Sensi di colpa verso gli amici e i genitori. Nascondere o chiedere perdono?
Buon pomeriggio.
Mi presento, sono un ragazzo di 20 anni che sta vivendo un periodo di grande ansia e incertezza.
I dubbi, iniziati in un contesto universitario lontano da casa, riguardano la mia sessualità.
Ciò mi ha spinto a cercare aiuto nello psicologo della mia università, ma purtroppo a causa delle vacanze pasquali c’è stata discontinuità e non potrò recarmi da lui prima della settimana prossima.
Tuttavia, i dubbi sulla mia sessualità si sono alternati in tale periodo a sensi di colpa per altri motivi.
Un prete, con il quale io da cattolico mi ero confessato e sfogato sul periodo che stavo vivendo, mi ha offerto il suo numero qualora volessi parlare; ho avuto immensi sensi di colpa per aver pensato male di lui.
Un mio carissimo amico mi ha detto che la fidanzata del fratello è incinta, ma di tenere la notizia per me; l’ho detto a mia nonna e per questo sono stato tanto male.
Ho pensato che il mio amico mi aveva rivelato in passato informazioni su suoi problemi familiari e io ne avevo parlato con i miei genitori.
Ho pensato a tutte le volte in cui i miei genitori hanno avuto problemi di coppia e io ne ho parlato con i miei amici, tradendo quindi la loro privacy.
Ho pensato a tutte le volte in cui ho detto del rapporto conflittuale che vi era tra me e mio padre durante la mia infanzia, quando mio padre mi giudicava per il mio aspetto fisico e caratteriale e mi rimproverava perché voleva che io fossi più uomo, più socievole, più magro.
Ho detto anche al mio coinquilino oggi che pur avendo un ottimo rapporto con i miei genitori, uno dei motivi delle mie ansia forse può essere dovuto a questo rapporto non ottimale nella mia infanzia con mio padre e che a volte è come se pensassi che mi vuole bene dall’adolescenza, quando il nostro rapporto è migliorato, solo perché vado molto bene a scuola/università.
I miei genitori non potevano pagarmi la rata universitaria a settembre e hanno chiesto a mia nonna di farlo; mi rendo conto di averli giudicati con un mio amico come se non me la volessero pagare intenzionalmente, anche se fanno sacrifici lavorativi duri.
Il loro lavoro impegnativo ha fatto sì che io sia sempre stato un punto di riferimento per i miei nonni e per mio fratello; e questo peso, anche se svolto con piacere, l’ho condiviso con alcuni amici più stretti, anche criticandoli a causa di ciò.
Al mio coinquilino questo inverno ho detto anche di un tentativo di tradimento da parte di mio padre verso mia madre, situazione che mi aveva turbato. E recentemente gli ho anche detto che il carattere duro di mio padre, che mi voleva più “uomo” nel senso di forza e socialità, è probabilmente uno dei problemi alla base delle mie ansie.
Ora mi sento in colpa, non so che fare.
Sento il bisogno di scusarmi con tutti loro per averli traditi, giudicati, per aver fatto trasmettere un’immagine brutta di loro, quando essi invece in questo periodo di ansia mi stanno vicino, si preoccupano se sto male e mi aprono le porte.
Mi sento una schifezza ad aver fatto ciò, vorrei confessarglielo per chiedere scusa, ma poi penso che sarebbe meglio non dire che ho divulgato nostre/loro notizie e che forse sfogarsi con le persone più vicine rappresenta un elemento di cui non avere paura.
Ma ho offeso e tradito la mia famiglia, a volte i miei amici, e ciò mi fa sentire un mostro.
Mi dicono che visto lo studio, la dedizione per i nonni e la mia disponibilità sono un figlio perfetto, eccellente, ma io mi sento una nullità per aver fatto tutto ciò.
È come se avessi bisogno del loro perdono.
Tutto questo nasce in me all’improvviso, quando sono solo a casa a studiare, quando non sono in compagnia, e mi blocca nel fare tutto, anche nello studiare.
Invece, quando sono in compagnia o sono al telefono con amici/parenti sto bene, mi sento meglio e le ansie passano.
Ma per quanto io cerchi di stare solo, non riesco.
Devo chiamare tutti e scusarmi? Sono mie paranoie e forse è normale giudicare e sfogarsi con i più stretti. Veramente, a volte questa situazione mi fa mancare l’aria.