Come aiutare chi non vuole aiuto ?

Inviata da Lui75 · 21 ago 2023 Crisi adolescenziali

Buongiorno mia figlia di 15 anni dal lockdown è profondamente cambiata e credo sia arrivata ad soffrire di un disturbo di identità di genere di cui prima del lockdown non c’erano assolutamente segnali. Anche ora , nonostante il cambio di look che cerca di farla apparire il più maschile possibile , negli atteggiamenti , nelle amicizie e nei modi di fare con le amiche nulla fa pensare ad una reale disforia di genere, sembra essere più un modo che lei ha trovato magari inconsciamente per differenziarsi e per porre una barriera tra lei e gli altri per non affrontare le proprie insicurezze . Ovviamente questa è una mia interpretazione ma rimane il fatto che non so come aiutarla perché non la vedo serena . Lei non vuole fare terapia perché ha avuto una brutta esperienza durante il lockdown con una psicologa e non si è trovata bene e ora non ne vuole più sapere ( lei stessa aveva chiesto aiuto in quel periodo perché capiva che non stava bene ) .Grazie

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Miglior risposta 22 AGO 2023

Gentile Lui75,
In questi casi, in cui la persona direttamente interessata alla situazione non vuole richiedere un supporto, è possibile lavorare in maniera indiretta.
Infatti quando la persona rifiuta un aiuto, è possibile richiedere l’intervento dello psicologo per capire l’altro, il suo problema o la sua difficoltà.
Pertanto il mio suggerimento è quello di richiedere lei il supporto di un professionista per trovare insieme delle strategie utili per fronteggiare questa situazione.
Spero di esserle stata utile e resto a sua completa disposizione per un'eventuale consulenza psicologica, anche online.
Un saluto.
Dott.ssa Deborah De Luca

Dott.ssa Deborah De Luca Psicologo a Monterotondo

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23 AGO 2023

Gentile Lui75, grazie per la condivisione. Capisco la situazione che descrive, e comprendo quali siano le conseguenze devastanti che il lockdown ha portato con sè, soprattutto sui giovani. Mi trova d'accordo con i colleghi che le hanno proposto di rivolgersi lei ad un terapeuta, in modo da individuare delle strategie per lavorare ed agire anche nei confronti di sua figlia, in attesa che sia più favorevole a riprendere un percorso.
Resto a disposizione!
AV

Dott.ssa Antea Viganò Psicologo a Pessano con Bornago

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23 AGO 2023

Capisco bene il soo spaesamento e i suoi timori.
Io cercherei di tener presente che , purtroppo, a 15 anni non si ha un'identità di genere ancora ben definita
Non sappiamo, e direi che per il momento è giusto lasciarle il suo spazio e non fare pressioni, anche perché sua figlia ha già espresso il desiderio di vedere un terapeuta senza essere sollecitata.
Cerchi di considerare questa come una fase di passaggio, pronta a cogliere segnali di malessere, qualora dovessero esserci.

Giulia Grava Psicologo a Aviano

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23 AGO 2023

Buongiorno. Capisco la sua preoccupazione per i cambiamenti osservati in sua figlia. L'adolescenza è un periodo di profondi cambiamenti e il lockdown potrebbe aver accentuato alcune dinamiche. È fondamentale avvicinarsi alla situazione con empatia e mente aperta, evitando conclusioni affrettate. Mi dispiace che sua figlia abbia avuto una brutta esperienza con una psicologa. Potrebbe essere utile proporre un altro terapeuta specializzato in questioni adolescenziali e di genere. Una terapia familiare potrebbe anche essere benefica, aiutando sia sua figlia che la famiglia a navigare in questa situazione. Offritele amore, comprensione e supporto, e valutate l'idea di cercare nuovamente aiuto professionale.

Dott.ssa Nicoleta Senni Pop-Span Psicologo a Asti

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22 AGO 2023

Buongiorno signora
Può dire a sua figlia che non tutti gli psicoterapeuti sono uguali. Come succede quando noi andiamo da un medico che non ci soddisfa, ed andiamo da un altro. Oppure un tecnico del computer, elettricista ecc.
La relazione è fondamentale tra clinico e paziente, potrebbe contattare un collega che all'inizio gli viene a casa ,e successivamente la ragazza andrà allo studio.
L'importante è la fiducia e la relazione.
Dott.ssa Patrizia Carboni
Psicologa Psicoterapeuta
Roma

Dott.ssa Patrizia Carboni Psicologo a Roma

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22 AGO 2023

Buongiorno Lui75, l'età dell'adolescenza è una fase molto delicata in cui il compito di crescita più importante è quello di differenziarsi dai genitori e trovare il proprio modo di essere. Sia figlia è proprio a questo punto del suo percorso, sta cercando di capire chi è, cosa le piace e cosa no. Questo passaggio è molto faticoso e probabilmente per questo che vede sia figlia più inquieta. Quello che può fare è starle vicina e farle sentire il suo affetto, senza pregiudizi. Lei parla di disturbo di genere, ma in realtà il riconoscersi in un genere diverso dal sesso biologico non è un disturbo. Sua figlia ora sta sperimentando questo modo di essere ed esprimersi, per un genitore può essere davvero difficile accettare questo però è il regalo più bello che può fare al proprio figlio. Può esserle utile fare un percorso di consulenza con uno psicologo specializzato in sostegno genitoriale.

