Non ho il coraggio di farla finita ma neanche di vivere

Inviata da Sara · 24 apr 2023 Autorealizzazione e orientamento personale

Salve, sono una ragazza di 20 anni. Premetto che sono in terapia sin dai primi giorni in cui sono comparsi i sintomi, grazie alla presenza costante dei miei familiari. Ho cambiato circa tre dottoresse, Ma non sento dei miglioramenti. Certo, è aumentata la mia consapevolezza, ma sento di avere un autosabotaggio irrefrenabile. Mi scuso in anticipo per la lunghezza del messaggio, ma sono davvero disperata e non riesco a trovare conforto. Da qualche anno mi sono ammalata di dca, con tutte le conseguenze multi fattoriali che essi scatenano, dagli esami all'università alla convivialità, l'intimità e anche una semplice riunione tra amici o colleghi. E ancora, ansia sociale, ossessioni e compulsioni, eccesso di fumo e guida spericolata, pensieri autolesivi, stadi depressivi e fasi super energiche, dismorfofobia, e chi più ne ha ne metta. Tutto è iniziato nel 2020: volevo dimagrire perché probabilmente avevo messo sù 2-3 chili e sono impazzita, così è iniziato il mio progetto; (Premetto che da bambina ero un po' cicciottella ma non era una mia preoccupazione eccessiva, se non solo per il dispiacere viste le critiche dei miei compagni alle medie e un familiare che amava scherzare e prendermi in giro, a sua detta in modo benevolo, ma scatenando su di me un malessere profondo, che i miei genitori non hanno mai difeso o validato, perché erano convinti che fossero battute leggere per cui non prendersela. Sin dai 13 anni ho sempre fatto diete su diete per dimagrire, passando dal lieve sovrappeso ad un accennato sottopeso, la dieta era ed è parte della mia vita, ma prima non la invalidava, così come il rapporto con il cibo, avevo l'ansietta di sgarrare ed ero molto disciplinata, autostima sempre sotto zero, timidezza e pianto facile, ma nulla di estenuante, come invece lo è diventato ora). Inizialmente, tutto è cominciato con una lieve anoressia o qualsiasi tentativo di perdere peso. Saltavo i pasti, contavo le calorie, pensavo di essere tanto grassa (quando non lo ero). Il mio unico desiderio era questo futuro tanto atteso in cui la perdita di peso avrebbe validato la mia opportunità di vivere e di essere amata, di sentirmi libera e adeguata al mondo. Ma poi, sono cominciate le abbuffate e le compensazioni. Vomito, lassativi, digiuni, giorni neri e giorni bianchi, cibi buoni e cibi cattivi, sempre con una costante avversione verso il mio aspetto fisico, un senso di vergogna che non mi lascia vivere. Ad aumentare poi è stata l'ansia sociale, o meglio una vera e propria fobia di essere vista dagli altri, di essere osservata e giudicata, come se a camminare in strada fosse un omicida e non una semplice ragazza di vent'anni. Poco a poco ho cominciato ad evitare sempre più situazioni sociali, aiutata anche dalla pandemia e dalla patente, visto che non ho più camminato a piedi. Non vado in università da quasi tre anni, perché ho paura di farmi vedere dai miei colleghi e non vedo i miei amici da un anno, per lo stesso motivo. Evito determinate zone per paura di incontrare qualcuno che possa conoscermi, ma la cosa grave è che questa inadeguatezza mi accompagna anche a casa e con le persone che mi hanno già vista. A volte, ho il coraggio di avere appuntamenti con dei ragazzi, e anche se piaccio a loro e loro mi piacciono tronco, per il mio aspetto fisico. Sono convinta che non abbiano visto abbastanza e possano trovare qualcos'altro di spaventoso in me che io devo nascondere. Tolgo il giubotto in bagno e d'estate non indosso i pantaloncini neanche in casa. Questo ribrezzo verso il mio corpo è aumentato anche perché nell'ultimo anno ho preso peso. (Purtroppo o per fortuna) ho capito che compensare è un cane che si morde la coda, e ad ogni