È un amore un po' particolare
Salve!
Vi scrivo per provare a fare un po' di chiarezza su quanto mi sta succedendo.
Ho 18 anni da poco e un anno e mezzo esatto fa ho conosciuto a scuola una ragazza diciassettenne perché, avendola notata in corridoio, ho chiesto ad un'amica in comune di presentarmela.
Siamo usciti due volte, c'era feeling e stavamo bene insieme ma non c'è mai stato alcun contatto fisico. Purtroppo abbiamo smesso di parlare dopo poche settimane per via del suo carattere assolutamente incontrollabile: abbastanza irritabile, scostante a livelli incredibili, interessata sì ma a tratti distante e fredda, quasi sempre passiva ma maledettamente intelligente. Intelligente e bellissima, dotata di un'originalità fuori dal comune, un'originalità che sa essere buffa e al tempo stesso brillante. O almeno, la sua intelligenza è da sempre stata "compatibile" con la mia, ragioniamo bene insieme, posso dire che sia la prima ragazza che davvero posso apprezzare da questo punto di vista. In ogni caso qualche mese dopo, nonostante sembrava avessi dimenticato tutto, a giugno mi sono riavvicinato perché ero rimasto troppo colpito da lei: al ballo di fine anno della scuola ho ecceduto con l'alcool e sono andato a dirle che la amavo. Da lì è cambiato tutto: se prima io stesso avevo paura di impegnarmi, dopo quella dichiarazione ho preso coscienza di quello che provavo e ho cominciato a "fare sul serio". Lei mi ha spiegato che non si era mai innamorata e che credeva di essere fatta per rimanere sola: era interessata a me, mi trovava carino e gentile, le piaceva parlarmi ma non si lasciava coinvolgere. Durante l'estate siamo usciti due volte - segnali positivi: frasi come "ho paura che mi dimentichi", "cominci ad essere davvero importante per me", "ti va se usciamo?" e fin qui tutto ok; segnali negativi: si faceva sentire ogni quattro/cinque giorni, in generale abbastanza distaccata e poco propensa ad avvicinarci. A settembre abbiamo parlato di noi: "preferisco rimanere tua amica". Mi parlava come se l'amore fosse una brutta cosa, come se amare fosse una colpa: "l'amicizia è più pura".
Non capivo perché, non riuscivo più ad allontanarmi ma ho dovuto farlo. Lei, non essendo ancora del tutto coinvolta, dopo qualche resistenza iniziale mi ha lasciato andare. Di nuovo sono tornato io. Abbiamo ricominciato da amici e tutto scorre liscio. Ogni tanto in quel periodo lei mi lancia qualche segnale di gelosia, è chiaro che ci sia feeling e che tutto vada per il verso giusto ma non basta, in generale è triste, ansiosa, sta male e ha crisi in cui vede tutto negativo, ogni tanto se ne esce con frasi che fanno capire il suo desiderio (obbligo?) di rimanere sola. Ci sta male a tratti, "vorrei amore ma non ci riesco". A dicembre la svolta: cominciamo a parlare di più, una sua amica mi dice che io le piaccio e che si sta convincendo, durante le vacanze di Natale usciamo e stiamo benissimo, arriviamo vicini al bacio, parliamo anche di notte, coinvolgimento emotivo totale rispetto ai mesi prima...ma quando le chiedo di stare con me va su tutte le furie, mi dice che ho rovinato quella che lei credeva fosse amicizia, quando era palese stesse mentendo e che lei stessa sapeva non fosse una semplice amicizia. Qualcosa però le faceva negare i suoi sentimenti.
Ho lasciato perdere e dopo qualche giorno è tornata lei, si era convinta, voleva stare con me, mi dice che ha sbagliato. Allora usciamo ma comincia a fare finta di nulla, nei giorni dopo è scontrosa, comincia a parlarmi del rapporto col padre. Lui è stato assente durante la sua infanzia, ora è tornato ma la maltratta, non le ha garantito la possibilità di sentirsi donna, è evidente che lei non abbia autostima. "La prima volta che sono piaciuta ad un ragazzo non capivo perché." Il suo umore continua ad essere fuori controllo, è irritabile e arriviamo a litigare: mi dice che non vuole stare con me perché io sono troppo orgoglioso e la lascerei per via della sua instabilità emotiva. Nel frattempo io mi chiedo: faccio bene a continuare? Ne vale la pena? La risposta è sempre stata sì, ero convinto che fosse la strada giusta. Nel frattempo il nostro legame diventava sempre più forte, nel bene e nel male. Parlavamo ogni giorno, a tratti litigavamo perché lei non voleva stare con me ma al tempo stesso capiva quanto fosse insensato. A marzo dice ad un'amica che è come se fossi il suo ragazzo, le cose vanno alla perfezione e sembra quasi stia per sbloccarsi ma un giorno mi chiama e mi dice che siamo solo amici. Una frase ricorrente da parte sua è sempre stata "Voglio che trovi una ragazza migliore di me, anche se mi fa stare male pensare a te con un'altra". A maggio tutto comincia a crollare, lei è ansiosa per la scuola e non sa controllarsi, mi tratta male, ha spesso crisi in cui piange, non vive bene...parlo addirittura con la madre, che le ha proposto più volte di andare da uno psicologo, ma la risposta è sempre stata negativa. Ci allontaniamo.
