Ho interrotto un'amicizia. Sono una cattiva persona a non sentirmi in colpa?
Buongiorno a tutti,
sono a portare un quesito che si legge già nel titolo perché avrei molto piacere di ascoltare diversi pareri.
Sono una ragazza di 29 anni che ha intrapreso, ormai sette anni fa, un percorso psicologico che mi ha cambiato la vita e mi ha resa la versione migliore di me, a seguito di un brutto periodo di ansia forte e debilitante, tanto da non riuscire a guidare, seguire le lezioni in università o lavorare.
Durante questo brutto periodo mi ero avvicinata molto ad una ragazza della mia università che si era dimostrata non giudicante e anzi molto gentile e pronta ad ascoltare.
Siamo rimaste amiche fino alla scorsa settimana, dopo 10 anni di rapporto in cui io piano piano mi sono resa conto di molti suoi atteggiamenti disfunzionali (come invidia e gelosia, e lieve godimento nel vedermi raccontare qualcosa che mi aveva fatta stare male), al seguito dei quali io mi sono sempre fatta avanti per parlarne, perché in terapia avevo imparato soprattutto ad aprire la bocca quando necessario.
Purtroppo con questa ragazza ho litigato diverse volte, sempre per lo stesso motivo, ogni uno o due anni circa. I motivi sono i seguenti: lei prova un forte malessere nei confronti della vita, e si attacca in maniera morbosa alle persone, ma il fatto non è questo! E' che quando ha qualcosa che non va inizia ad avere un atteggiamento aggressivo nei confronti degli altri (brutte risposte, silenzi prolungati e ingiustificati, atteggiamento alla "tutto il mondo è contro di me, perché sempre a me?", che possiamo tranquillamente definire vittimismo). Quindi io, dopo aver sopportato magari qualche giorno, le ho sempre fatto presente che si stava comportando male con me (ma ha anche perso alcuni lavori a causa di questo) e davanti a un caffè succedeva sempre che si mettesse a piangere, a supplicare e chiedere scusa, "è sempre colpa mia, sono sbagliata, la vita fa schifo".
E va bene, ho visto questa scena ripetersi molte volte.
Poi arriva il 2023 e mi comunica di voler iniziare un percorso psicologico. Ne ero veramente felice, e gliel'ho comunicato e ne abbiamo gioito.
Il clou del problema però arriva adesso... mi ero illusa che non mi avrebbe mai più trattata male senza motivo. E invece.
Chiaramente, conscia del fatto che la terapia è come le montagne russe, si sale e si scende, non ho subito voluto confrontarmi con lei. Ho "lasciato" che tornasse alle sue abitudini di rispondere male, o non rispondere proprio, atteggiarsi a vittima delle circostanze eccetera. Pensando: è solo un periodo.
Fino a che non ce l'ho fatta più.
Mi sono confrontata io stessa con la mia terapista e purtroppo siamo arrivate a comprendere che, per me, questa amicizia non era più salutare e mi causava forte angoscia e dolore perché io sono l'unica amica che ha. Mi sentivo troppo responsabile, e io ho una storia di accondiscendenza della quale ho faticato a liberarmi.
Ho capito che dovevo dirle che le cose dovevano cambiare. Quindi le ho spiegato le mie ragioni e le ho chiesto un "momento di pausa", come si usa dire. Lei lì per lì lo ha accettato, anche perché francamente non aveva altra scelta.
Pochi giorni dopo, neanche una settimana, mi arriva un suo lunghissimo (lunghissimo davvero) messaggio in cui mi dava la colpa di tutto: l'ho ferita, umiliata, "dilaniata", le ho squarciato il cuore, ho deciso tutto io, le ho fatto intendere che è una persona tossica (cosa che non le ho mai detto!) e che non voleva più vedermi al caffè che avevamo programmato per il giorno dopo perché sarebbe stato inutile e, di nuovo, per lei umiliante.
Voglio essere completamente onesta perché altrimenti non funziona: quel messaggio non mi ha toccata molto. Ero abituata, lei si comporta così anche con i ragazzi che ha frequentato; fa leva sul senso di colpa delle persone e quando non funziona cerca di farle sentire male. Ed ero anche sollevata. Quel caffè era giusto che ci fosse perché le cose bisogna dirsele di persona, ma sapere che non voleva più vedermi mi ha fatta sentire meglio.
Quindi arriviamo al titolo del post... io non mi sento in colpa, ma inizio a chiedermi se sia una cosa giusta. Se magari c'è un lato un po' cattivo in me che mi impedisce di vivere questo "lutto" nella maniera corretta.
Avrei davvero piacere di sentire diverse campane. Penso che potrebbe essermi utile.
Ringrazio tanto chi avrà voglia e tempo da dedicare ad una piccola risposta.
Grazie