mio digiuno tornavo ad abbuffarmi in modo peggiore, che ogni volta che vomitavo avrei potuto peggiorare i miei denti, i miei organi. Insomma, nell'ultimo anno, tra qualche abbuffata non compensata e qualcuna sì.. ho messo su circa 10 chili. So che non è rilevante il mio peso in questa storia, ma è per farvi capire quanto questo dolore sia esageratamente sproporzionato alla reale gravità della mia condizione fisica, anzi, se anche avessi una condizione patologica sarebbe comunque ingiustificata una vergogna del genere; e credetemi ne sono estremamente consapevole, per questo mi sento ancora più pazza. Ogni mio pensiero giornaliero è incentrato su qualsiasi dettaglio del mio corpo, ma anche del viso, come le sopracciglia, la peluria, l'attaccatura dei capelli, le cosce, il seno, un neo, e ovviamente su ciò che devo mangiare e quanto devo mangiare. Ancor prima di cominciare un pasto, rifletto sulle calorie, ma anche sulla qualità dei macronutrienti, se sia un pasto bilanciato oppure no. Nei supermercati leggo tutte le etichette nutrizionali e non mi lascio cucinare da qualcuno che non sia io. A livello razionale, questo estremo sforzo è volto al dimagrimento e al raggiungimento di un corpo accettabile, che mi permetta di fare le cose che voglio e di non sentire più vergogna. Eppure, anche quando ero magra ho cominciato questo progetto, per diventare come? Ancora più magra? Non ha senso, e capisco bene che non è dimagrire che mi svolterà la vita, eppure non riesco a lasciare questa ossessione. Quando dimostro a me stessa di essere brava con la dieta è come se si allontanasse una spada che sancisce la mia inadeguatezza a vivere. Io non so a chi chiedere aiuto, per favore aiutatemi. In realtà, ho una psicoterapeuta e una bellissima famiglia, ma sento di non avere nulla.. perché con la dottoressa mi sembra di non riuscire mai ad esprimere il mio dolore, sono fredda e scostante, non mi esce una lacrima, e non riesco a trarre beneficio dalle sedute, molta teoria, tanto sfogo, ma nella pratica zero di zero. A volte sento di star perdendo tempo, ma io la stimo tanto, e mi ripeto che queste cose richiedono tempo. Nella mia famiglia, mio padre possiamo anche escluderlo, a stento ha imparato cos'è un disturbo alimentare, e mia madre appena le dico A entra subito in sistema allarme crocerossa e piange. Quasi devo confortarla io.
E mia sorella... povera martire, già deve sostenermi in tutto, cercare di capire i miei umori, tentare di comprendere cosa mi fa stare bene e cosa no, deve difendermi contro tutti, e mi ha tutti i giorni sotto agli occhi che non ho uno scopo nella vita e sola, a vergognarmi di me e a tentare di evitare gli altri, mi deve accompagnare o fare le cose al posto mio nei luoghi per me proibiti, e non sa come aiutarmi, mi sentirei in colpa a dirle queste cose così gravi.
Io non so cosa fare, questo 2023 è iniziato male, malissimo. Dopo un tentativo in estate di riprendermi, sono scivolata giù seriamente, e non vedo più via di uscita. La cosa mi fa tremendamente paura, perché comincio ad avere paura di vivere e non di morire. So di star toccando il fondo perché nonostante tutto riprendo sempre in mano la consapevolezza, dei miei pensieri e delle mie azioni, e in queste settimane so di aver fatto brutte cose. Sto cominciando anche ad avere dei comportamenti autolesivi. Il primo sicuramente c'è sempre stato ed è quello di mangiare fino a bucarmi lo stomaco, senza pensare alle conseguenze, ma stanno comparendo degli altri che non riesco ad evitare. Quando sono fuori di me prendo la macchina e guido lontano, spesso subito dopo le abbuffate, e guido senza logica e ragione, sbandando a destra e sinistra e andando a slalom nella speranza di andare contro qualcosa, oppure un paio di volte in questi giorni ho abusato di farmaci a caso. Se penso ai giorni