Vite di valore - Valorizzare l'esperienza fin dall'infanzia

Da bambini, adolescenti ed adulti abbiamo bisogno di preservare il nostro benessere, ma quando non sappiamo come fare, cosa accade? Da dove arrivano e cosa vogliono dirci i sintomi?

23 NOV 2022 · Tempo di lettura: min.
Vite di valore -  Valorizzare l'esperienza fin dall'infanzia

Qualche giorno fa, finalmente arrivato il sole, mi sono concessa una gita fuori porta e, partita da Firenze, mi sono ritrovata a osservare interminabili campi di vite, incorniciati, sulle estremità, da rose di colori diversi. Sono rimasta molto colpita nello scoprire che a Montalcino alcune di queste viti arrivano a valere 100.000mila euro la bottiglia. Certo, dopo tanto tempo e molta cura: una bottiglia di quel valore è di Brunello del 1900. Molto, molto tempo e molta, molta cura, insomma.

Mi sono chiesta se anche noi siamo soliti prenderci cura di tutte quelle parti di noi stessi cresciute, che stanno crescendo o che hanno bisogno di essere sostenute, magari piantando qualche fiore che ci protegga dagli agenti esterni e dando valore ai frutti raccolti e riconoscendo(ci) quante energie sono state investite per portarci lì.

La possibilità di valorizzare e validare, riconoscere il valore, il nostro in questo caso, non può prescindere dallo stabilire i nostri confini: dove inizio e dove finisco? Cosa posso fare? Cosa voglio?

La possibilità di stabilire un confine, che sia psicologico quanto fisico ci permette di riconoscere noi stessi nella nostra individualità e l'altro, come soggetto altro da noi e unico nella sua individualità. Questo processo di individuazione e identificazione si dispiega nel corso dello sviluppo, sin dalla primissima infanzia: inizialmente siamo parte di un sistema in cui siamo completamente e naturalmente dipendenti da chi si prende cura di noi anche per tutti i bisogni fisiologici di base. Progressivamente mettiamo i denti, ci alziamo in piedi, cominciamo a parlare e si sviluppano competenze che ci rendono sempre un po' più autonomi, portandoci fuori dalla famiglia, nel gruppo dei pari e nella scuola, in relazioni d'amore, fino a uscire dal nido assumendoci la responsabilità completa di noi stessi. Maturando, insomma.

Considerando lo sviluppo come un processo continuo che coinvolge non solo il nostro corpo, ma la nostra persona a tutto tondo, nei suoi aspetti biologici, ma anche psicologici e sociali è chiaro quanto riconoscere i nostri confini ci permetta di fare esperienza della nostra esperienza in modo autentico, per stabilire preferenze e orientamenti, obiettivi e desideri.

IO ESISTO. DI COSA HO BISOGNO? COSA DESIDERO?

Quanto ti permetti di rifiutare una richiesta che non senti di poter sostenere? Nel farlo ti senti in colpa o riconosci il tuo bisogno? O, in modo diverso ma simile, quanto ti fai carico di richieste che non vorresti gestire? Lo fai per te o per l'altro? Cosa chiedi in cambio?

DOVE HAI IMPARATO A FARE COSì?

I nostri NO e i nostri Sì possono essere accompagnati da un vissuto ambivalente e conflittuale quando sono pronunciati come difesa e non come scelta. Certo, a volte ci troviamo a fare anche cose che non ci andrebbe. Il punto è, piuttosto, quando la nostra modalità è sistematicamente orientata ad esaudire ogni richiesta, yes man e yes woman ad ogni costo, impossibilitati a dire NO!

Tali modalità possono riflettere una storia in cui siamo stati educati a anteporre l'altro a noi, perchè altrimenti saremmo stati tacciati di essere "bambini cattivi", sviliti nella nostra soggettività e trattati come esseri incuranti dell'altro, anche quando l'altro fosse un adulto, o perchè quella sarebbe stata l'unica modalità in cui essere accuditi. La possibilità di imparare ad autoaffermarsi con assertività, in modo autentico e non prevaricante, si sviluppa già nel contesto delle relazioni primarie, con i genitori o chi si prende principalmente cura dei bimbi. L'acquisizione di nuove competenze pone il bambino in una posizione di sperimentazione, per mettersi alla prova, testare le novità e fare un passo in più alla scoperta del mondo.

In questo contesto, il ruolo di chi si prende cura del bambino risulta cruciale nel definire il vissuto che potrà sperimentare: è sostenuto in modo autentico nei suoi tentativi? O viene scoraggiato? O addirittura viene frenato con qualche sottile quanto chiara richiesta, "fallo per me…".

In tali circostanze, il rischio evolutivo potrebbe essere rappresentato dalla necessità del bambino e poi dell'adolescente e poi dell'adulto, per assicurarsi l'amore, di disconoscere emozioni ("Non ti arrabbiare, le brave bambine non lo fanno"), vissuti ("Perchè sei triste? fai piangere anche me così"), sviluppare difese psicologiche che li proteggano dal percepire o esprimere tali esperienze, dal punto di vista psichico e affettivo quanto corporeo e fisiologico.

Limitare la nostra esperienza ne riduce le possibilità e l'autenticità, predisponendoci a trovare, nelle situazioni di difficoltà, soluzioni di compromesso che possono essere anche oltre che inefficaci anche molto spiacevoli, i sintomi.

Bibliografia

A. Lowen, 1975, "Bioenergetica", Feltrinelli

A.H. Maslow, 1978, "Motivazione e Personalità", Astrolabio

PUBBLICITÀ

Scritto da

Dott.ssa Barbara Andolina

Lascia un commento

PUBBLICITÀ

ultimi articoli su crisi adolescenziali

PUBBLICITÀ