ho raggiunto un grande obiettivo... e ora sono più triste di prima, perchè?

Inviata da Chiara Rossi · 9 ago 2023 Autorealizzazione e orientamento personale

Buongiorno, vi contatto per il seguente motivo: sono profondamente triste, passo le mie giornate cercando di "sopravvivere", torno a casa e mi assale un senso di vuoto, di mancanza di scopo e significato, accompagnati da un enorme senso di colpa. Ho sempre sognato di fare il dottorato, di intraprendere una strada per diventare ricercatrice universitaria e dopo tanto lavoro ce l'ho fatta, al primo colpo. I miei professori mi hanno sempre incoraggiato, con stima e simpatia (anche se quando ero più piccola ero così fragile che nessuno ci avrebbe mai creduto. Sono stata in terapia per otto lunghi anni per un problema di anoressia e bulimia). Dovrei essere felice, ora, sono guarita e ho raggiunto i miei obiettivi, mi piace viaggiare da sola, ho vissuto per 7 mesi all'estero, lavorando da sola in un contesto nuovo, sono guarita dalla mia malattia, ho smesso di dubitare delle mie abilità e invece? Il fatto di esserci riuscita mi ha mandato completamente in tilt, la mia vita sembra senza scopo, mi sento in colpa nei confronti della mia famiglia (i miei genitori sono gli unici ad aver studiato, sono entrambi medici anche se mio padre è mancato 10 anni fa). Il resto dei miei familiari (zii, cugini ecc invece hanno sempre vissuto in un piccolo paese, dedicandosi ai figli e alla famiglia). Io ho cercato con tutta me stessa di crescere e di raggiungere una certa indipendenza emotiva e intellettuale, di svincolarmi da visioni della vita che ruotano unicamente intorno a figli, famiglia, cibo, lavoro, marcate da insofferenza, insoddisfazione e mancanza di libertà. "Tutto per la famiglia". Ora i miei familiari (che mi hanno sempre affettuosamente preso in giro, dicendo che sono una persona distratta e sempre "on the moon") mi guardano con rispetto e senso di inferiorità, nonostante io sia consapevole che mi vogliono molto bene e che farebbero di tutto per me. Io non mi sento superiore a loro, mi sento solo diversa, sono anche "figlia del mio tempo" e della mia città, e se penso che certe cose non facciano per me non significa che penso che loro siano inferiori o persone meno degne di me. Penso semplicemente che siano cresciuti in un contesto e in un'epoca molto diverse dalla mia, in cui non c'era spazio per scegliere, ma si poteva solo replicare il modello che si conosceva meglio.... Il mio modo di vedere e di vivere la vita ha inevitabilmente messo, in modo molto sottile e implicito, un marcatore negativo sulla loro... questa cosa mi uccide, MI UCCIDE DENTRO... vedo questo senso di inferiorità nei loro occhi, vedo fastidio quando mi vedono e io sto malissimo... non so che cosa fare.... loro sono persone semplici, vissute sempre in un piccolo paese, mentre io sono cresciuta in città (Milano) e sono stata esposta a tante realtà diverse e a modi di pensare molto lontani da questo. A questo si aggiunge che purtroppo ho fatto l'errore di condividere le mie paure con mia madre, che è figlia di quel contesto e che ha deciso di rinunciare alla cosidetta "carriera" per crescere me e le mie due sorelle.... Ho condiviso con mia madre le mie paure, dicendole che io non voglio arrivare a 40 anni con un lavoro che odio e con l'unica fonte di soddisfazione individuabile nella possibilità di "mettere su famiglia" e lei, che ha un rapporto quasi simbiotico con i miei zii, sicuramente glielo ha rivelato). Per raggiungere il mio obiettivo (il dottorato, l'indipendenza, un senso di stabilità interiore che mi è costato carissimo) mi sono anche dovuta allontanare da chi mi mortificava, amici che senza troppi peli sulla lingua mi sconsigliavano di provarci, diecendo che secondo loro non ne sarei stata in grado, e che i traguardi che ho raggiunto li avrebbero raggiunti tutti visto che la mia famiglia mi ha sempre mantenuto durante gli studi senza pretendere che lavorassi (cosa che i miei amici invece facevano). Mi sento triste, sola e incompresa, mi sento molto in colpa nei confronti della mia famiglia, ho paura di averli feriti .... e so che queste riflessioni sconclusionate potrebbero sembrare delle "paranoie senza fondamento", ma io sono bravissima a leggere tra le righe, ho una sensibilità molto spiccata, nel bene e nel male (la mia psicologa diceva che è quasi impossibile mentirmi perchè io me ne accorgo subito). Questa sensibilità quasi ipertrofica mi è stata di aiuto in alcune occasioni, sia negli studi, ma anche per riconoscere di chi potermi fidare davvero (ho anche degli amici che mi hanno incoraggiato e che mi apprezzano molto, ma vivono nella città in cui ho studiato e non a Milano), ma mi ha reso anche molto difficile vivere i rapporti umani con spontaneità e naturalezza, agli esami mi paralizzavo per l'ansia e iniziavo a balbettare, in situazioni di stress il mio cervello inizia a processare tutti i più piccolidettagli con una scrupolosità che mi spaventa.
Sono in cura da due mesi con Paroxetina, e mi sta aiutando molto per l'ansia, ma allo stesso tempo mi sento come ho descritto e uno psicofarmaco non può cancellare l'origine del malessere. Sono stanca, ho fatto per anni un percorso di psicoterapia dove ho meticolosamente ricostruito e approfondito i pattern disfunzionali che si ripresentano nella mia vita e non so se sono in grado di rimettere in discussione tutto iniziando un'altra "fase" di terapia... perfavore aiutatemi... mi sento morire

