Lo psicoterapeuta

Inviata da Gianni · 26 set 2017 Psicoterapia

Salve a tutti, da qualche mese (precisamente 8) ho iniziato per la prima volta un percorso di terapia nella quale lo specialista specializzato in TCC mi ha seguito all'inizio con cadenza settimanale e poi dato il periodo "positivo che vivevo" abbiamo allungato con cadenza 15nale.

Mi sono sempre trovato bene, mi dava i compiti a casa ma ho sempre percepito un distacco; difronte percepivo uno psicologo pieno di impegni con una agenda fittissima e oltre al colloquio non ho mai ricevuto un messaggio o una mail chiedendomi "come stai?".

Non chiedo che si preoccupi per me o che diventi "mio amico", ma forse un interessamento per stimolarmi ad andare me lo sarei aspettato. (alla fine sono un cliente per lui e stimolarmi gli avrebbe portato anche un ritorno economico).

Stà di fatto che adesso dopo una pausa estiva di 1 mese e mezzo, volendo riprendere gli incontri (mi sono fatto vivo io) siamo arrivati alla conclusione che vuole interrompere il percorso suggerendomi un suo collega.

Vorrei capire se questa situazione è normale; se quello che mi aspetto da un psicoterapeuta è corretto oppure se questa è la normalità.


Inutile nascondere la mia delusione e il senso di "abbandono" che sto provando in questo momento; dove uno cerca rifugio.

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Miglior risposta 26 SET 2017

Gentile Gianni,
Comprendo il senso di abbandono e la delusione provata al ritorno delle vacanze, tuttavia le consiglierei di confrontarsi direttamente con il terapeuta per comprendere le motivazioni di tale scelta.
Vi sono alcuni casi in cui il professionista può decidere di interrompere o passare il caso ad un collega con asserzioni valide.
Probabilmente potrà trovare nel nuovo terapeuta un rifugio altrettanto sicuro e accogliente.
I miei migliori auguri
Dott.ssa Donatella Costa

Studio Psicologia e Benessere Psicologo a Rezzato

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8 OTT 2017

Salve Gianni,
credo che questa sensazione di abbandono che prova sia dovuta, in parte, al fatto che non ci sia stata chiarezza sulle motivazioni che hanno portato il suo terapeuta a suggerirle un collega o così mi pare di intuire, se lui non le ha spiegato il perchè potrebbe chiederlo lei. Il percorso terapeutico ad un certo punto termina ed è sano che sia così, poi lo si può riprendere in altri momenti ma tutto questo non mi pare sia ben chiaro nel suo percorso. Per quel che riguarda la relazione terapeutica è vero che non si entra in confidenza con il proprio paziente, che la maggior parte delle volte ci sia da anche del lei perchè fa parte del processo terapeutico ciò non toglie che ogni paziente è una persona a se e che una certa emotività e coinvolgimento del teraputa, nei limiti è normale, cioè è positivo al fine di una buona relazione terapeutica che il paziente si senta accolto, ricordiamo che nella terapia cognitivo- comport. è importane la cooperazione paritetica. Spero dunque che lei trovi la giusta accoglienza in una nuova terapia.
Saluti Dott.ssa Maria Antonella Schiavone

Dott.ssa Maria Antonella Schiavone Psicologo a Jesi

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3 OTT 2017

Gentile Sig. Gianni,
come già esposto dai miei colleghi ritengo ne possa parlare e discutere con il suo psicoterapeuta su tale decisione.
Molte possono essere le ipotesi che si potrebbero fare su un invio ad un altro terapeuta e le migliori persone che possono scoprire tale decisione siete proprio voi due.
Ritengo comunque sia adeguato il fatto che sia il cliente a ricercare il terapeuta per vari motivi tra i quali, a volte, il poter sviluppare un cambiamento verso l'autonomia e una "non dipendenza" al terapeuta. Anche la scelta di inviare ad un altro collega può essere una decisione volta al benessere del cliente. Parli delle sue sensazioni con il suo psicoterapeuta ritengo riuscirete a trovare tutte le motivazione a tale scelta.