Dott.ssa Rossana Meloni Psicologo a Terralba

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22 AGO 2023

Buongiorno, la disforia di genere è una patologia in cui una forte sofferenza o a difficoltà marcate nelle normali attività di studio e/o socializzazione accompagna l'identificazione con il genere non corrispondente a quello assegnato alla nascita e a tutte le manifestazione comportamentali associate ad essa.
In altre parole se sua figlia non esprime una forte sofferenza o se questa identificazione nel genere maschile non le sta impedendo di condurre una vita fatta delle normali attività di un'adolescente, allora non si può parlare di disforia di genere.
Ciò per dire che potrebbe anche essere che, crescendo, sua figlia stia sviluppando un'identità di genere non corrispondente al sesso assegnato alla nascita e che questo non le crea sofferenza in quanto sta liberamente esprimendo la sua identità di genere, per come la sta sperimentando al momento. Se non c'è sofferenza, non c'è patologia, se non c'è patologia non c'è bisogno di terapia. A tal proposito sarebbe importante comprendere cosa non è andato con la precedente terapeuta che ha seguito sua figlia. Una cosa importante da tenere sempre presente è che molto spesso l'alleanza terapeutica si rompe quando paziente e terapeuta lavorano su obiettivi non concordati. Inoltre, ci si deve sempre ricordare che, soprattutto con i minori, il committente della terapia è il genitore, mentre il paziente è il minore. Ciò può creare la situazione che il terapeuta lavori sugli obiettivi del committente (il genitore) che possono non corrispondere a quelli del paziente. Ciò rompe l'alleanza.
Detto ciò, se sua figlia non vuole andare in terapia va rispettata. Soprattutto va capito se non vuole andare perché non vuole che la sua manifestazione di genere sia interpretata come una patologia.
A mio modo di vedere una cosa che lei e l'altro genitore della ragazza (se c'è) potete fare, è intraprendere un percorso di consulenza psicologica di coppia con uno/una psicologo/a esperto/a di questioni di genere affinché vi possa aiutare ad esplorare i vostri vissuti rispetto all'eventualità che vostra figlia esprima in maniera persistente un'identificazione con il genere maschile.
In questi casi gli adolescenti, così come i bambini, non vanno forzati a prendere una decisione o spinti verso un'identificazione definitiva né cis né trans. E' importante che i genitori sviluppino l'apertura mentale e la solidità emotiva per accompagnare le fluttuazioni di un identità che a questa età sono ancora più frequenti e comuni che nell'età adulta.
Il fatto che le manifestazioni di un'identità di genere maschile siano diventate più marcatamente evidenti dopo il lock-down, può essere legato al fatto che nei periodi di isolamento, soprattutto i giovani, hanno avuto più tempo di utilizzare internet per ricercare supporto e orientamento. Può aver trovato video divulgativi sull'argomento che l'hanno fatta sentire riconosciuta e incoraggiata ad esprimere ciò che sente.
A mio modo di vedere potete provare a riproporre il supporto, separato da quello per voi, con l'obiettivo di avere un orientamento a tutte le sue incertezze e domande per ciò che sta vivendo, nonché per ricevere supporto rispetto alle possibili micro o macro aggressioni a cui può andare incontro manifestando un'identità di genere non corrispondente a quello assegnato alla nascita.

Dott. Lelio Bizzarri Psicologo a Roma

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22 AGO 2023

Buongiorno,
potrebbe essere necessario del tempo prima che sua figlia si affidi nuovamente ad uno specialista vista l'esperienza precedente. Comprendo la sua preoccupazione ma in questo momento spingere sul fatto di ricominciare un percorso di supporto psicologico potrebbe portarla in direzione contraria. Semmai dovesse cambiare idea, è importante affidarsi a professionisti che siano competenti sul tema dell'identità di genere.
Proprio perché non è possibile obbligare una persona a seguire un percorso di terapia, potrebbe essere utile intanto un percorso di supporto alla genitorialità per supportare lei come genitore nell'affrontare questo momento.
Cordialmente,
Dott.ssa Sara Beduschi

Sara Beduschi Psicologo a Firenze

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22 AGO 2023

Cara utente,

Grazie per aver condiviso la situazione che sta vivendo con sua figlia. È evidente la sua preoccupazione e il suo desiderio di aiutarla.
Innanzitutto, è importante riconoscere che l'adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti e scoperte, e il lockdown potrebbe aver amplificato alcune di queste dinamiche. La sua interpretazione potrebbe essere corretta, ma senza una valutazione professionale, è difficile determinare con certezza cosa stia accadendo.
Comprendo che la precedente esperienza con la terapia non sia stata positiva, ma potrebbe essere utile cercare un altro professionista specializzato in adolescenti e questioni di genere, che possa avvicinarsi a sua figlia con sensibilità e competenza.
Infine, potrebbe essere utile cercare il supporto di gruppi di sostegno o organizzazioni specializzate che possano offrire orientamento e risorse specifiche per le famiglie che affrontano questioni simili.
La situazione è complessa, e il supporto di un professionista potrebbe essere la chiave per aiutare sua figlia a trovare serenità e comprensione di sé. Le auguro tutto il meglio nel vostro percorso verso la comprensione e l'accettazione.

Dr. Matteo Piccioni Psicologo a Torino

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