Senso di colpa verso mio fratello, cosa posso fare?

Inviata da ge · 10 nov 2023 Terapia familiare

Buonasera,
sono qui per cercare di capire, tramite qualche spunto, come potrei risolvere una situazione che mi porto dietro da molto tempo e che coinvolge anche mio fratello.
Sin da quando sono molto piccola il rapporto con lui è sempre stato difficile. Il più delle volte mi giudicava in modo molto pesante (soprattutto perchè ero una bambina) o facendo sempre intendere - neanche in modo troppo velato - che fossi non solo meno intelligente di lui ma anche meno intelligente di un qualsiasi bambino della mia età, paragonandomi sempre a persone della mia età che conosceva.
Al tempo mi limitavo a stare in silenzio, piangere e rimanerci male non solo perchè ero piccola e timida, ma anche perchè lui era più grande di 7 anni e molto più esuberante e preferivo sempre lasciare perdere.
Mia madre mi ha sempre detto di non dargli peso perchè era il suo modo di darmi fastidio e sfogare della rabbia addosso a qualcuno, ma credo che questo consiglio non mi abbia fatto bene. Solo oggi, che sono adulta, mi rendo conto di quanto questo mi abbia condizionata nell'infanzia: nutrivo una profonda insicurezza, convinta di essere stupida e che tutti mi considerassero tale, e mi venivano i sudori freddi tutte le volte che dovevo parlare davanti a qualcuno perchè ero convinta che sarei stata presa in giro, denigrata o che sarebbe comunque successo qualcosa. In casa cercavo di vivere come un'ombra e di non far vedere mai cosa facessi, e di parlare meno possibile, per paura dei suoi continui attacchi che mi ferivano molto.
Per fortuna, io e mio fratello siamo cresciuti separati e in adolescenza ho riacquisito un pò di serenità: finalmente mi sono sentita libera di esprimere me stessa, la mia identità, mi sono sciolta e mi sono circondata di tante belle persone che per me sono pezzi importantissimi della mia vita. Oggi so chi sono, nel bene e nel male, allora no.
Negli anni i diverbi non sono mancati. Spesso mio fratello mi si è aizzato contro con grande cattiveria e cercando di svalutare la mia persona punto per punto: ero sempre troppo qualcosa, non abbastanza qualcos'altro, la mia identità era solo una lunga lista di difetti gravi da correggere quanto prima. Qualsiasi cosa avessi fatto in passato, al presente, o volessi fare in futuro era irrilevante. Le mie amicizie, il mio modo di essere o apparire, in generale la mia vita erano ridicoli e mai abbastanza. Al netto di una riacquisita forza, i suoi attacchi mi ferivano meno, ma erano sempre molto pesanti.
Per tanti anni mi sono chiesta perchè ce l'avesse così tanto con me, perchè si fosse accanito con una bambina che alla fine non poteva avergli fatto nulla di così grave da giustificare tanto odio. Poi, crescendo, ho notato che questo atteggiamento non era esclusivamente verso di me, bensì (in forma diversa) verso chiunque dei suoi affetti.
Era così verso mia madre, verso mio padre, verso nostro fratello, e perfino (in un secondo momento) verso ognuna delle sue fidanzate che negli anni sono fuggite a gambe levate, comprensibilmente esasperate.
Confrontandomi anche con loro, e vedendo in mio fratello una persona difficile ma con qualche segno di bontà (complicata a sua volta, come gli improvvisi slanci di affetto ecc.), grazie alla sua ultima ragazza si era convinto ad iniziare una terapia per la gestione della rabbia. Tuttavia, dopo poco si è convinto di non aver bisogno di nessuna terapia e (dato che la situazione non era più sostenibile) la sua ragazza ha deciso di troncare la relazione.
Ormai da qualche anno è solo: nessuna relazione, rapporti con la famiglia praticamente azzerati (tranne me), amici che ormai si stanno facendo la loro vita. Non appare come appesantito da questa solitudine, anche perchè si riempie la vita di continue feste, hobby nuovi e rapporti occasionali ma mi ha confessato in passato di sentire delle mancanze.
Del fatto di tornare in terapia, però, non se ne parla e l'occasionale attacco verso chi lo circonda è sempre presente.
Quest'anno ho raggiunto il limite, e qui arriviamo al punto: mi rendo conto che in queste condizioni io non riesco a frequentare mio fratello. Di più, non solo non ci riesco, sento che non mi fa bene e che non dovrei farlo. Sono profondamente convinta che in lui, da qualche parte, ci sia del buono - ma la sua negatività è tale che mette anche me in uno stato psicologico orribile (appena lo ho accanto mi sembra subito di non valere nulla, che la mia vita non vada bene, anche se so che non è così).
Da quando ho capito questo, i nostri contatti si sono palesemente diradati oltre a non avere lui più notizia di ciò che succede nella mia vita, e di questo non manca mai di farmi sentire in colpa (anche se non si chiede mai il perchè). So che ho scelto di fare il meglio per me, di fronte ad una persona che non vuole migliorare in questo senso, ma mi sento profondamente in colpa pensandolo da solo e non essendo io una menefreghista. Non posso, però, tornare sui miei passi.
Come posso gestire il senso di colpa in questo caso?

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