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Miglior risposta 10 AGO 2023

Buonasera Chiara,
lo diceva già Dante: "e come quei che con lena affannata - uscito fuor dal pelago alla riva - si volge all'acqua perigliosa e guata..." dopo un grande e rischioso sforzo, quando ci si volge a guardare ciò che si è riusciti a fare può accadere che, solo allora, ci si renda veramente conto del peso dell'impresa compiuta e si venga assaliti da una paura retrospettiva e da un sentimento di scoramento.
Questo ho pensato nel leggere la sua bellissima lettera. E subito dopo mi è venuto in mente il primo consiglio: "posi un poco il corpo lasso" (e qui finisco con le citazioni). Lei deve prendersi un periodo di riposo Chiara, è importante avere degli obbiettivi nella vita ma è altrettanto importante riuscire ad apprezzare la quiete, la serenità, le buone compagnie, le cose che ci danno piacere, il meritato riposo.
Mi sembra di intuire che lei non ha tanta confidenza con questi modi di essere, è vissuta sempre di corsa e sotto sforzo, ma proprio perché lei è una persona che non si sottrae alla necessità di fare ciò che è giusto fare so che troverà presto il modo di introdurre una sfera più pacifica nel rapporto con se stessa. E questo farà un gran bene a lei e alle persone che le stanno vicine.

Circa il rapporto con i suoi parenti ai quali lei è molto affezionata: ha provato a pensare che forse i risultati che lei ha raggiunto e la persona che lei è diventata possano mettere in soggezione le persone che si sono scelte una vita più semplice e molto meno impegnativa della sua? E che gli stessi siano molto sorpresi del risultato visto che l'hanno conosciuta quando era fragile e spaventata?
La soggezione non è un brutto sentimento Chiara, dentro c'è la stima, l'ammirazione, il genuino apprezzamento per lei e, certo, c'è anche la consapevolezza che lei è stata più brava di loro. Ma se lei sarà capace di non assumere atteggiamenti di superiorità nei loro confronti (e di usare un linguaggio semplice anche per spiegare loro temi complessi), vedrà che molti suoi parenti saranno anche fieri e orgogliosi di lei e l'affetto potrà di nuovo circolare fra voi.
Per gli amici (o sedicenti tali) che cercano di squalificare i risultati da lei raggiunti per non dover far paragoni con le loro frustrazioni io le suggerirei di non prendersela, i meccanismi di difesa fanno il loro lavoro e messa in questo modo la realtà "rode meno".

Per concludere: se in questo periodo avverte forte la necessità di contattare uno psicologo lo faccia pure ma, per ciò che leggo anche fra le righe della sua lettera, a me sembra che la parte più impegnativa del lavoro psicologico lei lo abbia già fatto e che ora lei sia solo stranita da un cambiamento (tra l'altro positivo!) che l'attende.
Buona fortuna per tutto, se la merita!

