Posso continuare a fare la figlia?

Inviata da Mia2211 · 22 mar 2023 Terapia familiare

Buonasera, mi presento sono una ragazza di 28 anni, con una situazione particolare alle spalle, vivo con mio padre e mia madre in un altro paesino vicino con mia nonna la quale non è più autosufficiente, a dicembre ho deciso di intraprendere un percorso di terapia, per vari motivi, attacchi di panico e ansia. Quindi esco da una terapia che pensavo mi avesse fatto molto bene, sono riuscita a snodare vari eventi della mia vita e ad acquisire più sicurezza in me stessa. Purtroppo da pochi giorni a questa parte sembra tutto tornato. Mi spiego meglio: decido di intraprendere questo percorso di terapia perché soffro di attacchi di panico e ansia, soprattutto quando dopo un viaggio o vari giorni insieme al mio ragazzo mi separavo, e quindi mi vivevo la separazione male. Pensavo fosse una questione di coppia ma poi con la terapia in realtà scopro che c'è altro, e anche una questione familiare perché mia madre si è trasferita con mia nonna e quindi mi vivevo male anche questa separazione. Da almeno 3 anni viviamo così, tutti separati perché la malattia della nonna ha portato mia madre a prendere questa decisione, inizialmente passavamo l'inverno tutti insieme nella stessa casa e l'estate poi mamma si trasferiva con la nonna poi con un'anziana la situazione è diventata pesante e mia madre si è trasferita estate e inverno, dandomi in un certo senso la totale responsabilità della casa, anche perché vivendo con mio padre ( lui lavora con mia madre pranza da lei, stanno tutto il pomeriggio insieme e torno a casa verso le 18/19 ogni sera) sono io a dover fare tutto, pulire, sistemare, cucinare (considerate che ho un cane e due gatti a casa) inoltre lavoro e studio contemporaneamente, quindi la situazione mi pesa parecchio, tra l'altro mi manca anche mia madre perché ero abituata a passare molto tempo con lei, purtroppo da quando mia nonna si è ammalata passiamo poco tempo insieme. Ultimamente è ritornata l'ansia e gli attacchi di panico, quando mi fermo un po' con il lavoro, perché ci sono magari dei giorni di vacanza e quindi passo del tempo a casa sola mi sento male, mi sento triste e sola, non mi va più di fare nulla, vorrei stare sempre fuori e non ritornare più a casa che è sempre vuota, non c'è nessuno a parte i miei animaletti. È come se dovessi sempre stare impegnata, mi dovessi impegnare sempre per non stare sola, perché se sto sola mi vengono gli attacchi di panico. Inoltre io volevo fare la forte e l'orgogliosa e non chiedere mai aiuto a mia madre, e quindi così chiudendomi ho scoperto che il problema era la mancanza di mia madre, quindi la mia terapista mi ha consigliato di ritagliarmi del tempo con lei, che sto già facendo e la cosa mi ha aiutato parecchio, però appena sono sola mi sento molto triste, non ho voglia di fare nulla. E considerate che sono una persona dinamica. Non voglio rassegnarmi a questa situazione, al fatto di non poter più fare la figlia. Io dentro di me sono arrabbiata di questa situazione, come se ho dovuto smettere di fare la figlia per dover subito prendermi delle responsabilità che non mi spettavano, il dover fare tutto io! Come se mia madre mi ha totalmente addossato tutta la responsabilità della casa. Attenzione lei mi viene ad aiutare quando può, viene qui pulisce, lava, mi manda il mangiare pronto, anche perché devo affrontare la specialistica universitaria e a volte non riesco proprio a studiare. Quindi lei mi viene ad aiutare però io non voglio rassegnarmi a questa vita. Consigli? Questa situazione mi mette ansia e panico, come se non posso più fare la figlia. So che ho 28 anni e non sono piccola, questo lo so! Ma avrei voluto continuare a fare la figlia per un po', avrei voluto godere dei miei genitori e non avere i pensieri di una persona adulta già adesso. Certe sere sono davvero esausta. Come potrei cambiare questa situazione?

