Sono una ragazza di 32 anni. Sono in terapia dopo anni di depressione o meglio ansia generalizzata. Sono bloccata nei rapporti con i ragazzi. Ho paura dell autostrada, ho paura di intraprendere percorsi che mi porterebbero delusione. Ma mi accorgo che non vivo cosi. Mi accontento. E non voglio. Ma se continuo a fare le stesse cose come faccio? Ma se le faccio mi vengono attacchi di panico. E allora ricomincio con le paranoie ... Voglio guarire! È come se stessi sempre sul trampolino di lancio ma rimango li. Come a dire ok sei arrivata fin qui, gia e' tanto.
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20 OTT 2015
· Questa risposta è stata utile per 9 persone
Ciao Erica,
leggo con attenzione quanto scrivi e ravvedo molta preoccupazione, ritengo che richiedere aiuto a Noi professionisti tramite il supporto di GuidaPsicologi.it quando si è già in psicoterapia sia un tentativo "ulteriore" di ritrovare una soluzione quanto prima. Bene Erica non demordere, continua la psicoterapia ed interrogati sul tentativo "ulteriore", è come sé cercassi qualcuno che ti spinga dal trampolino, questo qualcuno sei tu, puoi farlo! Questa richiesta è già una pre-azione, che merita l'accoglimento, e merita una risposta oltre che la nostra quella tua. L'andare oltre passa attraverso momenti di sconforto, di preoccupazione, di sensazione di non farcela, di restare fermi, ma già nel momento dell'esplicitazione si è con un piede fuori dal trampolino, ora occorre spostare il peso in avanti. Con la guida del tuo/a psicoterapeuta puoi farcela.
dr. Giuseppe Ceparano (psicologo - psicoterapeuta di Mugnano di Napoli)
13 OTT 2015
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buonasera Erica, le volevo dire che tra depressione e ansia generalizzata (da dove ha preso questo termine, internet?, Il suo Terapeuta?Altro? Perché non è un termine che si senta così spesso tra i non addetti) ci sono svariate differenze diagnostiche. Da quello che scrive sembrerebbe un'ansia (non so se generalizzata, visto che fa un paio di esempi specifici anche se diversi tra loro: ragazzi ed autostrada) che la porta ad una depressione sintomatica (non mi sembra caratteriale). Con il collega, cerchi di indirizzarsi verso un'unica strada, ed, attraverso una dinamica di scompenso (io farei così, ma ognuno ha il suo modo, naturalmente), ovvero una storia di quando sono cominciati i primi sintomi, come sono fatti, come se li vive, che pensieri ha, che immagini le vengono in mente durante il loro verificarsi, etc.Si affidi al collega, se vede che con lui non ha alcun problema relazionale. La terapia è una relazione affettiva che si serve di teorie e di strumenti con lo scopo di raggiungere gli obiettivi prefissati in sede di primissime sedute e che le dovrebbero far aumentare la propria qualità di vita.
Buona fortuna,
dott. Massimo Bedetti,
Psicologo/Psicoterapeuta Costruttivista, Postrazionalista-Roma.
13 OTT 2015
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara Erica, il fatto che lei sia già in terapia da un collega è un ottimo passo. Da quanto tempo ha iniziato questo percorso? Ci vuole del tempo per risolvere queste difficoltà, non si dia troppa fretta. Parli col suo terapeuta di quanto ha scritto qui, è molto importante che lui sappia dei suoi dubbi e delle sue perplessità. Quello che le posso consigliare e di non fermarsi a voler togliere il sintomo, ma di cercare assieme al collega di arrivare alla comprensione di cosa scateni questi sintomi, da cosa siano originati. Solo in questo modo il sintomo potrà essere davvero risolto, altrimenti rischia di riemergere al prossimo momento di difficoltà o stress.
Un caro saluto
Dott.ssa Atti Maria Benedetta