che verranno mi sale un'angoscia assurda e quasi quasi morire diventa un sollievo. Ogni sera mi addormento sperando magari di avere un piccolo favore e non svegliarmi più, sempre se mi addormento, perché passo le notti sveglia a pensare ossessivamente e impazzisco perché non riesco a liberarmi della mia mente. Se sto in crisi prendo il metro e mi misuro o fumo tantissime sigarette. L'altra notte mi sono presa a botte da sola per il nervosismo. Ma io non ho il coraggio di farla finita, sono una vigliacca, e poi riesco ad essere così egoista, non posso rovinare la vita di altre tre persone, finirebbe tutto anche per loro. Io credo che uno dei motivi che spinga qualcuno a suicidarsi è anche la consapevolezza (reale o immaginaria) di non lasciare del dolore alle persone per tale perdita. Ma nel mio caso non è così, non voglio che la loro vita sia così buia a causa mia, non lo meritano, non sono così importante da decidere questo destino per loro. Quindi, se devo scegliere scelgo di soffrire io, e di meritarmi questa vita così disperata e vuota. Io ho soltanto 20 anni e non voglio più viverla la vita, perché mi fa paura, mi mette angoscia. Se penso di dover trascorrere tanto tempo con questo corpo mi sento male. Sono totalmente sfiduciata verso il prossimo, anche se penso alla crisi economica, ai problemi del pianeta, alle guerre. Quando vedo donne incinte mi sale una rabbia assurda, perché per me è una scelta egoista mettere al mondo esseri umani in un mondo che non ha nulla da promettere a loro.
La vita è troppo breve per sprecarla come la spreco io, ma è anche troppo lunga da sopportare in questo modo. So di non essere in uno stato di condanna eterna, ma io non ci credo più tanto alla guarigione. Mi vedo in futuro sola e grassa, senza la possibilità di avvicinarmi a nessuno.
Ho il cuore spezzato per tutte le cose a cui ho rinunciato, amici che aspettano la mia presenza da anni, che vorrebbero solo un mio abbraccio, e io invece ho rinunciato a loro, al mio futuro universitario, ho fatto fuori tutti. Ma non riesco a fare nulla per cambiare le cose, perché l'impulso a proseguire la malattia è così patologico, surreale e animale, è un comandamento indiscutibile, è un elastico che torna sempre al punto di partenza. Paradossalmente sento di star lottando per meritare i miei amici, la mia vita, per meritarmi una vita leggera e senza proibizioni, eppure non riesco a vincere questa battaglia. Mi sento così in colpa, perché vorrei che tutti sapessero che io sinceramente vorrei star con loro e abbracciarli, ma non ne ho proprio il coraggio, non me lo merito.
Eppure, sto sempre sui social a dimostrare che io sono, che io posso, che sono bella, che sono brava. Nessuno penserebbe che sono una vinta, senza speranze, anzi quasi quasi sono convinti che mi senta la principessa sul pisello che pensa a truccarsi e fare le foto. Apparenza, la parola che meglio si sposa con la mia intera esistenza. Non ho opinioni, non ho piaceri, né emozioni, niente di niente. Alla fine, io non lo so chi sono. Qualsiasi cosa mi venga detta è in grado di influenzarmi e buttarmi a terra, sono così debole e fallita, mi fluttuano le parole degli altri nella mente. Vorrei essere una bella persona per tutti. Ma non sono neanche in grado di fare pace con il passato, di mettere a tacere la voce di chi nella mia vita non conta nulla da anni. Tutti sono andati avanti, e io invece resto ferma, mentre tutti vanno all'università, hanno degli amici, fanno cose normali, io invece no. Lo so che tutti hanno delle difficoltà, ma io non riesco a vedere difficoltà più grande di quella della prigione e della privazione della libertà, privazione dell'essere, questo è ciò che vivo io. E lo so che sono libera e posso fare ciò che voglio, come direbbe la mia psicoterapeuta, ma forse io non voglio essere libera, perché la mia sarebbe una libertà tanto scomoda e sofferente vista la vergogna che provo, tanto vale privarsene, non mi sento in grado di meritarmi il mondo, non sono adeguata alla vita, mi sento un pesce fuor d'acqua, senza appartenenza, in un corpo che non è mio. Io non merito di essere amata, perché se mi ami non ti crederei, e se non mi ami non me ne farò mai una ragione, e allora tanto vale ci sia il nulla.
