Perché mangio troppo?

Inviata da Giovanna · 20 gen 2014 Bulimia

Buongiorno, non riesco a capire il mio comportamento. Sono molto sovrappeso, ogni volta che mi guardo allo specchio mi faccio schifo, ma nonostante ciò mangio in continuazione. A volte mi fanno male le mascelle, le gengive sono grattate dalla crosta del pane, mi tira la pelle dello stomaco e delle pancia, ma mangio ugualmente. Perché, perché mi faccio del male.
Ho un buon marito, due figli meravigliosi, un lavoro che mi piace...perché odio me stessa?

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Miglior risposta 21 GEN 2014

Buongiorno gentile Giovanna,
nel dire che si fa del male e che odia se stessa Lei ha già intuito che il comportamento del mangiare troppo sottende una sofferenza identitaria notevole. Per risolvere le suggerisco di valutare un percorso di psicoterapia ad impostazione psicodinamica che le darà la forza di affrontare le sue problematiche personali che sta tarpando con l'assunzione eccessiva del cibo. Una volta elaborata la sofferenza, il suo odio per se stessa, tornare a mangiare in modo sano sarà più naturale.
Cordialmente

Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta Psicologo a Roma

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29 GEN 2014

Gent.ma Giovanna, la Sua richiesta di aiuto attraverso una spiegazione professionale merita attenzione, soprattutto perchè come si evince da quanto da lei scritto non riesce a dare un senso ed un significato a cio' che la porta a ingurgitare il cibo pur conscia di farsi del male (modificazioni morfologiche corporee) e, la conseguenza è anche quella di odiarsi, di odiare il suo essere corpo nelle forme che non la rappresentano. Afferma che è circondata da persone affettuose, che le vogliono bene, che è la sua famiglia:marito e figli. Certo, nessuno mette in dubbio questa percezione di affetto che la circonda, ma la prima domanda che mi verrebbe da porle è: quanto bene lei vuole a sè stessa? - quanto riconosce suo il corpo che la distingue dagli altri? - Qual'e' il suo mondo interiore rispetto al mondo/ contesto che la circonda ? - che cosa rappresenta il cibo per lei?. E queste non sono che solo punti di partenza dai quali cercare di far emergere il suo disagio e disturbo alimentare che sicuramente è sotteso a disturbi piu' profondi che possono avere origini dal suo pregresso vi storia di vita e manifesti attraverso questo comportamento nel tempo attuale. Purtroppo, come ben suggerito ed evidenziato da altri colleghi, tutti percepiamo il suo malessere ed il suo bisogno di essere presa in cura, aiutata a capire e rivedere da un altro punto di vista la modalità disfunzionale di alimentarsi con tutte le conseguenze che ben conosce e vive come profondo disagio, ma l'intervento richiede un accurato processo relazionale diagnostico che puo' essere fatto solo con sedute di incontro, per cui l'invito è quello di rivolgersi ad un terapeuta di sua fiducia o conoscenza e iniziare un percorso personale. Cordialità

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22 GEN 2014

gentile Giovanna,
concordo con quanto detto dai miei colleghi: spesso l'abbuffata è scatenata da emozioni negative che non siamo in grado di comprendere appieno a livello cosciente. Inoltre spesso chi si abbuffa non è in grado di mantenere la "giusta via di mezzo" per quanto riguarda il cibo e l'autostima: O digiuno (sono molto brava), o abbuffata (ho sgarrato, quindi non valgo niente). Come lei sa le conseguenze del sovrappeso per la salute sono serie, quindi è importante che si rivolga a un collega che possa interagire con un bravo nutrizionista nell'aiutarla a gestire il percorso di dimagrimento sia dal punto di vista alimentare che da quello emotivo.

Anonimo-135928 Psicologo a Cologno Monzese

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22 GEN 2014

Cara Giovanna,
Il cibo può essere un modo per gestire il profondo vuoto interiore quindi ha una funzione ben specifica! Questa può essere una risposta iniziale.
Intraprendere un percorso psicoterapeutico può consentirti di imparare a rapportarti ad esso, alla tua storia e ai sentimenti di odio-amore verso te stessa.

