Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: scoprire emozioni che non pensavi di provare attraverso il cibo

In questo articolo tratto i disturbi del comportamento alimentare (disturbi alimentari) e il mio approccio al trattamento di tali problematiche.

21 FEB 2022 · Tempo di lettura: min.
Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: scoprire emozioni che non pensavi di provare attraverso il cibo

Disturbi della nutrizione e dell'alimentazione: cosa sono?

Secondo il DSM-5 i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell'alimentazione o comportamenti inerenti ad essa che hanno come risultato un alterato consumo o assorbimento di cibo e compromettono significativamente la salute fisica o il funzionamento sociale della persona.

Quali sono e come si distinguono?

Il DSM-5 ne distingue sei tipologie.

  1. Pica: persistente ingestione di sostanze non commestibili per un periodo di almeno 1 mese.
  2. Disturbo da ruminazione: ripetuto rigurgito di cibo che può essere rimasticato o sputato, quanto descritto non è dovuto ad una condizione medica e persiste per almeno 1 mese.
  3. Disturbo evitante/restrittivo dell'assunzione di cibo: persistente incapacità di soddisfare le necessità nutrizionali della persona, causando eccessiva perdita di peso, deficit nutrizionale, dipendenza dall'alimentazione parentale o supplementi nutrizionali e deficit nel funzionamento sociale della persona.
  4. Anoressia nervosa: restrizione dell'assunzione di calorie che determina un peso corporeo significativamente basso (valutato attraverso l'indice di massa corporea o IMC), marcata paura di aumentare di peso ed alterazioni del modo di percepire il proprio corpo ed il proprio peso, il disturbo può caratterizzarsi per la presenza di restrizioni oppure di abbuffate seguite da condotte di eliminazione (vomito, lassativi o altri farmaci), infine peso o forma corporea influenzano eccessivamente l'autostima della persona e non viene riconosciuta la gravità della propria condizione di sottopeso.
  5. Bulimia nervosa: ricorrenti episodi di abbuffata (ingerire grandi quantità di cibo in un tempo molto breve < di 2 ore) e condotte compensatorie per prevenire l'aumento di peso (vomito, lassativi o altri farmaci, digiuno o attività fisica eccessiva che si verificano almeno una volta a settimana da più di 3 mesi), inoltre l'autostima è indebitamente influenzata dalla forma o dal peso corporeo.
  6. Disturbo da binge-eating: ricorrenti abbuffate che oltre all'assunzione di cibo eccessiva in un limitato periodo di tempo, trasmettono alla persona la sensazione di perdere il controllo durante tali episodi che causano disagio marcato, in questo caso non sono presenti condotte compensatorie inappropriate.

La distinzione delle varie tipologie di disturbi dell'alimentazione non è semplice, per questo, qualora si riscontri che una persona cara stia soffrendo di una patologia che potrebbe rientrare in questa categoria diagnostica, si rende necessario rivolgersi ad uno psicologo.

Come lavoro con i disturbi alimentari?

Nel mio lavoro di Psicologo sono solito lavorare con pazienti che soffrono di tali problematiche, specialmente adolescenti e giovani adulti di età inferiore ai 30 anni. Per tali problematiche è fondamentale che lo psicologo organizzi un lavoro di equipe, per questo, in seguito all'autorizzazione del paziente, prendo contatto con il medico curante per avere informazioni circa lo stato di salute della persona ed un'oggettiva valutazione dei sintomi.

Dato che tali problematiche sono legate specificamente al comportamento alimentare, mi avvalgo anche della collaborazione con un nutrizionista, qualora la persona non fosse già in carico presso tale specialista, per fornire alla persona consigli mirati e favorire la riduzione dei sintomi del disturbo alimentare.

Per quanto riguarda la mia esperienza con i disturbi alimentari, appare chiaro come i comportamenti che interferiscono con la corretta assunzione di cibo siano l'unica strada che la persona ha trovato per affrontare le problematiche della sua vita. In qualche modo è come se avessi la sensazione che i miei pazienti siano inconsapevolmente convinti di poter tenere lontani i problemi focalizzandosi sull'alimentazione, sul cibo o sull'immagine del loro corpo. In questo senso uno dei momenti di sblocco più importanti per la persona riguarda proprio il consapevolizzare che questa è un'illusione che nasconde, dietro effetti positivi effimeri ed inconsistenti, conseguenze negative per la salute psicologica, fisica ed emotiva. Quando la persona riesce a "ribaltare" la sua utopia, in favore della consapevolizzazione che il vissuto emotivo negativo nel rapporto con se stessi è causato proprio dal disturbo alimentare, inizia ad avere un miglioramento a livello emotivo ed una riduzione dei sintomi.

Avere un focus ristretto, limitato al controllare o discontrollare il comportamento alimentare rende difficile alla persona con un disturbo alimentare rendersi conto delle difficoltà che sta vivendo e la porta a non percepire la necessità di ricevere un aiuto. Per questo motivo la costruzione della relazione terapeutica, su cui si fonda il mio lavoro di Psicologo, fornisce una base sicura attraverso cui la persona può avvicinarsi alle sue difficoltà senza sentirsi giudicata o sbagliata, ma accolta e sostenuta per spostare gradualmente, ma costantemente, il proprio focus attentivo.

In questa prima fase quindi ci si concentra sul far percepire alla persona un clima disteso, non giudicante e non direttivo per permetterle così di affidarsi ed incrementarne la motivazione a desiderare un cambiamento. Successivamente il percorso psicologico mostrerà alla persona un nuovo modo di approcciarsi al cibo: da una rigida impostazione ritualizzata o un totale discontrollo distruttivo ad un piacere libero dagli schemi ed al sicuro dalla disregolazione che permette all'individuo di vivere quell'ambito della sua vita in modo sano e soddisfacente. Quest'ultimo passaggio rappresenta l'obiettivo più importante che i percorsi di supporto psicologico da me proposti come Psicologo si prefiggono di raggiungere.

Affrontare le difficoltà che si possono incontrare nel cammino di vita non è certo una sfida facile da raccogliere, inizialmente può sembrare una lotta infinita, che incute timore e dalla quale vorremmo fuggire in ogni modo, ma porsi di fronte al reale problema e non "spostarlo" su altro è la strada migliore per sconfiggere quei demoni che ci tormentano e che solo apparentemente sembrano essere invincibili.

 

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Scritto da

Dott. Damiano Pucci

Bibliografia

  • American Psychiatric Association (2014). DSM 5. Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Milano: Raffaello Cortina Editore.Lowen, A. (1967).
  • Il tradimento del corpo. Feltrinelli, Milano (1982).Lo Iacono, A. & Sonnino, R. (2008). Respirando le emozioni. Psicofisiologia del benessere. Roma: Armando Editore.

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