Mi sento una persona infelice
Mi sento una persona infelice, ho 29 lavoro da 3 anni e mi sento avulsa dal mondo. Come se fossi invisibile. Solo che i problemi arrivano quando mi devo relazionare con il mondo. Perchè andare a scuola, relazionarmi con gli altri, lavorare mi hanno indotto sempre moltissima ansia che ho sempre sfogato in modi disfunzionali. ad esempio da quando ho iniziato a lavorare ho preso 15 kg come se niente fosse. Sono ipersensibile, appena qualcuno esprime un parere o anche solo mi fa una semplice domanda la vivo male, come se qualcuno si volesse impicciare degli affari miei, nonostante sappia benissimo che è la base per qualsiasi relazione sociale, mentre quando invece io sono curiosa (anche se purtroppo capita poche volte) di conoscere e fare domande a qualcuno ovviamente quello va bene. Mi sento fuori posto, fuori luogo, con un groppo alla gola che mi devasta. La mia difesa è spesso puntare il dito contro gli altri, sono gli altri che sbagliano, che giudicano, che non capiscono, anche se faccio sempre buon viso a cattivo gioco e quindi mi ritrovo a dover sopportare situazioni che mi stressano a tal punto da avere bisogno di tanto tempo da sola per recuperare e questo è vissuto dagli altri come offesa. Sento che c'è qualcosa di sbagliato in me, tanta rabbia.... una sorta di volontà espulsiva per poi ritrovarmi in realtà piena di solitudine e di sconforto e con l'incapacità di chiedere aiuto. Ho fatto anni di terapia e ogni volta arrivavo al punto di arrabbiarmi con la psicologa di pensare che non capisse fino a mollare tutto. A 18 anni mi feci una piccola canna, ma ripeto era la prima volta quindi poteva anche essere il fatto che non fossi abituata, ma provai delle sensazioni orribili. Come se sentissi che gli altri ce l'avevano con me, come se fossero lì a giudicarmi che non mi stavo comportando in modo "socialmente accettabile", come se fossi una sfigata totale, una sorta di disturbo paranoide. Stetti malissimo quella sera. la mia famiglia si è divisa quando avevo sette anni, è stato mio padre a lasciare mia madre ma nonostante questo è sempre stato mio padre il punto di riferimento pur vedendo che mia madre soffriva. Con mia madre non c'è rapporto, non riusciamo a parlare di cose profonde ma solo cose superficiali, la sento assente, come se non comprendesse i miei bisogni di supporto e di sicurezza, di fronte alle mie chiusure le viene un ansia da morire e inizia a farmi domande come se volesse a tutti i costi forzare una serratura ma non riesco ad aprirmi con lei così come faccio fatica in generale e quando insiste a voler sapere della mia vita mi arrabbio. Solo che di fronte alla mia rabbia lei sta in silenzio con lo sguardo triste. Quando vivevamo insieme era un disastro, scoppiavo. Non capivo perchè mia madre poteva permettersi di rispondere alle mie domande su come stava con frasi monosillabiche o comunque con frasi depresse come per dire la vita è difficile e non ci sono vie d'uscita se non continuare con la testa bassa ad andare avanti senza risolvere problemi e continuare a manifestare tristezza con tutto e tutti e io invece non potevo permettermi di avere quell'atteggiamento. Se le rispondevo che andava tutto bene senza convinzione non era mai contenta. Ora che vivo fuori casa il rapporto non è cambiato ma avendo meno momenti di condivisione come i pasti non mi angoscia più con la sua tristezza perenne. In seguito ad una delusione sentimentale nella mia vita ho avuto una brusca interruzione nel rapporto più positivo che avevo con mio padre. Ho iniziato a non voler più parlare con mio padre e a dire che se ero un fallimento era per colpa sua perchè si è separato da mia madre e perchè ha sempre preteso che fossi diversa da mia madre pur lasciandomi vivere con lei. Con la sua seconda moglie poi che è sempre stato una persona molto più sicura di sè rispetto a mia madre ho sempre avuto un rapporto conflittuale, lei molto più severa di mia madre. Ma purtroppo il problema ero anche io che ero già venuta su con una personalità così schiva e che non mi si poteva dire nulla. Qualsiasi critica mi rivolgesse la vivevo come un ingiustizia perchè pensavo che sbagliasse il tono e il modo di rivolgersi a me. Mi sento molto sola con pochi amici, sul lavoro faccio fatica non mi sento brava come vorrei, sentimentalmente con la persona con cui sto non riesco a comunicare insomma, mi sento repressa in tantissimi ambiti della mia vita, anzi tutti gli ambiti. Solo quando sono da sola con me stessa posso starmene in "pace", ma non è una vera pace perchè mi sento triste e afflitta.