"Non voglio amare nessuno perché ho troppi problemi, l'amore sarebbe un problema in più". Al ballo di fine anno mi faccio vedere con un'altra e lei mi scrive che non riesce più a stare senza di me, che è gelosa e che si odia perché vorrebbe stare con me ma non riesce. Il legame comincia seriamente ad essere troppo profondo perché l'ipotesi "smettiamo di parlare" sia ancora plausibile. Nel frattempo mi parla del suo passato, mi dice che ha avuto delle amicizie burrascose. È una ragazza molto sensibile, pare sia stata segnata da persone che si sono comportate male con lei. Persone di cui lei ora dice di adottare lo stesso atteggiamento. Ricominciamo a sentirci, il tempo passa e a luglio sembra quasi essersi convinta. "Conosco tanti ragazzi ma tu sei unico, vorrei sentirmi sempre innamorata di te ma purtroppo non mi riesce e non capisco perché". Però mi accorgo che prova in tutti i modi a sabotare la nostra storia, cerca di allontanarmi perché "hai bisogno di una ragazza migliore" ma poi non sa lasciarmi andare, mi vuole con lei. Comincia a dirmi che ci comportiamo da coppia. Ma ad agosto è un disastro. È in vacanza e mi ignora, mi risponde male e io comincio a non sopportare più l'idea di non stare con lei, non sopporto più che abbiamo questi problemi e comincio a stare male, a stare male più spesso. Gliene parlo, le dico che voglio chiudere ma ci ripenso: sono nella confusione più totale. Lei comincia ad essere fredda, mi tratta male e io perdo il controllo: l'ho insultata, le ho detto frasi cattive, le ho detto che è la delusione più grande della mia vita. Da lì smettiamo di parlare per qualche giorno, le spiego la situazione e mi dice che capisce le motivazioni che mi hanno portato a dire certe cose. Ricominciamo a parlare ma lei è distante, si sente che pensa ancora a quelle frasi, è convinta che io le pensi davvero. Ieri sera abbiamo litigato. Mi ha detto che se fosse per lei passerebbe il resto della sua vita a parlare e ad uscire con me ma che non possiamo stare insieme, che quelle frasi le ricorderà e la fanno stare male. Lei mi aveva detto cose simili a marzo durante un litigio piuttosto pesante, io ci ero passato sopra perché avevo capito cosa la portava a dire quelle cose. Comincia ad andare in panico, non sa che fare riguardo a noi due, fino a due secondi prima era convinta di non voler stare con me ma appena si palese la possibilità che io me ne vada mi dice che prova ad allontanarmi per il mio bene ma odia pensarmi con un'altra. Non sa decidersi. "Non voglio che smettiamo di esistere l'uno per l'altra, non possiamo allontanarci". È palese che non sia un'amicizia, è palese che ci piacciamo ma è come se non contasse.
Da sempre noto che si comporta come se i suoi sentimenti non contassero, come se non avesse la possibilità di esprimerli. Vedendo l'amore come una sfera fatta da una parte da sentimenti "negativi" come paure varie, gelosie et similia e dall'altra da sentimenti positivi come possono essere il fare l'amore, l'andare d'accordo, ecco, tra di noi lei è la mia fidanzata solamente per quanto riguarda la sfera negativa: è gelosa, ha paura di perdermi, è legata a me da qualcosa di forte. Invece per quanto riguarda la sfera positiva lo è solo a tratti. A volte si sente innamorata ma mi parla di sensazioni che non vanno. Quando stiamo insieme stiamo benissimo, ci divertiamo, il tempo passa veloce. Ma tutto questo sembra non importare, lei è sommersa dai suoi dubbi, dai suoi problemi con la sessualità ("da sempre penso che fidanzarsi sia qualcosa di troppo fisico, respingo l'idea"), dalle sue paure. Vive nella sua autarchia, la relazione con me va bene ma fino ad un certo punto, non se oltrepassa un certo limite. Offre sempre una resistenza ai miei tentativi di farle ammettere e vivere un sentimento. E anche quando manifesta un desiderio, una nostalgia, un bisogno di relazione amorosa di fatto ne è difesa da un guscio, uno schermo, una corazza che ne impedisce ogni possibile manifestazione. È come se lei fosse due persone: una parte buona che vuole uscire ma che viene sopraffatta da quella cattiva, che le impedisce di amare e la getta nella solitudine e nei dubbi, la porta a complicare una storia che dovrebbe essere molto semplice. Purtroppo non so come comportarmi. Quando provo ad essere disinvolto e stabile puntualmente mi dice frasi che mi mandano nel panico e mi gettano nella disperazione. So solo che è diventato qualcosa di troppo unico perché io non continui a lottare per lei: è l'unica ragazza con cui sia arrivato ad avere una relazione profonda, l'unica ragazza con cui riesca a tirare fuori il vero me stesso. È' grazie a lei se ho capito molte cose su di me, è con lei che vorrei continuare la mia vita. "Hai diciotto anni, sei giovane, cercane un'altra" penserete voi, ma trovo sia troppo unica e speciale perché la nostra storia finisca così. Non voglio perderla!
Qual è il vostro parere a riguardo? Grazie della lettura!