Dott.ssa Jessica Geremia Psicologo a Gambellara

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1 OTT 2017

Salve, concordo con i miei colleghi nel dire che qualsiasi vissuto va interpretato nell.ambito della relazione terapeutica. Quindi sarebbe corretto discutere della cosa con il terapeuta. Se le può essere utile, pero', le dico anche che personalmente non interrompono mai il percorso improvvisamente e dopo la pausa estiva dove i vissuti d.abbandono e la fantasia di essere solo un numero di solito si presentano e vanno interpretati. Lei non è il primo a sentirsi così dopo le vacanze. La fine di una terapia o il passaggio ad altro collega è qualcosa che va concordato, spiegato, vanno analizzati i vissuti della persona e va fatto in maniera graduale evitando la ripetizione di eventuali esperienze di abbandono che potrebbero essere negative per riprendere una relazione di fiducia. Personalmente non chiamo i pazienti per chiedere come stanno salvo casi eccezionali di crisi. È importante però che la persona si senta pensata e questa esperienza può costituire un.esperienza correttiva delle precedenti. Se non si sente così è o per una disempatia del terapeuta oppure perché tende a rimettere in atto dei vissuti sperimentati in rapporti precedenti, anche questo va analizzato ed interpretato nella. Ambito del rapporto terapeutico. Comunque se una volta portati questi vissuti nel tempo continua a sentirsi non pensato può sempre provare un altro terapeuta, perché al di là di tutte le interpretazioni possibili, alcuni rapporti terapeutici funzionano altri meno non per una mancanza di competenza del terapeuta ma magari perché l.approccio non è quello che fa per noi o perché la personalità del terapeuta non è in sintonia con la nostra. Il consiglio è quello di ascoltare i suoi vissuti emotivi, in fondo se proviamo delle cose di solito un motivo c'è. In bocca al lupo. Un caro saluto

Dott.ssa Ilaria Ortolani Psicologo a Pomezia

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28 SET 2017

Gentile Gianni,
comprendo la delusione e il senso di abbandono per una decisione che non rientrava nelle sue aspettative. Concordo con i colleghi che mi hanno preceduto di chiedere ulteriori chiarimenti, le direi però anche di ripensare all’ultimo incontro avuto visto che siete arrivati alla conclusione che lui voglia interrompere: forse una spiegazione il collega gliel’ha già data.
Un’ipotesi, valuti lei quanto plausibile, è che il collega abbia percepito il rischio che il vostro rapporto terapeutico andasse oltre il rapporto professionale e che nell’interesse del paziente, fosse più giusto inviarla ad altro terapeuta.
Spero di esserle stata utile.

Dott.ssa Patrizia Mattioli Psicologo a Roma

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28 SET 2017

Salve Gianni,
come puó aver già immaginato ci sono modi diversi di fare il proprio lavoro, e quello dello psicoterapeuta non é fatto facile, anzi. Detto questo, mi dispiace percepire il suo senso di abbandono e mi lascia molto perplesso questa decisione presa dal suo terapeuta, apparentemente senza motivo. Ovviamente "un motivo" ci sará e a mio parere é dovere del collega comunicarle cosa lo ha spinto a fare questa scelta, e un diritto suo chiederglielo. In merito all'invio verso un altro collega da lui scelto...non saprei, anche qui mi sembra una cosa con la quale non mi trovo d'accordo, ho l'impressione che manchi un pezzo a qst storia. Intanto il fatto che nel tempo abbiate diradato le sedute e che lei abbia cmq trovato beneficio dalla terapia é una buona base di partenza...Personalmente chiederei chiarimenti e nel frattempo con tutta serenità mi prenderei del tempo per decidere se e con chi riprendere la terapia.

Cordiali saluti

Dott. Fabio Madeo

Dott. Fabio Madeo Psicologo a Roma

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28 SET 2017

Gentilissimo, io concordo con il suo sentire più profondo, in quanto (1) non credo che dovrebbe essere lei, in qualità di Paziente, a chiedere spiegazioni, ma tutte le spiegazioni le avrebbe dovute ricevere in tempi ( emotivi e logistici) molto prima dal suo terapeuta che é l'unico ad avere questa responsabilità e (2) di certo non é opportuno "lasciare" un paziente al ritorno dalle ferie dopo 1 e mese e mezzo di distacco. Nel suo racconto io non ho ravvisato il suo sentirsi accolto e, soprattutto, accolto con empatia( = era il suo primo diritto, altrimenti non é possibile costruire alcuna relazione....ed infatti cosi è stato!). Pertanto le consiglio vivamente di cercare un terapeuta con un orientamento/approccio umano del tutto diverso ed in grado di costruire una congrua alleanza con lei.
Cordiali saluti ed auguri!

