Bisogno di accettazione?

Inviata da A. · 5 dic 2016 Autostima

Buonasera, sono A. ed ho 23 anni.
In passato ho scritto su questa piattaforma un enorme sfogo, con tanta, troppa, immensa difficoltá e con fin troppo confuse; non potete immaginare quanto le vostre risposte, pensieri, parole mi siano servite per dare un ordine alla confusione che erw da anni dentro di me, per uscire da uno dei periodi più bui e cupi della mia vita, durato anche troppi anni.
Per la prima volta, in tutta la mia vita, ho dato voce alle mie emozioni condividendole con qualcuno, e questo mi ha portato a vedere tutto ciò che mi sembrava "enorme" e insuperabile ai miei occhi, così di poco conto e non poi così drammatico, attraverso i vostri. Vi ringrazio con tutto il mio cuore, per questo.

Ora (dopo mesi di lavoro su me stessa).ho trovato un mio equilibrio, vivo una vita finalmente soddisfacente, credo molto di più in me stessa, nelle mie capacità e questo mi ha aiuta a rapportarmi meglio anche con gli altri. Per la prima volta, in 23 anni, mi sento apprezzabile, amabile. Ma non fino in fondo.

Ecco, è proprio questo il problema.
C'è qualcosa dentro me che ancora non va, non del tutto. Certo, ho fatto un gran passo in avanti anche su questo fronte, lavorandoci duramente, ma non è stato abbastanza.

Il mio problema è la nauseante, triste e patetica necessità di voler piacere per forza a tutti.
Non piacere a qualcuno mi destabilizza, mi intristisce, fa cadere tutte le mie sicurezze.
O almeno, fino a poco tempo.
Ora diciamo che tutto ciò è abbastanza temporanea, mentre prima cadevo in un vortice di tristezza incredibile.
"Perché non piaccio a quella persona?"
e tutto ciò mi porta a pensare a tutti i miei difetti, le mie limitazioni e mi fa sentire una persona non delle migliori.
Inoltre, se ad esempio si tratta di un gruppo di persone, ciò mi porta a dover sempre dimostrare cose, dare il meglio di me, mettere da parte dei miei aspetti, dover essere sempre e forzatamente al centro dell'attenzione o capire di essere accettata dagli altri e mostrare a chi non piaccio che sono migliore di lui/lei... forse...

So che tutto ciò è patetico e triste, ma purtroppo è ciò che sono e sono finiti i tempi in cui me ne vergognavo.

In tutto questo, nei rapporti con le persone, ho un gran problema in generale.
Quando sono con gli altri, l'unica cosa che mi interessa e divertirli e divertirmi; non sono mai riuscita ad andare oltre. A mostrare nulla di me. È che proprio non ci riesco.
Sono incapace di esternare emozioni, di condividere passioni, o stati d'animo o pensieri.
L'idea mi piace, mi entusiasma, ma spaventa in egual modo.
Ho paura che condividendo una parte di me poi dopo non possa esser "così mia".
Ciò mi porta a non aver mai avuto realmente un rapporto di amicizia duraturo con qualcuno, ma in generale un vero e proprio rapporto di amicizia.
C'è sempre un muro che mi allontana dall'umanitá delle persone, dal loro universo interiore con chissà quanto da donare, e dal mio.

Purtroppo non riesco, nonostante gli strumenti che mi avete fornito, a comprendere il perché di tutto ciò.
Perché è più semplice nascondersi per mesi piuttosto che mostrare un po' di sé per pochi attimi?
Forse vorrei esser accettata dagli altri a tutti i costi perché so che dentro di me c'è così tanto... e vorrei mostrarglielo, ma non ci riesco proprio...

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Miglior risposta 6 DIC 2016

Buonasera A., ormai avrà capito che non è tanto importante riflettere sul perché non piace (secondo lei) alle persone quanto sul perché ha bisogno di piacere. Nel suo intervento mi sembra di notare un continuum che va dal timore di essere confusa con gli altri (troppa vicinanza) attraverso un pensiero in comune al timore di essere troppo lontana dagli altri attraverso un tentativo di individuazione che non può che esplicarsi attraverso una demarcazione (cioè un evidenziamento di Sé) per contrasto (ovvero attraverso un confronto). Credo che dovrebbe riflettere non tanto sull'accettazione ma sul che cosa si immagina (emotivamente) che potrebbe accadere nel caso non fosse accettata (ad es., timore che l'esterno si formi un giudizio negativo e che, di conseguenza, potrebbe allontanarsi lasciandola sola? O altro?). Queste riflessioni, come le molte altre che si dovrebbero fare, tuttavia, sono talmente particolari e complesse che non è il caso le affronti da sola, ma con l'aiuto di un professionista (ci sono svariate possibilità anche nel pubblico pagando solo il ticket) che le permetta di crearsi delle spiegazioni sui "perché" e sui "come" che siano alternative alle solite che si è data finora. Raggiungendo, dunque, una maggiore complessità ed articolazione che le permetta di gestirsi, affettivamente, con maggiori e più flessibili risorse personali (in tal modo i picchi emotivi che, attualmente sono molto intensi in particolari contesti e situazioni, potrebbero modularsi maggiormente, avendo un rilievo ed una incidenza minore rispetto a quella attuale).
Buona fortuna
dott. Massimo Bedetti
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma

Dott. Massimo Bedetti Psicologo a Roma

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7 DIC 2016

Gentile A.,
è utopistico e quindi illusorio e sbagliato pensare di dover piacere necessariamente a tutti per costruire una buona autostima.
E' sufficiente riscontrare una corrispondenza tra il buon giudizio che si dovrebbe avere di se stessi e quello della maggior parte (non la totalità) delle persone che conosciamo.
Senza scivolare nel delirio di onnipotenza è importante sapere che ognuno di noi ha dei limiti che nel processo di crescita personale possono solo essere migliorati ma mai eliminati completamente e con questa cosa dobbiamo stare sereni senza disprezzarci o accettare di essere disprezzati : avere questa chiarezza mentale è già avere una buona autostima.
Quanto poi all'esternare e condividere emozioni, affetti o passioni, ciò non vuol dire impoverirsi o perdere parti di sè perchè, se necessario, questi affetti e sentimenti investiti possono anche essere disinvestiti ma è sempre meglio correre questo rischio piuttosto che chiudersi e isolarsi.
In ogni caso, nel lavoro non facile che lei sta facendo su di sè per aprirsi agli altri, dovrebbe essere guidata da uno psicoterapeuta dal vivo perchè è sicuramente insufficiente, per quanto utile, l'aiuto che ha ricevuto o potrà ricevere online.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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