Richiesta di delucidazioni.

Inviata da Daniele Rinaldi · 15 apr 2024 Autorealizzazione e orientamento personale

Salve, avrei bisogno di chiarezza su alcuni malesseri che mi porto addietro da molto tempo. Non comprendendo di cosa si tratti, sono spesso nella confusione piú assoluta. So che bisogna cercare parere fisico, e lo sto facendo, e già fatto, ma necessito di più consulti, perché non ci capisco più nulla e non ho trovato effettiva risoluzione con gli aiuti che ho cercato, almeno definitiva.

Soffro da circa 8 anni di disturbi ossessivi e negli ultimi 5 di disturbi psicosomatici, anche intensi, psicosomatici da un punto di vista motorio, poiché non riesco spesso a muovermi, come se il corpo fosse sempre stanco, vivendo paralisi e non facendo quello che mi impunto di fare. Spesso faccio cose che il corpo ha bisogno di fare da un punto di vista strettamente fisiologico (azioni involontarie) . E involontariamente. Perché normalmente non glielo concedo perché ho un forte senso di sacrificio e dovere e tendo a dare poco spazio alle emozioni. "Quindi quello che voglio fare non lo faccio e quello che non voglio fare lo faccio." Come se avessi forti problemi legati a conflitti su dovere/volere. E sfocia tutto in problemi psicosomatici che professionisti mi hanno detto fossero disturbi di conversione dovuta a religiosità vissuta non serenamente, e sto cercando di fare molto lavoro interiore per risolvere, anche incontrando professionisti e seguendo terapie. Le cose in questione come azioni involontarie erano autoerotismo con ricerca di contenuti pornografici, utilizzo di internet per ricerche esistenzialiste con domande di ogni tipo, e uso di YouTube per vedere video/musica, tutto in modo molto compulsivo, come se dovevo riempire vuoti che non riempivo già nel mio quotidiano, che non mi soddisfaceva, come se il telefonino fosse un mondo in cui sfogarmi per tutto, sessualmente, ricreativamente, filosoficamente. Purtroppo essendo un individuo con proprio una personalità ossessiva tendo a ricorrere ad abnegazione continue, anche per esperienze fatte in comunità cristiane in cui mi veniva predicato che la maturità significasse spesso sacrificio per gli altri e per la preghiera. Spesso vivevo la mia vita pratica in un senso troppo militaresco, anche perché cercavo di imitare stili di vita che venivano predicati in quelle realtà religiose, e non riuscivo, forse perché proprio non interpretavo per i miei contesti di vita ma applicavo troppo letteralmente.

Dal punto di vista cognitivo, ultimamente soffro di ossessioni che mi tormentano, e a cui non so dare un inquadramento. È come se ho continue sfide nella mente a mettere in discussione valori per me irrinunciabili, compiendo cose e pensando cose che non vorrei fare ma che nella confusione piú assoluta spesso penso sia paradossalmente "giusto" seguire, pena, un senso di ipocrisia e senso di vuoto. Domande esistenzialiste, sul senso della vita, sul libero arbitrio, sulla mia identità di essere umano, e, credo non sono sicuro si tratti di questo, di DOC aggressivo. Sono continui pensieri che DEVO fare cose eterolesive e autolesive, deprimermi, impazzire seguendo impulsi strani che mi spiegherebbero la giusta e intelligente visione e modo di vivere la vita, e pensieri sul perché sarebbe scorretto fare il male, non senso che sarebbe ragionevole invece farlo, diventare te sadico, psicopatico, devoto a satana, estremamente malvagio... Ed è un tormento costante. È come se ci fosse un diavoletto che mi spinge a seguire impulsi che mi portano a impazzire o fare del male agli altri, ma non sento nessuna entità, presenza, voci, solo voci filosofiche ma comunque inquietanti. Non ho mai fatto nulla, ogni volta mi fermo in tempo, ma tante volte mi ritrovo come quasi in procinto di accettare questi determinati pensieri perché arrivo in forti stati confusionali in cui quei pensieri mi sembrano realtà, giusto seguirli, perché mi impegno sempre a contrastrarli, e non vanno via, mi tormentano e continua un senso di omissione. Cerco di limitarmi, non fare più nulla nella vita per prevenire, ma esplodo ancora di più implodendo per quei disturbi psicosomatici.

Ho preso da quando avevo 17 anni, e ora ne ho 25, psicofarmaci (sempre la combinazione antidepressivo e antipsicotico, senza causare effetti collaterali, ma senza risoluzioni, ho interrotto e poi ho avuto ricadute, per un totale di 5 anni di terapia farmacologica non continua ). Ho provato a lavorare e a distrarmi con hobby e a cercare di emanciparmi con la forza di volontà, ma ritorno inghiottito da questa malattia come incurabile di disturbi psicosomatici di paralisi e azioni involontarie, e ultimamente i disturbi ossessivi sono diventati intensi tanto quanto i disturbi psicosomatici. Non so se si tratti di doc aggressivo, perché spesso ho come voglie inconscie di eseguire quei pensieri pur di eliminare il tormento e senso di vuoto, visto che forse le compulsioni non sono servite. A me questa cosa inquieta.

Spesso sono molto abbattuto e depresso perché è come se non riesco mai a stare bene. Anni di psicofarmaci presi fino a quest'anno, prima non avevo effetti collaterali, adesso sì.

