Sono laureato in una facoltà che non mi piace, non so che fare nella vita
(CHIEDO SCUSA IN ANTICIPO PER LA LUNGHEZZA DELLA STORIA, MA STO IN CRISI e sento che ho bisogno di aiuto, nonostante vada da una psicologa brava, continuo a sentirmi irrisolto).
Salve, ho 25 anni, sono laureato in giurisprudenza da circa 7 mesi, sto finendo uno stage di tre mesi in una multinazionale (in un settore che non mi ha fatto impazzire di entusiasmo, forse perché sono capitato in un periodo molto critico per l'azienda o perché personalmente ho questioni del passato irrisolte che condizionano ed inficiano la qualità della mia vita personale, professionale e interpersonale); partendo dal presupposto che sono una persona insicura, accondiscendente, troppo buona e senza un obiettivo, dopo il diploma in liceo classico (periodo, tra l'altro, di cui mi ricordo prevalentemente cose negative, come prese in giro, insulti gratuiti, scherzi di cattivo gusto e accuse infantili dai miei compagni di classe, il tutto a causa della mia mancanza di confini personali e della mia accondiscendenza e "bontà di cuore"), sapevo che non volevo studiare, non avevo interessi/passioni/attitudini specifiche e avrei voluto prendermi un po' di tempo per riflettere su cosa mi piace fare della vita ed, eventualmente, informarmi sulla strada universitaria o altro: i miei genitori non volevano che perdessi tempo con un anno sabatico o comunque non facendo niente; dal mio canto, io mi ero fatto una lista di facoltà un minimo interessanti per me (cinematografia, scienze motorie, anche psicologia), tutte facoltà che però PER MIO PADRE non portavano a nulla o comunque non facevano andare lontano nella vita...ed io, invece di impormi nell'avere più tempo per fare o non fare ciò che volevo, mi sono fatto convincere da mio padre ad iscrivermi a giurisprudenza (che per lui era ottima perché mi avrebbe aperto molte porte e dato molte più opportunità in futuro). Dopo varie crisi esistenziali, aver dato colpa a mio padre più volte di questa scelta (sbagliando certo, perché io ho passivamente ed inconsapevolmente accettato senza avere il coraggio di cercare e trovare alternative), frustrazioni e rancori per il passato liceale e post-liceale, dopo aver cambiato università da una pubblica ad una telematica privata al terzo anno (perché altrimenti avrei mollato tutto, sprecando 3 anni di esami/energie/tempo/tasse e contributi, così ritornando al punto iniziale post-diploma), alla fine mi sono laureato con un 96/110 (quasi a mo' di disperazione e per prendermi quel dannato pezzo di carta che per me non è mai stato di valore e tutta la conoscenza affrontata non l'ho mai acquisita/incamerata - non mi è rimasto nulla di ciò che ho studiato). In tutto questo, quando ho fatto il cambio università, era scoppiato il Covid-19, io iniziai ad essere curioso (con una certa sete di conoscenza, fine a se stessa) con la visione di documentari, ascolto di audiolibri, articoli sulla crescita personale e giurisprudenza mi ha aiutato a scoprire che proprio la crescita personale e la psicologia sono tematiche a me molto care, che mi affascinano e mi interessano, infatti dall'ultimo anno e mezzo di università in poi, ho continuato ad ascoltare e leggere audiolibri e libri di psicologia e crescita personale e sono diventati degli ottimi hobby (sto addirittura pensando di intraprendere di nuovo un corso di studi in tale ambito, ma non ho il coraggio di espormi in questa mia idea, perché i miei genitori, mio fratello e le mie sorelle mi dicono che ormai è tardi, che non conviene e ora che ho iniziato a fare esperienza lavorativa, non posso fermarmi e/o tornare indietro in mezzo allo studio dei libri - pensando, inoltre, che in realtà io voglia fuggire dall'esperienza di disagio fatta negli ultimi 3 mesi di stage e in generale dalle esperienze lavorative nuove)......quindi, eccomi qua, mi sento bloccato, non ho interessi specifici (se non un po' psicologia e la crescita personale), mi sento come uno che non ha mai saputo ascoltare o far prevalere la propria voce, insicuro perché sempre programmato e protetto ed ora mi sento, come allora, demotivato e privo di uno scopo; sono settimane che mi alzo le mattine con un senso di disagio e angoscia per il futuro, forse perché ne ho paura, paura della vita, delle esperienze nuove, di farmi valere...sento che ho sempre vissuto in maniera inconsapevole e superficiale (eppure penso di essere una persona gentile, educata, disponibile, voglioso di fare del bene e aiutare gli altri).
VI RINGRAZIO PER LA PAZIENZA E L'ATTENZIONE, spero riusciate a darmi qualche spunto su cui io possa riflettere e da cui ripartire
GRAZIE !
Cordiali saluti
