Non mi piace la mia psicologa perché è troppo giovane
Salve. Ho 18 anni e da 6 mesi faccio terapia strategica breve per fobia sociale, problemi sessuali e insicurezza in generale, alcuni lievi miglioramenti li ho visti però non mi sono aperto del tutto con la mia terapista perché come persona non suscita molto la mia simpatia. È abbastanza giovane, sulla 30ina, è esperta in tecniche di rilassamento, donna aperta mentalmente e sicura di sé, che dà molta importanza al rapporto tra psiche e corpo e ammira i nudisti. Il problema è che pone domande indiscrete, talvolta anche con toni non molto garbati, come se niente fosse. Una volta ad esempio mentre discutevamo sul rapporto con il proprio corpo ha tirato fuori l'argomento masturbazione senza che io glielo avessi proposto facendo domande e considerazioni non richieste. Io quindi imbarazzato le ho detto che secondo me le ragazze non si masturbano e preferisco fare finta di non saperlo e lei con aria scocciata «bene, allora continua a credere a Babbo Natale perché è bello credere a Babbo Natale», ma che modi sono di rispondere? Una terapista non dovrebbe essere gentile sempre e comunque? Dopo questo episodio non mi sono fatto più vedere per più di un mese e lei non mi ha chiesto neanche il perché, quando sono ritornato mi ha spiegato che nel modo di esprimersi è così schietta poiché questo tipo di terapia prevede di centrare subito il nodo del problema senza perdere tempo in chiacchiere. Certe volte però, in base al problema, non si può essere così diretti, non mi da il tempo di metabolizzare le cose, perché dovrebbe parlarmi dei nudisti se sa che non mi piacciono le persone che si mettono in mostra? E che vado in panico all'idea di mostrarmi nudo in seguito ad un esperienza negativa? Ok che è naturale, che è fisiologico, che sono intelligente e dovrei capire ma c'è modo e modo di trattare certi argomenti. Lei si sente tutta friendly, si vanta di quanto sia giovane e aperta e sembra che mi voglia imporre le sue idee libertine, si mette a parlare dei fatti suoi e si atteggia come se parlasse con un amico qualsiasi, mi dà spiegazioni scientifiche credendomi un medico solo perché una volta ci siamo intrattenuti a parlare di psicologia dicendole che mi ero interessato a Freud. Non è questo quello che mi aspettavo dalla terapista, per me dovrebbe essere una figura rassicurante e in un certo senso materna, non dovrebbe mai giudicare e non dovrebbe parlare come se fosse una semplice amica, altrimenti non chiederei i soldi ai miei genitori per pagarmi le sedute. In precedenza avevo fatto qualche seduta da un'altra psicologa che poi non ho potuto più incontrare per altri motivi, quando parlava era dolcissima e mi compiaceva anche se le avessi detto che mi ero fatto la cacca addosso, lei invece non è per niente empatica, minimizza i miei problemi, rimane impassibile quando rispondo alle sue domande mentre prende appunti su un foglio e poi è troppo piena di sé, è sgarbata, ti dice le cose in faccia, sembra che mi voglia giudicare. «Allora vuoi fare l'adulto o il bambino? Sei grande non pensi che dovresti difenderti da solo? Sei bello grande e vaccinato non pensi che non devi dipendere da tua madre?» mentre con aria di superiorità rimane a fissarmi con quei suoi occhialini orrendi, che poi, ma questi sono dettagli, è pure bruttina. «Che rapporto hai con il tuo corpo?» con aria smaliziata, io le ho detto che mi sento insuicuro quando gli altri mi toccano perché ho un problema alle parti intime e inconsciamente ho paura che mi colpiscano là sotto, però non so come spiegarglielo, «non è vero, tu non hai niente, ai maschietti piace quando glielo toccano, se guardi i neonati ridono quando gli toccano il pisellino». Mi mette a disagio questa mancanza di empatia nei miei confronti, cosa dovrei fare? Dovrei parlargliene?