Come riprendermi dopo la fine di una storia?
Ciao, ho 24 anni e da un paio di giorni la mia relazione si è interrotta dopo 5 anni e 3 mesi.
Non sono una persona semplice, nella mia vita (seppur giovane) ho affrontato tante situazioni complesse, tra cui essere stata coinvolta in un incidente che ha portato alla morte di mio fratello (grande solo un anno e nove mesi più di me) e in adolescenza bullismo verbale e fisico. Questo per dire che non ho esattamente un carattere facile.
Ad un anno dall'incidente, incontro all'università questo ragazzo, bello come il sole e che mi prende in un attimo. La storia non parte benissimo, perché lui era ancora legato al ricordo dell'ex ragazza, ma una volta accettato l'amore reciproco che provavamo, tutto è andato nel migliore dei modi. Non nascondo che non è sempre stata una relazione felice e, anzi, a volte ha comportato danni (non riuscivo a gestire studio-amicizie-relazione e quindi ho messo alla porta le amicizie) e momenti di rottura (mi lasciò dopo 10 mesi per ritornare il mese successivo).
Accade che quest'estate va a lavorare a Capri per potersi mantenere e permettersi il mio regalo di laurea, il momento del saluto è stato commovente: avevamo gli occhi lucidi tanto che non volevamo separarci. Durante l'estate riusciamo a vederci veramente poco, parlo di cinque-sei volte in tre mesi e io piano piano lo vedo cambiare sotto i miei occhi, ma aveva modo di farmi ricredere ogni volta. Tornato, la situazione è degenerata in poco tempo: è un ragazzo molto responsabile, studia legge come me, si è laureato e al tempo stesso aiuta il padre in un lavoro che gli risucchia tutto il tempo disponibile: si divide, in sostanza, tra tirocinio, studio e lavoro. Nulla di diverso dagli anni precedenti, solo che in questo suo momento di vita si è trovato sottoposto a notevoli pressioni, unite ad un senso di insoddisfazione personale, che hanno fatto sì che lui non riuscisse più a tenere il ritmo della relazione. I litigi fatti in questi cinque anni per le minuzie sono stati determinati rispetto ad una sua scelta, anche se non litigavamo da mesi. D'un tratto, mi ha detto che la relazione è diventata troppo impegnativa, che non ha la forza di volontà né è stimolato ad organizzarsi per far sì che anche io possa rientrare nelle sue giornate. Doveroso per me dire che, prima di Capri, ci vedevamo in media 2 volte a settimana (quindi non è mai stata una relazione vissuta 7/7) e viviamo a 40 minuti di distanza e che io non sono auto-munita, quindi per raggiungerlo mi tocca fare almeno un'ora di mezzi, e di conseguenza durante la settimana era più "facile" venisse lui, visto che avrei dovuto spostarmi di sera al termine del suo orario lavorativo.
Mi ha lasciato dicendo di essere tediato tra la "scelta più giusta" e la "scelta più felice". La scelta più giusta è quella di lasciarsi, perché ci sono delle situazioni di incompatibilità che ci portano a litigare sulle quali lui per ora, visti i tanti impegni, non riesce a canalizzare le proprie energie e non vuole farmi perdere ulteriore tempo. Inoltre, ha bisogno di del tempo per se stesso per ricaricare le sue batterie. La scelta più felice, sarebbe per lui quella di continuare a restare insieme, perché mi ama (prima di lasciarmi ha detto che "sono l'esatta metà del suo cuore" e che "ci sono tantissime cose che mi fanno pensare che possiamo avere un futuro felice"), ma al tempo stesso continuerebbe a vivere male la relazione perché appunto sorgerebbero in lui sensi di colpa vista un'impossibilità di essere un "buon fidanzato" per me.
In conclusione, aggiungo che lui è una persona FORTEMENTE razionale, molto spesso si è trovato a scegliere tra ciò che è giusto e ciò che lo renderebbe felice e quasi sempre ha scelto ciò che la testa comanda, senza dare spazio al cuore.
Come posso lasciare andare qualcosa se c'è ancora tanto amore su cui lavorare?