Vorrei solo essere una ragazza normale, che urla ai concerti e che fa sesso con il ragazzo che le piace, che prende il treno e va all'università, e che si fa toccare dagli altri, che il sabato esce con gli amici o guarda un film a casa, non che gira a zonzo nei centri commerciali per abbuffarsi. Ma io non lo sono, e non riesco a cambiare le cose, nonostante abbia la consapevolezza di star perdendo così tanto. Io lo so che c'è tanto in gioco, che un'altra vita non mi viene data più, ho solo questa, ho solo questo corpo e lo sto trattando male, non me ne verrà dato un altro. Mio cugino ha un cancro e soffre il triplo più di me e io al suo posto potrei vivere senza sprecare la vita, perché tanto non sto in un ospedale, attaccata alla flebo e senza capelli. Ma io non ci riesco, e mi sento così in colpa per essere una privilegiata che non sa apprezzare ciò che ha. Non ho nulla da amare o che mi assorba completamente, neanche dipingere, visitare un museo, guidare in autostrada, neanche le sigarette, torno sempre ad aggrapparmi alla mia dieta, alle mie abbuffate, alle punizioni. Riesco a vedere solo il mio dolore, il che mi rende molto egoista e insensibile, quasi quasi preferirei essere mio cugino in ospedale, perché almeno non avrei il mio di dolore. Lo so, sono cattiva, c'è anche chi sta peggio di me, ma ognuno tende ad esasperare il proprio, no?
Vorrei fosse solo un incubo, svegliarmi e vivere, ma purtroppo non lo è, e potrei avere qualsiasi cosa al mondo, qualsiasi, ma se non c'è la salute... che sia fisica o mentale, la vita è carta straccia. Sono così stanca, non so cosa fare, vorrei tanto essere ricoverata, ma non lo farebbero mai con il mio peso. Dovrei soltanto sborsare tanti soldi per un centro privato, sicuramente fuori città, e far credere alla mia famiglia di essere così tanto peggiorata, e far star male i miei nell'avermi lontano da casa.
E quindi non so cosa fare, non so quanti lunedì io sia ripartita daccapo autoconvincendomi di un nuovo inizio, ma poi torno sempre nel fango. Vorrei togliermi i social, perché avere questa catena virtuale di contatti inutili è diventato tossico, mi nutro di un'immagine e di una vita che non rispecchia la realtà, mi aggrappo ai consensi di chi vede una foto o pensa che io abbia tutto così sotto controllo, e non immagina minimamente quanto io sia una persona che si sgretola così facilmente, senza convinzione, che mangia nei bagni, e butta la spazzatura di notte, e che ora è anche ingrassata. Mi sento un impostore, sento di star tradendo la fiducia degli altri perché sono ingrassata e mi nascondo da loro, di vivere una vita che non è mia, non riesco a riconoscermi, per questo vorrei sempre togliermi i social, sono uno dei motivi per cui io ho così paura della realtà e del discontrollo, degli sguardi, della fisicità, ma sono così dipendente dalle attenzioni fittizie, dalle dimostrazioni ipocrite. Un po' mi distraggono, essendo che non ho vita vera.
Vi chiedo scusa per la lunghezza del messaggio e spero di non avervi oppresso, vorrei soltanto un messaggio di conforto che non so a chi scrivere. Ma soprattutto, sapere se per voi, a una prima impressione per le cose che ho scritto in modo arronzato, ne valga la pena continuare la terapia oppure è tutto inutile e dovrei cambiare professionista. Premetto che ci vado una volta ogni 1-2 settimana, dal 2021. Grazie, se mi risponderete.
Buona giornata

