TRADISCO MIO MARITO DA TEMPO MA NON RIESCO A LASCIARLO

Buongiorno, sono una donna di 35 anni sposata da 5, senza figli. Ho conosciuto mio marito, di qualche anno più grande, che eravamo entrambi adolescenti. Stiamo insieme da 20 anni e questa è stata per noi l unica esperienza sentimentale. Intorno ai 28 anni ho iniziato ad avere la necessità di creare qualcos altro e, credendo che il mio potesse essere un desiderio condiviso, gli ho proposto di sposarci. Da lì è iniziato il declino della nostra storia. Lui non si sentiva pronto e ha iniziato ad accusarmi di essere una donna insoddisfatta, che cercava relazzazione nel matrimonio. Inoltre lui, per trauma familiare, non credeva più nel matrimonio e aveva paura di fare figli. Tralascio i dettagli delle sue affermazioni, ma posso solo dire che da quel momento ho iniziato a guardarlo con occhi diversi. Mi sono laureata giovanissima e ho subito iniziato un percorso professionale lungo, complesso e per I primi tempi a titolo gratuito. Mi soffermo su questo aspetto perché sento ancora oggi di aver subito una profonda umiliazione, uno svilimento da parte di chi avrebbe dovuto invece sostenermi. Con lui avevo parlato spesso delle mie perplessità sul futuro lavorativo, delle incertezze tipiche della nostra generazione, ma mai mi sarei aspettata parole dure. In buon sostanza mi disse che io non guadagnavo abbastanza per poterci sposare e che lui non mi avrebbe sposata solo per la mia paura dell orologio biologico (mai avuta!) o per poi farmi fare la mogliettina mantenuta dal marito (mai desiderato!). Da qui l interruzione della nostra relazione per qualche mese. Torniamo insieme perché lui dice di aver sbagliato, di voler stare con me ecc. Fissiamo il matrimonio, ma anche durante i preparativi dà comunque segni di intolleranza verso questa decisione, è spesso nervoso e risponde male. Pensa solo e continuamente ai soldi. Nel frattempo trovo un ottimo lavoro ed è qui che conosco e inzio a sentire collega, una persona dolce ed empatica. Lo definirei un uomo sensibile, premuroso, oltre che intelligente e in gamba. inzio a notare le differenze con mio marito, sempre molto rude nei modi, aggressivo nel linguaggio e arrabbiato con la vita.
Intraprendo una relazione con il mio collega, di cui mi innamoro. Passa il tempo e lui mi chiede di lasciare mio marito per stare con lui alla luce del sole. Con lui ho una profonda sintonia, ma non riesco a lasciare mio marito. Tra l altro sento che, giustamente, si sta allontanando perché non vuole rimanere in questo limbo ancora a lungo. Vi sembrerà strano, ma ho pensato che l unico motivo per cui non lo lascio, al di là del bene che gli voglio, è perché ho un desiderio di maternità. Egoisticamente si è accesa in me una spia di allarme verso il mio "amante": non abbiamo mai fatto l amore in tutto questo tempo e lui non sembra averne desiderio, se non nella parte strettamente legata alla masturbazione che è sempre senza eiaculazione. Questo cosa mi mi ha fatto pensare molto e mi ha generato ancora più paure e ansie. Devo precisare che lui è single ed è di qualche anno più grande. Mettendo insieme tutto questo sono arrivata ad una fase di profondo smarrimento, di crisi di panico. Voglio bene a mio marito, compagno da una vita, voglio bene al mio amante dal cuore d oro, vorrei volere bene anche a me e alla mia vita...vorrei essere capace di prendere una decisione, vorrei smettere di far del male agli altri e a me. Ho messo in standby in miei progetti, soprattutto la maternità, ho bloccato la mia vita in una prigione dorata che mi sono costruita da sola. Ho bisogno di aiuto e vorrei capire come uscirne, come trovare il coraggio di decidere.