Mi sono trasferita e sono sempre più infelice.

Inviata da Ma Ma · 29 ago 2018 Psicologia risorse umane e lavoro

Non so cosa fare. Ormai sono anni. Mi sento un’ospite in una città che non mi piace. Mi sono trasferita per amore, abbiamo avuto uno splendido bimbo.
All’inizio ero entusiasta, ma sono rimasta molto delusa, tra conoscenze, possibilità, ambiente arido e casa che non ho potuto scegliere. Io ho sempre scelto. Ora sono un elemento passivo, nonostante goda di rispetto dal mio compagno e da chi mi circonda.
Da quando ho perso il lavoro e sono venuta via dalla mia città e dai miei affetti non mi sento più felice-la decisione comune è di rinunciare alla ricerca del lavoro fino a che il bimbo non sarà più grande: non ho quasi nessuno ad aiutarmi e il mio compagno è sempre via per lavoro. Non lo tratterò come un pacco da scaricare, mio figlio: l’ho fortemente voluto e ho tanto rispetto per lui come persona-.

Ne abbiamo parlato tante volte con il mio compagno e la nostra relazione è molto salda, ma lui sembra non voler mai mettere in discussione la residenza.
Sono contenta solo quando torno libera nei miei luoghi, dove ho una famiglia calorosa, parenti affettuosi, posso scegliere dove andare e cosa fare- sono un tipo abbastanza solitario, non dipendo dai miei affetti, ma sono un sostegno immenso, una presenza che arricchisce e un aiuto insostituibile in alcuni casi.

Il mio compagno ha un lavoro a tempo indeterminato e a questo rimane ancorato, per la sicurezza e la tranquillitá della famiglia, senza nemmeno vagliare la minima idea di un’alternativa. Un muro di gomma.

Nel frattempo, sono sempre più infelice.

Peggioro, penso sempre di più ai luoghi in cui sono più contenta. Posso tornare poco.
Li sogno, viaggio di notte attraverso il web per guardare foto e notizie solo dei miei luoghi, mi sono disinteressata a dove vivo del tutto.

Mi sono ammalata, mi cadono i miei -un tempo- meravigliosi capelli da un anno, sono anemica e con valori molto bassi nonostante non abbia mai avuto grossi problemi di salute; mi dicono che è stress, depressione-sono sempre stata un soggetto a rischio e ho vissuto periodi di depressione in passato-, dieta drastica (seppur seguita da professionisti, unico obiettivo che sono riuscita a perseguire ultimamente: niente fai da te, ma ho perso molti kg).
Mi imbottiscono di integratori e varie per recuperare i valori e i capelli. In passato ho assunto il citalopram, indicato come concausa della caduta.
Mi rifiuto di assumere di nuovo cose del genere, anche se forse ne avrei bisogno. Allo specchio non mi piaccio più. Mi curo, niente: non cambia.
Non mi sono mai ripresa dal post partum e dal trauma del trasferimento definitivo, quasi circa 3 anni.
Ho sbalzi di umore e anche se ho un rapporto di amore sconfinato con mio figlio, sento di non dare il massimo come madre. Fisicamente, psicologicamente. Sono sempre esausta.

Non riesco ad essere felice, ci provo. Ma sono molto sola, non amo le amicizie a tutti i costi nonostante non abbia difficoltà a stringerne. Tutto il giorno sola, senza più stimoli. Soffro di una nostalgia mostruosa che mi divora. Mi sento in trappola. Non so che fare.
Non capisco se sia io quella sbagliata o se ci siano dei limiti da non superare per tentativi, oltre i quali mi perderei.
Non ne posso più, odio questo posto.

Che devo fare? Cosa devo considerare per vagliare al meglio pro e contro di qualsiasi scelta?

È giusto continuare a dire cosa sia la causa, o meglio tornare al silenzio, dato che più parlo e meno quello che provo viene accolto come un appello disperato?

Sarebbe forse il caso di affrontare una terapia o sapendo le cause ed essendo per ora impossibilitata ad alternative, è tutto inutile?
Sono una donna dal carattere deciso e poco remissivo, ho superato i 40, non riesco a trovare un appiglio positivo.
Non fosse per mio figlio, non vorrei nemmeno alzarmi dal letto, in certi momenti, quando la forte sofferenza si alterna ad ondate di vuoto senza senso. E nascondo troppo per istinto, forse, perché tutti mi dicono quanto sia forte e determinata. Ma io continuo a dire che sono disperata.

E mi sento impotente e senza via di uscita.

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Miglior risposta 31 AGO 2018

Buongiorno,
un percorso terapeutico le sarebbe molto utile. Le sue sensazioni sono comprensibili e in questo momento sta vivendo intense emozioni negative.
Le consiglio di contattare un professionista della sua zona per uscire da questo impasse.
Cordialmente,

Dr. Gianmaria Lunetta,

Psicologo Clinico a Torino

Anonimo-161362 Psicologo a Torino

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31 AGO 2018

Buongiorno Ma Ma,

Capisco la situazione e il suo senso di passività, ha 40 anni, ma è ancora giovane e penso sia davvero importante indagare il suo malessere prima che si cronicizzi. Le consiglio un percorso psicologico, magari online così è più semplice gestire suo figlio. Resto a disposizione per eventuali chiarimenti, mi scriva.

Cordiali saluti
Dott.ssa Alice Noseda

Dott.ssa Alice Noseda Psicologo a Lecco

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