Interpretazione obiettiva questioni famigliari?

Inviata da Giulia · 3 ago 2023 Terapia familiare

Salve, sono una ragazza di 20 anni.
Inizierò dal principio.
Quando ne avevo circa 11, mio padre lasciò il lavoro, creando problemi economici gravi e molte liti con mia madre. Rimasero separati in casa fino ai miei 17 anni. Ai miei 12 anni iniziò però la mia depressione, rimanevo chiusa in casa odiando la mia vita ed invidiando quella degli altri. Verso i 14/15 anni sono iniziati i disturbi alimentari ed a 16 iniziai a tagliarmi e a programmare il mio suicidio.
A 17/18 anni mi è venuta la fibromialgia e nonostante i medici dicessero che una situazione così grave di questa patologia mai l’avevano vista, la mia famiglia non mi è mai stata emotivamente vicina. Ho 3 sorelle più grandi, che hanno rispettivamente 40,39 e 35 anni. Né loro né mia madre hanno mai “giustificato” la mia sofferenza, piuttosto mi accusavano di rovinare le giornate a tutti, di essere “arrogante” (perché ero perennemente in burnout, dato che i miei genitori rigettavano tutto lo stress su di me, ignorando i miei bisogni e la mia esistenza), “irriconoscente”, di star facendo MORIRE mia madre e così via. La verità è che io avrei solo voluto essere voluta bene, e questo mi ha portato molti problemi relazionali e di autostima. A settembre ho iniziato una cura farmacologica presso uno psichiatra del csm che per conto mio ho contattato, in concomitanza tra l’altro con il trasferimento per l’università. Per la prima volta dopo 8 anni ho sentito la felicità, mi sono fidanzata e ho trovato persone che mi apprezzavano, anche e soprattutto per la mia sensibilità, che io invece ritenevo un difetto dato che mi era sempre stata criticata. Tuttavia qualche settimana fa ho litigato con mia madre e la cosa mi ha rievocato vari traumi, per via delle frasi che mi ha detto, giudicanti nei confronti del mio carattere ed uguali a quelle che mi diceva anni fa. Ho iniziato nuovamente a stare molto male, posto che secondo me comunque l’antidepressivo stava iniziando a far meno effetto, o forse mi stavo solo “normalizzando” (con lo psichiatra abbiamo deciso di aspettare per vedere come sarebbero andate le cose, invece di pensare subito che il farmaco stesse peccando in efficacia). Oggi ho scritto un messaggio molto lungo a mia madre, in cui le sputavo tutto in faccia, fondamentalmente le ho detto ciò che ho appena scritto, con l’aggiunta della richiesta di non rispondermi perché avrei avuto bisogno di distaccarmi da lei. Onestamente i giorni scorsi avevo molti pensieri intrusivi, mi sentivo molto sola, cercavo di trovare una ragione negli avvenimenti passati ma la “seconda” parte di me, quella più inconscia forse, continuava a pensare negatività. Ora che ho detto ciò che penso, mi sento più leggera. Mi rendo conto di essere stata troppo dipendente dal loro giudizio, mi sentivo sbagliata, di avere un carattere tremendo, speravo che prima o poi mi avrebbero capita, onestamente ci speravo… invece mi rendo conto di aver fatto solo io dei passi verso mia madre per recuperare il rapporto; con le frasi dell’altro giorno, invece, mi ha dimostrato di non aver elaborato niente. mA mi sono detta: perché devo cambiare solo io per loro? Purtroppo sono incapace di accettare le cose come stanno: la loro freddezza mi fa male, punto e basta. Ho pensato che disintossicandomi da loro per un periodo avrei potuto guarire le mie ferite, e poi ripensare, eventualmente, ad un riavvicinamento… perché l’affetto verso mia madre e le mie sorelle rimane, ovviamente. Sono anche un po’ preoccupata per la tristezza che potrei aver causato a mia madre con quel messaggio, ma so che lei chiamerà le mie sorelle per sfogarsi e loro diranno che sono pazza, che volevo solo farla star male, che è pieno di persone con problemi più gravi di me e che comunque non stanno così male (lo hanno detto più volte), e che sto facendo vittimismo. Asserisco questo perché sono frasi che mi sono state dette più volte, fondamentalmente nessuno ha mai ammesso di avermi trascurata. Però, allo stesso tempo, mi chiedo se la verità più che da parte mia, stia nel mezzo. Magari io comunque avevo una predisposizione a star male? Magari ho qualche disturbo mentale intrinseco che mi porta ad avere una eccessiva sensazione di abbandono? Faccio bene a distaccarmi dalla mia famiglia o sto semplicemente facendo star male gli altri e spaccando ancor di più la situazione in modo infantile?


Comunque, vado già da una psicologa. Scrivo comunque qua perché al momento è in ferie e tornerà a settembre. In più vivo solo di borsa di studio e dato che sto ancora recuperando la mia salute fisica e mentale, fatico ad avere le energie sia per studiare che per lavorare, anche se comunque vorrei sforzarmi per fare qualche extra, per arrotondare la borsa di studio e permettermi qualche seduta in più, ora purtroppo più di una volta al mese non riesco…

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