Dr.ssa Marta Petrucci Psicologo a Roma

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28 SET 2017

Salve Gianni, le rispondo da psicoterapeuta cognitivo comportamentale. Per questioni etiche non entrerò nel merito del comportamento del suo terapeuta, non conosco la situazione che dal suo punto di vista e questo non mi permette una visione obiettiva.
Noi terapeuti cerchiamo di limitare i contatti extra seduta al minimo proprio per evitare che si crei un rapporto di dipendenza: il nostro obiettivo è fare in modo che il paziente acquisisca fiducia nelle sue capacità e diventi autonomo. Per quanto concerne l'appuntamento post ferie estive, è corretto che sia il paziente a contattare il terapeuta per le stesse ragioni espresse precedentemente. Mi dispiace che si sia sentito abbandonato, è suo diritto chiedere spiegazioni circa questa decisione.
Saluti,
dott.ssa Dessolis

Dott.ssa Federica Dessolis Psicologo a Padova

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28 SET 2017

Gentile Gianni,
comprendo il suo disagio e senso di abbandono, soprattutto perché la terapia aveva dato risultati positivi.
Le consiglio di chiedere al collega che la seguita, un ultimo incontro in cui le esponga le ragioni della sua scelta di inviarla ad altro specialista.
I miei migliori auguri
Dott.ssa Vanda Braga

Dott.ssa Braga Vanda Psicologo a Rezzato

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28 SET 2017

La relazione che si crea tra un paziente e un terapeuta è delicata, è importante all'inizio della terapia determinare e condividere scopi e metodi, che una volta raggiunti possono essere esplicitati e condivisi. Lei parla di sentimento di abbandono e di incomprensione rispetto ai comportamenti adottati dal collega e questo forse un suo tema doloroso ricorrente nelle relazioni interpersonali?che emozione sente quando le capita di sentirsi abbandonato?e quali pensieri fa a riguardo? Queste sono alcune delle domande a cui può rispondere per capire un pó meglio le sue modalità relazionali.

Sperando di esserle stato utile alla sua causa.
Un saluto
Dott. Daniele Giusto

Dott. Daniele Giusto Psicologo a Taio

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28 SET 2017

Buongiorno Gianni, comprendo il senso di abbandono. Non è mia abitudine commentare il modo di operare dei colleghi, ma credo che l'interruzione di un percorso terapeutico vada sempre concordata. Lei cosa vuole fare? Se sente il bisogno di chiarimenti, non esiti e chieda al suo terapeuta di parlarne. Le auguro di trovare la sua strada.
Dr.ssa Michela Muccioli

Dott.ssa Michela Muccioli Psicologo a San Mauro Pascoli

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27 SET 2017

Buonasera Gianni,
Intanto credo che sia giusto porsi la domanda “ma perché mi ha lasciato così?” E fossi in Lei chiedere un colloquio per rispondere alle sue domande e avere dei chiarimenti.
Inoltre vorrei aggiungere che nonostante Le sembri paradossale, il collega ha preso una decisione molto professionale, perché ogni percorso terapeutico ha i suoi obiettivi ed è possibile che alcuni di questi, voi insieme li avete raggiunti. Potrebbe essere accaduto che il suo terapeuta si sia accorto di essere arrivati a una situazione di stallo, o che ci sono altri aspetti che lui con il suo orintamento non riesce ad affrontare, e quindi potrebbe aver deciso di inviarla a un altro collega per indagare altri aspetti della personalità.
Le ipotesi sono varie, e certamente avrà una risposta dal suo terapeuta se la richiede.