Dott.ssa Rinalda Sabbadini Psicologo a Arese

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10 AGO 2023

Carissima,
forse stare con le proprie conquiste tanto sudate non è poi così facile, soprattutto se si è sempre stati convinti di non potercela fare.
Raggiungere determinati obiettivi, vuol dire poi trovare il modo di abitarli fieramente nella maniera che ci consente di stare meglio.
Coraggio, si fidi di lei e continui a seguire le proprie inclinazioni! Come ben sottolineava lei essere diversi e permettersi di fare la propria strada anche se non ancora tracciata non significa essere migliori o peggiori di altri.
Se sente di voler intraprendere un nuovo percorso terapeutico lo veda come una possibilità di esplorare con un'altra persona cosa vorrebbe fare da ora in poi, non lo veda come un rimettere in discussione tutto quello che ha capito ed fatto suo in questo lungo viaggio. Tutta quella fatica e quel dolore sono stati fondamentali per arrivare fin dove è arrivata, sono le sue fondamenta.
Mi auguro lei riesca a trovare un po' di sollievo in queste parole e nel caso sia interessata ad approfondire una riflessione di questo tipo, sa dove trovarmi.
Forza!
Dott.ssa Giorgia Aiolfi

Giorgia Aiolfi Psicologo a Bergamo

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10 AGO 2023

Salve Chiara,
Dunque lei ha raggiunto un obiettivo per lei importante e per questo è stata brava. Ma cosa significa obiettivo? L’etimo è latino ed è costituito dalla preposizione ob (per, di fronte) e jectum ( gettato), cioè gettato di fronte. In questo momento storico-culturale noi spesso parliamo di raggiungere gli obbiettivi, soprattutto in psicologia e psicoterapia cogntivista. Tuttavia bisogna riconoscere che la lingua ha un’eco inconscia collettiva che risuona e ci indica la via nella conoscenza. L’obiettivo è anche un ostacolo e il pensiero per obiettivi diventa un pensare in un percorso a ostacoli da superare. In realtà l’obiettivo si frappone alla conoscenza, la oblitera, nel senso che ha l’ardire di saturare il mistero della vita. In realtà ci si illude di evitare l’angoscia del mistero e non tollerandola si architetta di esaurirla nel raggiungimento di obbiettivi. Tollerare invece l’incertezza e disporsi alla ricerca della domanda che apre, è invece la ricerca di senso, che la risposta obbiettivante non potrà mai saturare.
Ora lei effettivamente ha intuito brillantemente questa aporia dell’obiettivo e ne ha sentito il vuoto. Ciò significa che si è aperta una via di ricerca del senso, prima forse chiusa.
Di questo potrebbe far parte la consapevolezza di una differenziazione rispetto ai suoi familiari e parenti, da cui si è individuata per la scelta del dottorato, nonostante le critiche svalutative. Quindi brava ancor di più. È conveniente continuare con l’approfondimento di sè nell’ambito psicoterapico.
Dott. Pietro Salemme

Dott. Pietro Salemme Psicologo a Roma

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10 AGO 2023

Buongiorno Chiara,
La ringrazio per aver condiviso delle parti così intime del suo vissuto attuale.
Vivere in un contesto sociale ci porta a interiorizzare delle "regole implicite" della società stessa; tra queste ce l'imperativo "se raggiungi i tuoi obiettivi, ne devi gioire, devi esserne grato e devi essere felice di questo".
La realtà non segue sempre questo schema, e questo non è una colpa. Si viva a fondo queste sue emozioni, sono il segnale che qualcosa non va, che c'è bisogno di fermarsi ed elaborare i cambiamenti degli ultimi anni, la Chiara adulta , le sue aspettative, le sue paure.
Riprenda una terapia, si dia la possibilità di vivere questa fase di incertezza e instabilità come una nuova rinascita, per poter star bene, con la sua famiglia, ma soprattutto con sé stessa.
Rimango a disposizione per approfondimenti, anche online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Martina Marino