Dott.ssa Simona Mortarino - Psicologa, Psicosomatologa Armeno (NO)

Anonimo-136020 Psicologo a Armeno

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21 GEN 2014

Gentile signora Giovanna,
mi pare troppo azzardata l'equazione "mangio troppo" = "odio me stessa". Tuttavia tante sono le ipotesi psicologico-nutrizionali sull'assunzione eccessiva e continuativa di cibo. Ciò che interessa sono le cause, prossime e remote, che nel suo specifico caso (che va valutato clinicamente nel suo complesso, non solo se ha marito e figli) la portano a consumare incontrollatamente cibo. Solitamente gli psicoterapeuti comportamentali si sono da sempre interessati delle persone che mangiano troppo, ma anche i nutrizionisti si occupano, per altri versi, di tali condotte.
paolo zucconi, sessuologo clinico, nutrizionista e psicoterapeuta cognitivo comportamentale in friuli venezia giulia

Dr. Paolo G. Zucconi (sessuologia clinica & Psicoterapia) Psicologo a Udine

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21 GEN 2014

Gentile Giovanna,
le motivazioni per le quali lei non si voglia bene possono essere molte.
In ogni caso le consiglio di fissare un incontro con un Professionista Psicoterapeuta, così da valutare la sua situazione e cercare di risolverla.

Cordialmente,
Dott.ssa Roberta Alici. Psicologa/Psicoterapeuta Firenze,Ravenna.

Dott.ssa Roberta Alici Psicologo a Comacchio

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21 GEN 2014

Nell'orientamento psicologico Breve Strategico, diciamo che chi divora, è divorato dentro, ragione secondo la quale un soggetto tende a ricercare gratificazioni in maniera costante. Una delle forme più semplici e primitive è quella del piacere orale. A questa si può associare anche una vera e propria dipendenza fisica, dalle cose ingerite, poichè durante la digestione, il nostro corpo le elabora, sintetizza e trasforma, abituandosi e chiedendone sempre di più o più frequentemente, come fosse una droga. Per sapere cosa le accade, ribadisco l'importanza di un colloquio con uno psicoterapeuta.
Cordiali saluti.

Dr. Cristian Sardelli
Psicologo-Psicoterapeuta

Cristian Sardelli Psicologo a Firenze

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20 GEN 2014

Cara Giovanna,
alle volte pur avendo il supporto di persone care, una famiglia unita e calorosa, ed una vita piena di impegni, può restare un vuoto interiore, una sensazione di smarrimento o sofferenza. I motivi di questo malessere possono essere di tanti tipi, alcune volte sono legati a conflitti interiori, situazioni del passato non affrontate o lasciate in sospeso. Altre volte l'intolleranza alle emozioni porta le persone a cercare il cibo come mezzo per ripristinare un apparente equilibrio interno, o come strumento di distrazione. Bisogna tener conto che intervengono anche processi fisiologici, per cui all'aumento di massa grassa corrisponde anche una maggior richiesta da parte del corpo di nutrimento, e ciò aumenta le occasioni di fame e ricerca di alimenti. Per favorire il recupero di un peso più salutare è consigliabile seguire i suggerimenti di un esperto in alimentazione, come un dietista o nutrizionista, tuttavia appare molto difficile seguire un regime dietetico se non si è motivati a farlo e non si capiscono le ragioni sottostanti a tale comportamento. Per questo le consiglierei di rivolgersi inizialmente ad un terapeuta che si occupi di problematiche alimentari, che possa aiutarla a comprendere l'origine di questa sua modalità di relazione con il cibo. Potrebbe scoprire lati di sè che non aveva preso in considerazione e trovare le nuove risorse interne.
un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Francesconi

Anonimo-127163 Psicologo a Fano

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20 GEN 2014

Gentile Giovanna,
purtroppo non possiamo rispondere alla sua domanda, credo sia utile fare una valutazione psicologica approfondita e valutare l'ipotesi di un trattamento psicoterapico (collaborando in parallelo con un nutrizionista per implementare una dieta efficace). Il bisogno eccessivo di cibo talvolta è correlato con la difficoltà nella gestione delle frustrazioni e delle emozioni negative. Mangiare allora diventa un po' come colmare un vuoto interiore.

Cordiali saluti,
Dott. Giuseppe Del Signore - Psicologo, Psicoterapeuta Viterbo

Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo a Viterbo

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