Risposta inviata

A breve convalideremo la tua risposta e la pubblicheremo

C’è stato un errore

Per favore, provaci di nuovo più tardi.

Prenota subito un appuntamento online a 44€

Ricevi assistenza psicologica in meno di 72 ore con professionisti iscritti all’ordine e scegliendo l'orario più adatto alle tue esigenze.

Miglior risposta 26 APR 2023

Ciao Sara,
Ho letto il tuo messaggio, ho sentito il senso di colpa e la confusione che stai provando e sono stata in grado di immaginare quanto questo ti faccia stare male e quanta sofferenza, anche a livello fisico, ti causi.
Non posso pronunciarmi riguardo al cambio di professionista, poiché non conosco i dettagli e il percorso di studi della collega che ti sta seguendo, ma in risposta alla tua ultima domanda, sì ti consiglio di continuare con la terapia. In forma scritta non hai avuto difficoltà ad aprirti ed esprimere tutto ciò che ti tormenta, forse questa è una strategia che potresti usare anche con la dottoressa che ti segue. Potresti farle leggere questo messaggio, in questo modo potreste discutere insieme del percorso migliore da intraprendere giunti a questo punto.
Non c'è nulla di male nel riconoscerti di stare male e con la tua sofferenza non stai togliendo niente agli altri che soffrono, seppur per motivi diversi, come tuo cugino. Le tue sono sofferenze diverse e altrettanto reali, prenditi cura di te, solo nel momento in cui ti sentirai salda sulle tue gambe potrai allora pensare agli altri. Se ti serve l'appoggio di tua sorella per camminare, prenditelo quando lei te lo offre. Immagino che questo ti faccia sentire in colpa nei suoi confronti, ma potresti riflettere su dei modi in cui ricambiarla e, probabilmente, inconsapevolmente, lo fai già. Se non ne sei sicura, parla con lei, il dialogo è l'arma più potente di una sana relazione. Puoi usarlo per scacciare via le convizioni, magari erronee, che potresti aver desunto senza però essere ricorsa ad un confronto diretto.

Spero che questa risposta possa esserti d'aiuto e ti auguro di sentirti presto meglio.

Isabella

Dott.ssa Isabella Muscolino Psicologo a Palermo

10 Risposte

5 voti positivi

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

25 FEB 2024

Buongiorno Sara,
mi trova d'accordo con i miei colleghi, ha bisogno di uno spazio sicuro dove prendersi cura di sè
Comprendere l'origine dell'ansia, elaborarla e guarire.
Resto a disposizione

Alice Noseda

Dott.ssa Alice Noseda Psicologo a Lecco

2053 Risposte

1252 voti positivi

Fa terapia online

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

31 LUG 2023

Buongiorno Sara,
si protegga, si aiuti. Sia complice di se stessa, non giudice cattivo
Le consiglio di intraprendere un percorso psicologico, con il fine di comprendere se stessa e la problematica che riporta
Cordiali saluti
Alice Noseda

Dott.ssa Alice Noseda Psicologo a Lecco

2053 Risposte

1252 voti positivi

Fa terapia online

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

25 APR 2023

Buongiorno car
mi spiace della tua sofferenza che hai avuto nel passato e che hai oggi.
Penso che ti farebbe bene un percorso di psicoterapia per superare la depressione in cui ti trovi, la problematica del tuo corpo , la tua ansia sociale. .Puoi farlo anche online

Dott.ssa Patrizia Carboni
Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Patrizia Carboni Psicologo a Roma

1372 Risposte

209 voti positivi

Fa terapia online

Contatta

Ti è stata utile?

Grazie per la tua valutazione!

Psicologi specializzati in Autorealizzazione e orientamento personale

Vedere più psicologi specializzati in Autorealizzazione e orientamento personale

Altre domande su Autorealizzazione e orientamento personale

Spiega il tuo caso ai nostri psicologi

Invia la tua richiesta in forma anonima e riceverai orientamento psicologico in 48h.

50 È necessario scrivere 21900 caratteri in più

La tua domanda e le relative risposte verranno pubblicate sul portale. Questo servizio è gratuito e non sostituisce una seduta psicologica.

Manderemo la tua domanda ai nostri esperti nel tema che si offriranno di occuparsi del tuo caso.

Il prezzo delle sedute non è gratuito e sarà soggetto alle tariffe dei professionisti.

Il prezzo delle sedute non è gratuito e sarà soggetto alle tariffe dei professionisti.

Introduci un nickname per mantenere l'anonimato

La tua domanda è in fase di revisione

Ti avvisaremo per e-mail non appena verrà pubblicata

Se hai bisogno di cure psicologiche immediate, puoi prenotare una terapia nelle prossime 72 ore e al prezzo ridotto di 44€.

Questa domanda esiste già

Per favore, cerca tra le domande esistenti per conoscere la risposta

psicologi 26450

psicologi

domande 21900

domande

Risposte 140750

Risposte