche scritto, perché no!?) delle azioni che sono state fatte nell’arco della giornata. Hai agito bene? Hai fatto male a qualcuno anche involontariamente? C’era un altro modo di risolvere la situazione? Tenere a mente le proprie azioni è importante per cercare di non ripetere gli stessi errori e vedere dove sono le faglie del tuo sistema inter relazionale.

Questi sono solo alcuni piccoli passi che però possono aiutarti a capire meglio te stesso e anche gli altri. In ogni caso, come già detto, sappi sempre che non sei solo e puoi rivolgerti a un professionista che possa aiutarti a migliorare. Non è mai troppo tardi per nessuno.

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Scritto da

Dott. Matteo Agostini

Sono il Dott. Matteo Agostini, laureato in Scienze Psicologiche Applicate e con Laurea Magistrale in Psicologia Clinica. Ho acquisito competenze nell’ambito della psicologia clinica, della neuropsicologia clinica, e della psico-sessuologia. Sono Tutor per bambini e ragazzi con ADHD/DSA presso il CCNP San Paolo di Roma e consulente sessuale e nutrizionale.

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Bibliografia

  • Armenti, N. A., & Babcock, J. C. (2021). Borderline personality features, anger, and intimate partner violence: an experimental manipulation of rejection. Journal of interpersonal violence, 36(5-6), NP3104-NP3129.
  • Gibby, J. G., & Whiting, J. B. (2022). Insecurity, Control, and Abuse: What Attachment Theory Can Teach Us About Treating Intimate Partner Violence. Contemporary Family Therapy, 1-13.
  • Mohamed Moustafa, M., Mohamed Mourad, G., Tawfik El Bakry, S., & Said Sayed, F. (2022). Effect of Anger Management Educational Program on Mode of Anger Expression among Nursing Students. Journal of Nursing Science Benha University, 3(1), 940-952.
  • Rovelli, P., & Curnis, C. (2021). The perks of narcissism: Behaving like a star speeds up career advancement to the CEO position. The Leadership Quarterly, 32(3), 101489.
  • Savage, J., Ellis, S. K., & Wozniak, K. H. (2019). The role of poverty and income in the differential etiology of violence: an empirical test. Journal of poverty, 23(5), 384-403.

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