Eterna adolescenza

Il riconoscimento della propria identità ed individualità e lo svincolo dalla famiglia sono processi per affrontare i grandi cambiamenti. Obiettivo è la differenziazione del sé.

18 MAG 2017 · Tempo di lettura: min.
Eterna adolescenza

L'adolescenza è quella fase del ciclo vitale in cui avvengono molti cambiamenti a livello bio-psico-sociale: il fisico inizia a modificarsi passando dal corpo di un bambino/a a quello di uomo/donna, i ragazzi iniziano ad essere più introspettivi, a chiudersi di più in se stessi, a cercare la propria intimità e ad aprirsi contemporaneamente a nuovi contesti extra familiari, fra cui il più importante il gruppo dei pari. In questa fase, che inizia sempre più precocemente (10/11 anni) e termina sempre più tardi (25/30 anni), si assiste anche all'allontanamento dei figli dalla casa, processo che necessita di un aumento di flessibilità da parte di tutti i membri della famiglia.

Si parla infatti di evento critico proprio perché la famiglia si trova coinvolta in un processo di regolazione delle relazioni, indispensabile per l'accettazione di nuovi adulti ed il reinvestimento nella relazione di coppia. La crisi dell'adolescente può essere infatti accompagnata da una crisi genitoriale, in quanto anch'essi devono affrontare un lavoro di rielaborazione interna delle dinamiche e delle interazioni familiari. Si potrebbe infatti dire che è la famiglia ad attraversare la fase dell'adolescenza, proprio perché lo svincolo e la ricerca di nuove relazioni avviene sia ad opera del ragazzo adolescente, sia ad opera dei genitori. Se la famiglia non è abbastanza flessibile ad accettare il cambiamento o se le necessità funzionali familiari non consentono una modificazione dei rapporti, il figlio non sarà in grado di differenziarsi e rimarrà vincolato alla famiglia in una "eterna" adolescenza o produrrà un sintomo.

È il caso della famiglia invischiata cioè quella in cui i confini, i ruoli e le funzioni appaiono confusi. Ogni membro mostra intrusività nei confronti degli altri, non esistono spazi personali, sia fisici che psichici, c'è una forte resistenza al cambiamento, a riconoscere i conflitti ed i problemi, un forte impegno solo nell'apparire una famiglia armoniosa. In queste famiglie esisterebbe un grande senso di lealtà ed un obbligo nei confronti degli altri membri, che impedisce la separazione e la differenziazione. La mancanza di differenziazione non permette l'esplorazione e la gestione dei problemi e di conseguenza non vengono stimolate le capacità cognitive ed affettive. Per citare alcuni esempi è il caso delle famiglie in cui, quando si parla del proprio figlio, si usa il NOI (abbiamo avuto l'interrogazione, abbiamo passato l'esame con…), delle famiglie che prendono decisioni e fanno scelte tutti insieme (la scelta della scuola superiore di 2° grado…), delle famiglie in cui i figli non escono mai di casa.

Al contrario dove ci sono confini molto rigidi, la comunicazione fra i sottosistemi figli e genitori è difficile e porta al disimpegno, con la conseguente assenza di sentimenti di lealtà e appartenenza al gruppo. Anche in questo tipo di famiglie non può avvenire lo svincolo perché manca il riconoscimento di appartenenza al sistema familiare. La differenziazione, che inizia fin dalla nascita e che ha il suo massimo sviluppo in adolescenza, è un processo in cui avviene lo svincolo dalla famiglia, dai genitori, attraverso il riconoscimento della propria identità ed individualità: i ragazzi iniziano a sviluppare un proprio pensiero critico, ad avere delle idee, dei pensieri personali, a voler fare delle scelte autonome assumendosene i rischi. Compito della famiglia è quello di sostenere i propri figli, imprimendo in loro un senso di identità che si fonda sul senso di appartenenza e di differenziazione. Il senso di appartenenza si forma nel bambino all'interno del gruppo familiare dove si appropria dei modelli relazionali e si adatta al gruppo stesso con cui condivide confini ben definiti e regole chiare e precise. E saranno proprio quei confini e quelle regole, a cui l'adolescente cercherà di contrapporsi nel tentativo di affermare la propria esistenza come individuo unico e irripetibile.

