Adolescenti ancora in lockdown

In condizioni di deprivazione dagli stimoli sociali, la risposta del cervello è simile a quella osservabile in caso di deprivazione dal cibo. La socializzazione è un bisogno primario.

17 DIC 2021 · Tempo di lettura: min.
Adolescenti ancora in lockdown

In condizioni di deprivazione dagli stimoli sociali, la risposta del cervello è simile a quella osservabile in caso di deprivazione dal cibo; in altre parole, ci si può sentire letteralmente "affamati" di interazioni con gli altri.

Questo dato interessante, pubblicato su Nature Neuroscience (vedi Bibliografia), ci porta ad ipotizzare che la socialità sia un bisogno primario dell'individuo, come lo è la fame.

Molti di voi penseranno di aver avuto modo di constatarlo di persona, in quest'anno di pandemia in cui abbiamo sperimentato acutamente la mancanza di rapporti con amici e persone care. Eppure, per quanto difficile sia stata per noi, l'esperienza della pandemia è stata anche più dura e complicata da gestire per i nostri figli adolescenti.

Se siete come la maggioranza degli individui adulti, durante la pandemia avrete sofferto per l'ansia generata dalla situazione, probabilmente per via della paura che voi o i vostri cari vi poteste ammalare o morire, per le difficoltà lavorative e economiche derivate dal lockdown, ed in generale per lo sconvolgimento del mondo come lo conoscevate, con le vostre consuetudini, attività, orari, ecc. Tuttavia, l'identità della maggioranza degli adulti ha sostenuto l'impatto, perché già solida e sostenuta da innumerevoli esperienze. Anche dove la possibilità di ripetere quelle esperienze è venuta meno, la memoria delle stesse ha sorretto per i più il loro senso di identità.

Diversa invece la situazione per gli adolescenti. Durante l'adolescenza è in corso una sorta di rivoluzione, che porta alla distruzione del mondo dell'infanzia e all'inizio di un percorso rivolto all'individuazione di una nuova identità. Il processo di costruzione della nuova identità dell'adolescente si basa sulla conquista dell'autonomia, su nuove esplorazioni ed esperienze, e in gran parte sull'interazione con gli altri, soprattutto con il gruppo dei pari. La pandemia, con il lockdown e la chiusura prolungata delle scuole, in particolare delle scuole superiori, ha interrotto quel processo per gli adolescenti del 2020 e 2021. Impossibilitati a continuare sul loro "percorso naturale", con un bagaglio di esperienze precedenti e memorie improvvisamente obsoleto, privati del confronto coi pari, ragazzi e ragazze si sono trovati bloccati in una sorta di terra di nessuno, presi in mezzo tra la confusa consapevolezza di non essere più come prima, ma senza trovare una forma nuova.

Difficile immaginare il senso di disorientamento che può derivare dal trovarsi in una simile situazione. Soprattutto ragazzi e ragazze più fragili, cioè i "timidi", gli insicuri, o quanti avevano già una situazione difficile alle spalle, hanno visto interrotto il proprio cammino di crescita. Incontriamo ancora oggi ragazzi e ragazze che non sono ancora riusciti a riprendere quel cammino. Alcuni, non potendo andare avanti, sono tornati indietro, mettendo in atto comportamenti propri delle fasi di sviluppo precedenti, ad esempio tornando ad essere più dipendenti dai genitori o risfoderando vecchie abitudini o giochi. Molti sono stati sopraffatti da sentimenti di confusione, frustrazione, tristezza, rabbia, emozioni che col tempo si sono tramutate in irritabilità, insonnia, indolenza, aggressività, dipendenze, depressione.

Con il sollevarsi delle restrizioni ed il graduale ritorno alla normalità, la maggior parte dei ragazzi e ragazze hanno fatto ricorso alle notevoli risorse proprie di questa fase della vita per ripartire, riprendendo il processo di conquista dell'indipendenza e formazione della nuova identità. La riapertura delle scuole in presenza ha sancito nell'immaginario collettivo l'aspettativa che ora per i ragazzi tutto sia tornato a posto, com'era prima. Eppure, alcuni invece faticano ancora a riprendere il percorso interrotto e vivono in uno stato sospeso, ritirati nelle loro stanze, nei social media, nel distacco da tutto e tutti. E devono sentirsi ora più lontani che mai da un mondo che sembra ripartire senza di loro.

Per questi ragazzi e ragazze è necessario un supporto. In alcuni casi può essere difficile per la famiglia fornire quel supporto, non per mancanze dei genitori, ma per via del corto circuito nei rapporti che si è creato durante il lungo periodo di isolamento, in aggiunta alle particolari caratteristiche del rapporto coi genitori proprie dell'adolescenza. In questi casi, un supporto psicologico per l'adolescente può fare una grossa differenza. La natura aperta al cambiamento e ricca di potenzialità propria di questa fase della vita consente di ottenere buoni risultati, generalmente in tempi più brevi rispetto alla maggioranza degli adulti, e con effetti positivi a cascata che tendono a perdurare nel tempo.

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Scritto da

Dott.ssa Francesca Calvano

Bibliografia

  • Lancini M., "Il Ritiro Sociale negli Adolescenti: La Solitudine di una Generazione Iperconnessa", Raffaello Cortina Editore, (2020)
  • Tomova L., et al., "Acute social isolation evokes midbrain craving responses similar to hunger", Nature Neuroscience, n.23, 1597–1605 (2020)
  • Uccella S., De Carli F., Nobili L., "Impatto Psicologico e Comportamentale sui Bambini delle Famiglie in Italia." Ricerca dell'IRCCS Giannina Gaslini di Genova. Online: http://www.gaslini.org/wp-content/uploads/2020/06/...

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