Madre pessima
Salve, sono una ragazza di 34 anni. Il problema è che odio mia madre. La odio a causa del suo pessimo carattere e del suo modo di essere subdolo, controllante, scorretto e privo di rispetto per gli altri. Questa ,mancanza di rispetto ha riguardato anche me. Sulla mia pelle, fin da quando ero piccola, ha preso decisioni che mi hanno rovinato la vita. Ho anche un padre, che, però, a mio avviso, non ha quasi avuto voce in capitolo in queste decisioni. Prima scelta sbagliata, l'avermi cambiato scuola materna dopo il primo anno di frequenza (motivo della decisione esplicitato in modo fumoso, SEMBRA perché abitavamo troppo lontani dalla prima scuola frequentata. Mia considerazione: anche prima di iscrivermi abitavamo nella stessa casa, quindi sapeva se eravamo lontani o no!!). Altre scelte sbagliate, l'avermi cambiato 2 volte la scuola elementare, la prima volta perché l'insegnante che avevo avuto in classe prima sarebbe andata in pensione l'anno successivo e sarebbe arrivata un'insegnante forse non adatta a me (che avevo bisogno di insegnanti pazienti e tranquilli, altrimenti ero persa); la seconda volta, perché avevo avuto problemi di relazione con i compagni di classe, in quanto venivo presa in giro. La scuola in cui fui iscritta in esito al primo cambio era una fra le peggiori della mia città, il ghetto degli svantaggiati, con insegnanti incompetenti da tutti i punti di vista (didattico e relazionale). Una scuola sì vicina a casa mia, ma situata in un vicoletto buio e malfamato, un edificio vecchio, che mi ricorda tanto gli orfanatrofi che si vedono nelle scene di alcuni film. Non capivo il senso di nulla e l'anno peggiore fu quello della terza elementare: comportamenti-problema da parte mia, mi masturbavo sia in classe che a casa, ricordo che mi tagliai alcune ciocche di capelli ed anche alcune parti di sopracciglia per la noia. C'era l'insegnante di italiano che conosceva mia madre (anche lei insegnante); quest'insegnante continuava a dirmi che ero timida e mi chiedeva il motivo, ma io non sapevo rispondere e non capivo cosa volesse dire essere timidi, perché non mi ponevo il problema e mi andavo bene per come ero. Era una tortura, sembrava di essere sotto una lente d'ingrandimento. Sempre in quell'anno, rimasi assente da scuola per quasi un mese, causa malattia infettiva e dovetti recuperare il programma di matematica con una mia zia, anch'ella insegnante, che mi picchiava perché non rispondevo correttamente (la matematica non è mai stata il mio forte). Erano i miei che mi affidavano a lei, senza porsi domande. Ce l'ho con loro perché, di fronte ai dubbi e alla difficoltà educative, non si sono mai documentati o non hanno mai chiesto aiuto a professionisti competenti, lasciando tutto all'improvvisazione e all'istinto. Invece di cercare di comprendere, mi sgridavano e mi davano della stupida, non normale. Inoltre mi ricordo che, all'età di tre anni, mio padre mi diede un calcio nel sedere, perché facevo capricci al momento del pasto, facendomi piangere e vomitare per lo spavento (in genere ero una bambina obbediente, quindi non mi sembrava proprio il caso). Mia madre si è sempre divertita a criticarmi in modo non costruttivo, a denigrarmi senza un vero motivo, mostrandosi anche infastidita per i miei successi e per alcuni complimenti che ricevevo da altre persone. Ho lasciato due facoltà universitarie senza laurearmi,
non avevo la costanza e la motivazione necessarie, ma, forse, anche l'autostima e la serenità. Qualche giorno fa ho firmato il contratto di lavoro a tempo indeterminato, però rimane sempre questo sottofondo di rancore verso chi avrebbe dovuto crescermi con maggior intelligenza (mia madre è un'insegnante, ha una laurea in pedagogia, ma è veramente un'incompetente). Non sono mai stata aiutata a mettere in atto strategie per superare le difficoltà, la fiducia in me stessa non è mai stata coltivata, né tantomeno l'autostima. Per non parlare della valorizzazione di alcuni talenti, che forse potevo avere.
Qualche anno fa ho svolto, di mia iniziativa, un percorso breve, cognitivo-comportamentale, ma tuttora provo rabbia e risentimento verso la terapeuta. Non mi ha aiutato granché, nonostante abbia esperienza, ed ha sempre sminuito i problemi che portavo in seduta, penso perché non avevo una diagnosi psichiatrica e quindi non meritavo molta attenzione. Ma pagavo le sedute esattamente come chi aveva gravi problemi psichici!! Al lavoro è stato un anno pesante, mi sono trovata con colleghi difficili, che scaricavano la loro parte di responsabilità addosso a me. Da una in particolare, la più vecchia, sono stata umiliata senza motivo, come se lei fosse mia superiore (ma non lo era). Ho resistito fino allo scadere del contratto, ho mandato giù tutto, cercando di reagire con distacco, ma adesso sembra stia riemergendo il rancore per le ingiustizie subite. In più, proprio oggi,, mia madre mi ha guardato con disprezzo, dicendomi che l'orologio che indosso è brutto (ma a me piace, mi ha colpito subito) e questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Inoltre continua darmi ordini e la cosa mi dà molto fastidio, perché deve sempre controllare gli altri e vuole che tutti facciano ciò che dice lei. Penso di avere il diritto di arrabbiarmi, anche se lei si sente autorizzata a trattarmi in questo modo. Mi hanno rovinato la vita, ma, da come si comportano, ritengono di avere la coscienza pulita. Sono falsi e per questo non li sopporto, Hanno sempre ritenuto che io, essendo piccola, non capissi e non mi ricordassi ciò che subivo e considero anche questa una grave mancanza di rispetto. Li odio, soprattutto mia madre. Non sanno nemmeno ammettere i propri errori. La terapeuta mi ha liquidato dicendomi che questo è passato, ma questa spiegazione a me non basta. Non ha fatto altro che dirmi che sono acida e cattiva, ma io ritengo, quando lo sono, di esserlo per validi motivi. Insomma, non le stavo simpatica e faceva di tutto per farmelo notare. Boh. Non saprei cosa pensare del comportamento delle persone con cui sono entrata in contatto nel corso della mia vita, ma è certo che provo molta rabbia. Grazie per aver letto,