Genitori opprimenti, paura del giudizio: prendo coraggio o scappo?
Ho 21 anni e mi sento bloccata in una situazione da cui vedo un'unica, molto vaga, speranza di uscire: andare via.
Sento che tante mie scelte sono state determinate dall'ansia del giudizio dei miei genitori. E in particolare, di mia madre.
Volevo andare al liceo artistico. Ma no, sarei stata sprecata, secondo lei. E me ne sono convinta anch'io. Così ho scelto il linguistico. Perché secondo lei, siccome sono molto portata per le lingue, è quella la mia passione.
Dopo il liceo volevo andare a studiare fuori, ma no, sei troppo piccola, fai la triennale e poi vai dove vuoi. Ricordo le mie parole appena finiti gli esami di stato: "tutto, ma non lingue". Indovinate cosa faccio?
Per me è stato sempre inconsapevolmente importante avere la sua approvazione. Non che mi abbia imposto di fare lingue, ma sapevo che lei lo reputava il percorso più adatto a me. E ora sono al mio primo (e spero ultimo) anno fuori corso, e sto cercando con enormi difficoltà di mantenere l'interesse verso questa facoltà. Non mi sono mai ambientata e non ho stretto amicizia con nessuno. Con la speranza di aver ancora tempo di poter cambiare percorso.
Da piccola ero una bambina vivace, estroversa, mi piaceva stare al centro dell'attenzione. Poi, non so per quale causa, mi sono chiusa e sono diventata molto più timida e riflessiva. Ho paura ad espormi e mi sento spesso fuori luogo.
Ma, anche se è difficile ammetterlo, mi rendo conto che sto ancora bene al centro dell'attenzione, e anche se mi mandano in confusione e mi imbarazzano tantissimo, mi piace ricevere apprezzamenti. Infatti mantengo un rapporto di amicizia "virtuale" con un ragazzo che è da anni innamorato di me e per il quale io invece non provo nulla, e lo cerco ogni volta che mi sento sola. Il fatto che sia lontano mi aiuta a non sentirmi troppo in colpa.
Ho difficoltà enormi a portare a termine le cose: esami, libri, disegni, iscrizioni in palestra, diete, progetti, romanzi. Nella mia testa sono tutte idee meravigliose, ma la loro applicazione mi risulta problematica. Sarà perfezionismo? Pigrizia? Forse perché non sono riuscita a trovare ciò che mi interessa davvero o forse perché non mi interessa realmente nulla?
Mi piace avere il controllo ma l'idea di avere già tutto programmato e non poter avere la libertà di deviare dai piani mi mette ansia. Procrastinare è il mio hobby preferito.
Alterno periodi di intensa produttività nello studio, in cui mi estraneo dal mondo esterno e dalla vita sociale, da relazioni e sentimenti, a momenti in cui non riesco a leggere due righe perché qualsiasi cosa mi distrae. E rimando a domani.
Tornando a mia madre, fervente cattolica e catechista, ha cercato da piccola di portarmi sulla sua stessa strada, ma io semplicemente ho capito che non fa per me. Non ho la sua stessa fede. Ho smesso di andare in Chiesa e so che questo la fa stare male, ed è per questo che non le ho mai detto apertamente che sono atea.
Ho sempre cercato negli altri la comprensione che non ho avuto da lei. Raramente l'ho trovata. Ho perso tante, troppe amicizie perché credo che nonostante avessi perdonato i torti subiti (veri e propri tradimenti di fiducia), queste persone non rispondevano più all'idea che avevo in mente di loro. Perdevano valore. E le ho progressivamente allontanate. Sono rimasta con pochissime persone che posso reputare amiche, ma non riesco più ad aprirmi realmente, e nonostante sia sempre disponibile ad aiutare loro, non riesco a lasciare che loro aiutino me.
Odio le persone che si impongono schemi mentali, quelli troppo convinti e sicuri di sé, che non hanno mai dubbi. Eppure a volte ho paura di essere così anch'io, di giudicare troppo frettolosamente persone e situazioni. E sento di essere stranamente dipendente da queste persone. Forse mi trasmettono la sicurezza che io non ho.
Ho avuto una storia di tre anni con un ragazzo "perfetto", che fisicamente mi piaceva, il classico bravo ragazzo. Ma non ne sono mai stata realmente innamorata, e questo l'ho capito dopo. Ho iniziato la relazione perché secondo mia madre lui era adatto a me, e nonostante a momenti mi rendessi conto che non c'era tra noi quella comprensione profonda e intimità che ricercavo, poi ci riflettevo e mi convincevo che non c'erano reali motivi per lasciarlo.
Finché non mi ha tradita. E "il treno ha fischiato". Penso che dentro di me sia successo subito, ma l'ho esternato con il tempo, nell'arco dei tre mesi nei quali lui ha provato a riprendere la relazione, durante uno dei quali sono stata in Russia per un viaggio che avevo programmato in precedenza, che mi aiutato ad andare avanti, a distaccarmi e ad esaminare la situazione dall'esterno: io non provavo nulla per lui e a vent'anni non potevo portarmi addosso questa croce. Non l'ho più visto da allora e sinceramente non ho mai sentito molto la sua mancanza.
Tra l'altro penso che neanche lui fosse innamorato quanto credeva, perché ha subito trovato un'altra. Mentre io sono ancora in una fase di stallo. Anzi, in una nuova fase di stallo.
Ho iniziato ad uscire con il gruppo di amici di mio fratello, tra i quali c'era anche una mia grande amica che è ormai diventata la mia migliore amica. Due degli amici di mio fratello sono diventati molto importanti per me, ma il mio rapporto con loro è dovuto rimanere quasi "clandestino" perché a mio fratello dà fastidio l'idea. Non so se sia perché è effettivamente possessivo nei miei confronti, perché non vuole che io rimanga ferita, perché è geloso del rapporto che ho con loro e che non ho mai avuto con lui, o perché si sente prevalicato nella sua cerchia di amici. Ciò che so è che una potenziale relazione è stata bloccata sul nascere per questo motivo. Alla fine chi ci ha sofferto sono stata io perché ci ho creduto tanto e poi ho visto il tutto morire solo perché mio fratello ci sarebbe rimasto male. Ma è tutto ancora troppo fresco per me per riuscire a parlarne in modo distaccato, e mi rendo conto che se fosse stato un sentimento vero non sarebbe stata una motivazione valida a reprimerlo. Nonostante ciò non riesco a smettere di pensare a "cosa sarebbe successo se..", perché per un po' mi ero davvero convinta di aver trovato la persona giusta. So che il tempo aggiusterà anche questo e che troverò la persona giusta solo dopo aver capito chi sono e cosa voglio veramente.
Io non penso che mio fratello sia uguale a mia madre, forse anche lui ha i miei stessi problemi che derivano da lei e anche lui sente il peso del suo giudizio? So che non posso cambiare queste persone, per questo non cerco un confronto diretto con loro, mi limito a sognare di andare lontano a vivere la mia vita. Vorrei trovare il coraggio di impormi ma non sono abbastanza sicura di me per farlo. Non so come uscirne.