Salve,
mesi fa ho deciso di affidarmi a uno psicoterapeuta per problemi d'ansia.
Inizialmente vengo affidata ad una psicoterapeuta che successivamente mi affida ad uno psicoterapeuta molto giovane, mio coetaneo. Già prima di cominciare i colloqui comincio a nutrire verso di lui un forte interesse fisico. I colloqui vanno a buon fine riuscendo, fortunatamente, a migliorare la mia condizione. Mi son sempre trattenuta dal mostrare il mio interesse o comunicarglielo, conoscendo bene le regole a cui deve sottostare un professionista, e anche per evitare che potesse pensare a qualche tipo di trasfert da parte mia. Ora non sono più sua paziente ma il desiderio di comunicargli il mio interesse è ancora vivo. Sbaglierei a riferirglielo? È ancora proibito anche se non sono più sua paziente?
Grazie,
Sara
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13 APR 2016
· Questa risposta è stata utile per 7 persone
Buongiorno Sara,
personalmente credo che anche l'attrazione fisica che un paziente possa avere per il terapeuta sia una tematica di discussione da portare all'interno delle sedute : può trattarsi di un reale interesse o più spesso di aspetti del paziente che vengono trasferiti sul terapeuta . Il termine lo utilizzi proprio tu, si tratta del "transfert", e pare che la sua qualità ti abbia preoccupata quando è emerso, così da aver deciso di non parlarne. Un terapeuta competente e sensibile può accogliere senza giudicare anche le comunicazioni di questo tipo, e utilizzarle per arricchire la relazione terapeutica e aiutare la paziente (il paziente) a comprendersi meglio. Attualmente ci dici che tra voi non intercorre un rapporto terapeutico, e chiedi se sia opportuno parlarne proprio ora : credo che tu abbia piena libertà di comunicare allo psicologo anche il tuo interesse fisico, tenendo a mente che una eventuale frequentazione sarebbe possibile soltanto se il percorso fosse definitivamente e bilateralmente considerato come concluso (e non ripristinabile).
Un saluto
19 APR 2016
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Cara Sara, il fatto che lei abbia nutrito un'attrazione fisica verso il suo terapeuta già prima di iniziare formalmente i colloqui, non mi fa pensare ad una dinamica di transfert. Il transfert è una risposta del paziente alla relazione terapeutica in atto che consiste in una proiezione di sentimenti da vario tipo legati in qualche modo alle relazioni significative precoci del paziente, nei confronti del terapeuta.Una forma di attrazione fisica preesistente all'inizio formale della cura, quando l'investimento nella relazione terapeutica si trova ad uno stato iniziale,mi porta ad escludere una dinamica di transfert.Detto questo, lei ha preferito tenere per sè le sue emozioni a riguardo, in parte perchè a conoscenza delle regole di un setting di psicoterapia e anche perchè a suo dire non voleva che queste potessero essere riconducibili ad un sintomo di natura transferale, in ogni caso, a quanto scrive, il percorso di psicoterapia presso questo collega ha migliorato i suoi sintomi ansiosi. Il fatto che il rapporto terapeutico si sia concluso non le impedisce in alcun modo di comunicare quello che lei sente alla persona che l'ha avuta in cura, come in realtà lei non era tenuta al silenzio sul suo interesse nemmeno durante il percorso terapeutico. Diciamo solo che nell'ambito di una relazione terapeuta paziente, un professionista serio e coscienzioso sarebbe stato comunque tenuto a non assecondare il suo interesse, mentre al di fuori di questo contesto, si entra nell'ambito delle relazioni uomo donna.Tenga solo presente che il suo percorso di cura con questa persona, farà comunque parte dell'esperienza di entrambi, ognuno nel proprio ruolo, con risvolti che non sono prevedibili.Un caro saluto
19 APR 2016
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile Sara,
l'attrazione fisica per lo psicoterapeuta rimanda proprio al concetto di tranfert che altro non è che la trasposizione dei sentimenti provati in passato per le figure famigliari. E' sempre così? Direi che nella stragrande maggioranza dei casi è così, in quanto la relazione terapeuta -paziente per quanto positiva e densa di auspicabile fiducia, è sempre una relazione asimmetrica, in cui sul terapeuta vengono trasferiti inevitabilmente (anche se non sempre in modo così intenso) i sentimenti legati a figure del passato. La teoria Junghiana fornisce una spiegazione che ritengo molto importante al fine di comprendere ed elaborare il tranfert erotico: ciò avviene spesso a causa di una esigenza ben più profonda della mera necessità di incontro sessuale: compare per gettare un ponte relazionale tra analista e paziente. I due non si capiscono e non si comprendono, ma vengono come soccorsi dalla potenza sessuale. La sessualizzazione, in questo caso, denuncia un deficit della relazione stessa ma , anche l'estremo tentativo di costruire un legame. Se questo aspetto, sarà considerato e analizzato all'interno del rapporto terapeutico, la relazione migliorerà. Perciò ti chiedo : sei certa che la tua terapia sia conclusa?
Con i migliori auguri,
ti invio cordialissimi saluti.
17 APR 2016
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Cara Sara, ad un livello superficiale si potrebbe dire che, non essendo più il Tuo terapeuta, potresti stabilire con lui una normale relazione affettiva.
Ma non credo che sarebbe bene. La relazione d'aiuto psicoterapeutica comporta la fiducia e disponibilità a comunicare i dettagli più intimi e dolorosi della propria anima.
Come potresti rapportarti in condizione di parità con lui che li conosce per via del lavoro psicologico che avete compiuto insieme ?
Riflettici bene.
Un caro saluto. Dr. Marco Tartari, Asti
14 APR 2016
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara Sara
se non sei più sua paziente certo che non è proibito ( ma neanche prima era proibito, anzi era auspicabile che si comunicasse).
Però prova a pensare al senso che potrebbe avere questa cosa.
Perché in un modo o nell'altro c'è un riferimento alla psicoterapia e forse, volendogliene parlare, sarebbe meglio farlo all'interno di un colloquio chiarificatore (questo anche perché tu non gli hai comunicato questo in sede di psicoterapia).
Un caro saluto
Dott. Silvana Ceccucci Psicologa Psicoterapeuta.
13 APR 2016
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Gentile Sara,
ciò che ti è accaduto si può considerare proprio una situazione di transfert e sarebbe stato preferibile parlarne in seduta per essere utilizzato a scopo terapeutico.
Tra l'altro, essendo la tua psicoterapia durata probabilmente solo pochi mesi, sei proprio sicura di aver risolto tutti i tuoi problemi di ansia? E' stato il terapeuta a dirti che la terapia poteva essere chiusa?
Ora che la terapia è finita, chiedi se è sbagliato oppure no dichiarare il tuo interesse a questo giovane psicologo.
Più che essere sbagliato, personalmente credo che sia per te poco opportuno perchè potresti andare incontro ad una delusione e potrebbero ritornare le tue ansie ma ognuno è libero delle proprie azioni e decisioni assumendosene la responsabilità.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).