Dott.ssa Martina Marino Psicologo a Lecco

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10 AGO 2023

Buongiorno Chiara,
Mi dispiace moltissimo perché il dolore e l'angoscia che vive arrivano tanto dalla sua lettera.
Mi pare che ci sia ancora qualcosa di irrisolto nel rapporto con la sua famiglia, come se una parte di se si sentisse colpevole di essere diversa. Forse implicitamente e al livello familiare le è stato passato il messaggio che le sue scelte fossero "sbagliate" secondo la prospettiva familiare. E forse questo senso di essere sbagliata non l'ha mai abbandonata.
Le terapie che ha fatto sono state un ottimo lavoro per ricostruire gli schemi in cui si incastra. Ora può essere il momento di andarlo a rompere (i tempi interni spesso non vanno alla velocità che noi vorremmo). Per questo mi sentirei di suggerirle un percorso con EMDR, molto mirato, specifico, e per lei che ha già fatto il lavoro di ricostruzione della storia può dare risultati anche velocemente. Sul sito EMDR Italia trova i nominativi dei terapeuti divisi per provincia.
Resto a disposizione
Un caro saluto,

Luisa Fossati

Dott.ssa Luisa Fossati Psicologo a Firenze

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10 AGO 2023

Cara Chiara,
grazie per essersi confidata in questo spazio. Mi dispiace per quello che prova e per le esperienze negative che vive e che ha vissuto ma di cui sembra avere una certa consapevolezza.
Sembra inoltre che lei sia cresciuta in un ambiente dalle vedute ristrette e che non ci sia stato sufficiente investimento nelle sue potenzialità o rispetto delle sue personali ambizioni.
Nonostante questo lei ha comunque creduto in se stessa, ha fatto delle esperienze significative e sta costruendo la sua carriera lavorativa.
Tuttavia come saprà, ciò che viviamo e percepiamo dall’ambiente durante l’infanzia e l’adolescenza ci condiziona profondamente inficiando negativamente sulla considerazione più profonda che abbiamo di noi stessi e quindi sui livelli di autostima.
In altre parole, impariamo a trattare noi stessi cosi come siamo stati trattati dagli altri significativi.
Per tale ragione, non sorprende il fatto che nonostante abbia raggiunto dei traguardi importanti nella sua vita non riesca a goderne e a ritenersi soddisfatta.
Non è scontato sentirsi sereni con le proprie scelte quando ci si sente “giudicati” o non approvati dalle persone che amiamo e dalle quali ci si è dovuti staccare per poter ottenere qualcosa di diverso.
Come se lei per diventare se stessa avesse dovuto rinunciare a qualcosa.
Credo che intraprendere un percorso di supporto psicologico possa esserle d’aiuto soprattutto per tracciare dei confini funzionali, per poter spostare il focus dell’attenzione su se stessa e per riuscire a trovare un equilibrio mantenendo un legame tra la persona che è diventata e la sua famiglia di origine.
Resto a disposizione, anche online, qualora ne avesse il bisogno.
Un caro saluto,
Dott.ssa Ilaria Tempesta

Dott.ssa Ilaria Tempesta Psicologo a Roma

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10 AGO 2023

Salve Chiara, mi dispiace molto che lei si senta così triste e afflitta. Credo che però sia comprensibile viste le circostanze che ha ben descritto. Il suo senso di colpa, a parer mio, può esser stato accentuato dal fatto che sua madre non l'abbia "protetta" come lei avrebbe voluto, raccontando alla sua famiglia i suoi pensieri più profondi. Lei è molto sensibile e ricettiva e per tale ragione ne sta soffrendo molto. Anche se non vorrebbe continuare ad effettuare colloqui psicologici, forse invece sarebbe la cosa migliore da fare perché la sofferenza che lei sente è la riprova del fatto che ne abbia bisogno, specialmente in questo momento. Nel caso lo volesse, sono a sua completa disposizione.

Cordiali saluti,
Dott.ssa Sara Nicotera

Dott.ssa Sara Nicotera Psicologo a Roma

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10 AGO 2023

Buongiorno
Mi spiace molto della tua situazione.
A volte capita che quando si raggiunge un successo non si è contenti.
Per l'ansia sec fossi in te , farei la Mindfulness
Che ti aiuterà molto.
Coraggio
Dott.ssa Patrizia Carboni
Psicologa Psicoterapeuta
Roma

Dott.ssa Patrizia Carboni Psicologo a Roma

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