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Miglior risposta 23 MAR 2023

Cara Mia, grazie per aver condiviso con noi la tua esperienza.
Ci descrivi una situazione piuttosto complessa, all’interno della quale sembra che tu abbia assunto un ruolo di grande responsabilità familiare. Posso immaginare la nostalgia verso una te più giovane, la figlia che aveva il diritto di pensare alla sua serenità e tranquillità. Sicuramente per adattarti alle situazioni della vita, hai chiesto a questa parte di te di fare un grandissimo sacrificio, mettendo temporaneamente da parte i tuoi bisogni ed esigenze per sopperire alla pesante assenza della tua mamma, impegnata ad accudire la nonna.
Dagli episodi che ci racconti, le separazioni sembrano essere per te molto difficili, probabilmente perchè ti costringono a contattare quella parte di te che teme la solitudine, che tuttavia custodisce proprio quei bisogni e quei vissuti che hai dovuto mettere da parte per occuparti di tuo papà e della casa. Capisco come fermarsi per te implichi entrare in contatto con queste emozioni spiacevoli, che sono l’espressione di un grande sacrificio: l’evitamento di questo stato d’animo doloroso potrebbe essere alla base della tua esigenza di tenerti sempre in movimento e sempre impegnata. Su questa rilettura della situazione, ti propongo di interpretare quella che ci porti come “problematica”, ovvero la spinta a non stare più in costante movimento e l’esigenza di non fare più nulla, proprio come una richiesta proveniente da quella parte emotiva che cerchi di tenere nascosta e sotto controllo. Come se oggi stesse cercando di comunicarti qualcosa, di prendere contatto con lei e di accettarla e accoglierla, di ascoltare ciò che ha da dire.
Fermarsi a volte è necessario, per concedersi la possibilità di individuare le strategie più efficaci per gestire una situazione che ci sta facendo soffrire e che ci comincia a stare stretta. Dedicarsi il tempo e lo spazio per riflettere sui proprio bisogni è importante ed è probabilmente l’unico modo per comprendere cosa fare per cambiare davvero la situazione.
Ti consiglio di chiedere aiuto ad uno psicologo che possa sostenerti in questa esplorazione di vissuti taciuti, potresti anche pensare di rivolgerti nuovamente alla tua psicologa precedente, se ritieni che ti abbia aiutato già la prima volta. Indubbiamente avere consapevolezza delle dinamiche che ci circondano ci è utile per avere un quadro più chiaro della situazione, ma a volte la sofferenza è talmente profonda che queste introspezioni avute in passato, ad esempio nella precedente terapia, vengono anch’esse rilegate in un angolino della nostra coscienza, e torniamo a sentirci in balia di ciò che succede.
Spero di esserti stata di aiuto e rimango a disposizione per qualsiasi cosa,
Un abbraccio.
Dott.ssa Annalisa Magnaneschi

Dott.ssa Annalisa Magnaneschi Psicologo a Roma

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23 MAR 2023

Cara Mia, per prima cosa voglio rispondere al tuo quesito principale per dirti che il tuo ruolo di figlia non potrà mai smettere di esistere. Certo abbiamo la necessità di rivisitare i nostri ruoli in base ai cambiamenti e alle relative esigenze cui la vita ci sottopone. Ogni ridefinizione è per noi una crescita, acquisizione di nuove consapevolezze e comportamenti legati ad essi. Tutto ciò porta con sè, inevitabilmente, uno scompenso rispetto agli schemi a cui eravamo abituati ad affidarci e ciò richiede lo sforzo di un adattamento.
Mi sento di dirti di accogliere le sensazioni, emozioni e i segnali che provengono dal tuo corpo affinché tu possa darti la possibilità di comprenderli a fondo. Per questo ti consiglio di rivolgerti nuovamente ad un professionista che possa sia essere la psicologa con cui hai già costruito una relazione terapeutica sia un altro collega.
Spero di esserti stata d'aiuto e ti auguro di riuscire a rimetterti in gioco al più presto.
Se dovessi avere necessità o altre perplessità, sono qui.
Un caro saluto.

Dr.ssa Antonietta Tantone Psicologo a Matera

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23 MAR 2023

Gentile Mia,
capisco il suo senso di responsabilità, che come un macigno, le si deposita addosso e la fa stare male, fino a provocarle dei veri e propri attacchi di panico, mentre invece lei vorrebbe prendersi il carico solo delle sue responsabilità da 28enne.
Sta contenendo molte emozioni, che a mio avviso, meritano di essere elaborate, comprese e poi lasciate andare oppure accolte.
Lei ha il diritto di non rassegnarsi a questa vita, infatti anche quando la vita ci pone davanti delle situazioni che noi in prima persona non possiamo stravolgere, abbiamo comunque il potere di decidere come reagire a queste situazioni per non farci travolgere.
Non ho compreso bene se sta ancora andando in terapia oppure no, ma ad ogni modo, il mio suggerimento è quello di affrontare il tutto con il supporto di un professionista.
Spero di esserle stata utile e resto a sua completa disposizione per un'eventuale consulenza psicologica, anche online.
Un saluto.
Dott.ssa Deborah De Luca

Dott.ssa Deborah De Luca Psicologo a Monterotondo

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