La differenziazione quindi avviene solo se è soddisfatto il senso di appartenenza che si forma attraverso la partecipazione, non solo al gruppo familiare ma anche ai sistemi extra-familiari a cui piano piano si avvicinerà l'adolescente nel suo tentativo di affacciarsi al mondo. Quando si parla di adolescenza, mi piace pensare alla "cameretta" dei ragazzi come metafora del loro cuore, e della loro relazione con i membri della famiglia. In questa fascia di età i ragazzi iniziano a pretendere la loro privacy, chiudendosi proprio nella loro camera che segna il confine fisico fra loro e il resto della famiglia. Questa richiesta di intimità, che spesso viene vissuta dai genitori come una chiusura totale, non è altro che la richiesta di un controllo completo del proprio sé; a tale richiesta, i genitori rispondono invece cercando di mantenere l'omeostasi e cioè mantenere l'apertura e quindi il controllo totale sul figlio. È un po' come il gioco del "tiro alla fune": i due sistemi, genitori e adolescenti, tirano la fune per riuscire a mantenere/ottenere il controllo totale sui figli. Quante volte abbiamo sentito frasi del tipo "la camera è la mia e ci faccio quello che voglio" e "la camera è dentro casa mia e quindi decido io"? che tradotto significa: "io esisto con la mia identità e voglio poter scegliere" e "tu sei mio figlio e non ti voglio lasciare andare". Rimanendo sulla metafora della camera, essa con il suo disordine di oggetti vecchi e nuovi appoggiati, dimenticati, curati e tralasciati… rappresenta il vissuto interiore del ragazzo che la abita. I ragazzi in adolescenza sono in una fase di passaggio dal mondo bambino al mondo adulto e conservano ancora qualche traccia dell'uno (es. il giocattolo preferito, l'orsetto per andare a letto…), ma vi fanno entrare anche qualcosa del nuovo sé (cellulare, foto, musiche…).

La relazione all'interno del gruppo dei pari assume un grande rilievo come luogo in cui poter cimentarsi, esplorare e condividere la propria esperienza trasformativa. Nel gruppo dei pari l'adolescente ha la possibilità di separarsi dall'ambiente che lo circonda, attraverso la creazione e la condivisione di codici linguistici, comportamentali. Il gruppo diventa allora luogo di apprendimento e di affermazione di sé, grazie al riconoscimento di appartenenza e al senso di uguaglianza fra i membri. La relazione con gli adulti rimane comunque un punto di riferimento per poter affermare il proprio sé e definire obiettivi e prospettive per il futuro. Gli adulti diventano un modello verso cui orientarsi in quanto il confronto, anche conflittuale, permette agli adolescenti di divenire più responsabili verso gli impegni e di cimentarsi in percorsi di crescita. In quest'ottica, il sistema relazionale degli adulti, non è più circoscritto alle persone significative (zii, allenatori, insegnanti, genitori…), ma anche da personaggi della cultura, dello sport e dello spettacolo.

Attraverso la relazione conflittuale con gli adulti e l'adesione al gruppo, l'adolescente può approfondire la conoscenza di sé e costruire la propria identità. Conoscere se stessi, con i propri limiti e potenzialità, con gli aspetti negativi e positivi della propria personalità, comporta la capacità di avere aspettative realistiche su se stessi e sul proprio futuro, la capacità di affrontare i fallimenti e di pensare ad un percorso di vita che tenga conto dei propri desideri e delle proprie capacità.

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Scritto da

Dott.ssa Samantha Corzani

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