Dott.ssa Cristina Lo Bue Psicologo a Palermo

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27 SET 2017

Buonasera Gianni,
la relazione terapeutica è molto importante e soprattutto è di natura cooperativa, cio' significa lavorare fianco a fianco per raggiungere l'obiettivo. Questo non va confuso però con un rapporto di esclusivo accudimento. Valuti se il professionista da cui va dia il meglio durante la seduta, e se così fosse quello è l'importante....SMS, whatsapp e altri mezzi non possono essere il metro per valutare il reale interessamento, inoltre tenga conto che in alcuni orientamenti fa parte delle regole del setting non avere contatti tra una seduta e l'altra (fatta eccezione x situazioni particolarmente gravi). Detto questo si confronti con il suo terapeuta al fine di ottenere da lui le risposte specifiche ai suoi dubbi.
Cordiali Saluti

Dott.ssa Elisa Bellucci Psicologo a Sassocorvaro

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27 SET 2017

Buonasera Gianni, non posso che concordare con le risposte già date dai colleghi e pertanto invitarla a chiedere al suo terapeuta una spiegazione e di conseguenza ricevere informazioni sul perché di questa proposta.e confrontarvi liberamente.
Il rapporto terapeutico che si instaura prevede anche che il paziente abbia la necessita di contattare il suo terapeuta qualora ne avesse la necessità.
Cordialità
Dottoressa Brutti, Roma

Dott.ssa Giuseppina Brutti Psicologo a Roma

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27 SET 2017

Salve Gianni,
di solito l'invio ad un altro collega a percorso già avviato, richiede che il terapeuta specifichi le ragioni di questa scelta, molte possono essere le ipotesi che non spetta a me fare, quello che però le consiglio è di andare a fondo in questa faccenda per evitare che questa esperienza comprometta la sua fiducia nel rapporto terapeutico e le impedisca di relazionarmi positivamente con un altro professionista nel caso in cui decida effettivamente di seguire l'indicazione data. Saluti

Dr.ssa Quaggia Lorena Psicologo a Mogliano Veneto

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27 SET 2017

Buonasera Gianni, in effetti sarebbe meglio se lei, durante un incontro (clinico), si facesse dare le spiegazioni del perché, il collega, vorrebbe inviarla ad altro terapeuta. Rispetto a ciò che si aspetta da un terapeuta, forse lei sente il bisogno di un tipo di vicinanza (ad es., amicale) o di attenzione che un professionista, tendenzialmente e deontologicamente, non è tenuto a dare. A meno che non sussistano accordi particolari (ad es., sentirsi una tantum) ma sempre con delle chiare finalità cliniche. Voglio dire che, se l'obiettivo clinico è rispetto, ad es., il ricevere delle attenzioni frequenti o particolari, il terapeuta ed il paziente possono studiare (insieme) delle strategie utili al raggiungimento di questo obiettivo (sempre cercando di capire prima il "perché" si abbia bisogno di queste attenzioni e dove essere vanno ad incidere emotivamente. L'importante è che il percorso clinico riesca a ristrutturare affettivamente almeno parte del sistema emotivo del paziente.
Buona fortuna
dott. Massimo Bedetti
Psicologo /Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma

Dott. Massimo Bedetti Psicologo a Roma

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27 SET 2017

Salve Gianni,
sicuramente le relazioni che si instaurano nell'ambito terapeutico sono molto profonde e significative, per cui anche l'idea di interrompere o di cambiare terapeuta va "maneggiata con cura".
Lei ha vissuto tutto quest'ultimo periodo come un abbandono da parte del mio collega. Può essere che oltre a questa spiegazione, ce ne possano essere delle altre, più positive o meglio costruttive per lei. Sicuramente se il suo terapeuta non le ha specificato i motivi del passaggio a un altro collega, lei ha tutto il diritto di chiederglielo e di dire la sua a riguardo. Per quello che so, anche noi che stiamo dall'altra parte abbiamo bisogno di feedback dai nostri pazienti per migliorare, chiarire i fraintendimenti, o magari smussare degli aspetti caratteriali che possono urtare la sensibilità dei pazienti. Quindi, per quanto possa sembrarle improbabile, le assicuro che lei è in una relazione bidirezionale col suo terapeuta, per cui è dotato di un potere di influenzare, con le parole e le azioni, il corso delle cose. Spero che trovi il coraggio di affrontare di petto i suoi dubbi e sentimenti con lui. Comunque vada, si sentirà meglio. Ecco perché glielo auguro.
In bocca al lupo!
Dott.ssa Giovanna Susca - Bari e Barletta

Dott.ssa Giovanna Susca - Psicoterapia, Psicologia dello Sport Psicologo a Barletta

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