Ho provato a lavorare smettendo gli psicofarmaci ed ad emanciparmi con il mio buon animo ma ricado, non mi dura mai un'occupazione a lungo, e mi sono rivolto a un centro facendo psicoterapia e consulti psichiatrici riprendendo farmaci, ma i farmaci presi mi hanno appunto dato effetti collaterali molto sgradevoli, soprattutto gli antipsicotici, che anche se il dottore mi aveva prescritto a bassi dosaggi (perché mi diceva avevo un doc e tratti psicotici, non deliri), mi hanno portato forte senso di stordimento e sedazione che mi portavano a temere maggiormente visto quei pensieri strani, e li ho sospesi, anche perché il dottore si irritava se gli chiedevo aiuto e spiegazioni, continue rassicurazioni, e ho agito in autonomia.

Adesso sto prendendo solo l'antidepressivo. E a dose dimezzata questo un po' riccorrendo al fai da te, essendo quel dottore privato non disponibile pienamente, non avendo molti mezzi per cercarne un altro, e essendo l'asl con tempi di attesa lunghi.

Nella mia vita ho fatto poca psicoterapia, più che altro intrapreso terapie farmacologiche, e oggi se dovessi, vorrei provare più quest'ultima, anche lunghi percorsi se sento che non divento ancora più vulnerabile, perché a fronte dei pensieri stranissimi l'effetto sedativo mi fa inquietare ancora di più che possa seguire quei determinati impulsi, perché appunto rilassandomi perdererei di più il controllo.

A volte sono nella sofferenza più assurda, non capisco se ho una malattia, e che senso avrebbero gli psicofarmaci, per quanto tempo, se li devo prenderre a vita, se hanno azioni di prevenzione di atti che potrei io commettere di sconveniente o soltanto mi aiutano a non sentirmi il cervello tormentato, come un integratore che mi da serotonina. Io però non mi conosco né sono uno psichiatra né posso vivere facendo tremila consulti medici al giorno perché mi si sviluppa una vera e propria paura a fare qualsiasi cosa, perché timore di avere qualche problema che mi fa essere pericoloso, a livello fisico di autocontrollo per i disturbi psicosomatici e di pensiero che mi porta a pensare che potrei seguire quello che mi dice la mente da un momento all'altro, e quindi sono profondamente impaurito e inquieto e rattristito perché mi privo di relazioni, non ho più amici, di lavorare attualmente sono disoccupato, alla mia età mi privo di fare qualsiasi cosa, hobby, ecc.

Spesso ho avuto momenti di rabbia con i miei genitori e problemi con loro ma la gente non mi considera una persona pericolosa,tutti i miei conoscenti sanno di me che sono una persona rispettabile, forse con una personalità meno convenzionale, ma non ho mai avuto problemi con la legge e non ho fatto finora realmente male a nessuno, qualche problema relazionale ma mi sforzo di avere la pace con tutti.

Quei pensieri non li ho finora mai ascoltati, ma spesso mi trovo in bivi angoscianti che mi causano timore e mi annebbiano la capacità di giudizio suggerendomi che fosse davvero giusto seguirli, non li ascolto, e il tormento mentale è indicibile.

Io credo si tratti, per i disturbi psicosomatici, di qualcosa che ha fare con conflittualità interiori che non sfoci nell'aggressività, perché non sono disturbi dissociativi veri e propri,DID, o derealizzazione o depersonalizzazione, perché non perdo coscienza e inizio a fare vite parallele di cui non ricordo ma problemi legati a mancate accettazione di parti della mia personalità più spontanee dovute proprio a un disturbo di personalità ossessiva, problemi con la religione, dipendenza dal porno. Ma non ho, penso, una mente sociopatica o antisociale, o come si dice, tutto si ferma al primo step di accettazione di diventare queste personalità che mi preoccupano e anche questo step non lo passo. Non ho mai fatto azioni credendomi un essere malvagio provandoci gusto consapevole di esserlo,ma spesso sono nei bivi, quei pensieri mi quasi seducono e tentano fortissimamente.

So che voi non avete la sfera di cristallo e non sapete chi avete di fronte ma io sono nella più completa angoscia perché mi devo sempre reprimere per quei pensieri ossessivi e quei pensieri psicosomatici mi si accentuano.

Ho fatto diversi consulti, moltissimi, e terapie farmacologiche, ma percorsi di psicoterapia poi sempre non durevoli, e sempre la diagnosi era Doc, qualche tratto psicotico ma non schizofrenia, anzi, i professionisti un po' si sentivano presi in giro come se io li stessi ingannando perché spesso pensavano fossi un po' ipocondriaco, mi dicevano fossi intelligente, e assolutamente capace di intendere e di volere.

Tuttavia io ho diverse domande, non esiste, quando si faccia il male, una vera e propria giustificazione, di tipo psichiatrico, nel 90 per cento dei casi, credo sia così no?, si è sempre in punto di ritornare indietro quando ci si arrabbia, fanno azioni sbagliate, ma per commettere azioni proprio altamente riprovevoli per la nostra società ci vuole intenzionalità, giusto?, Anche quando si insinunano pensieri strani, e si iniziano a credere cose strane (avevo la costante paura di iniziare a pensare e a dare vita a filosofie stranissime, tipo come alcuni pensatori e filosofi forse un po più cinici tipo Nietzsche, anche se non conosco bene il suo pensiero, tutti i filosofi più ribelli e atei mi inquietavano, non perche diventassi ateo, ma perché mettessi in discussione tutto fino a impazzire e a dubitare dei valori umani più basilari accettando le perversioni sessuali reati per la legge, gli omicidi...per una certa ragionevolezza e mancanza di ipocrisia). Pur quanto il tormento, se si è sempre padroni di sé, se non sei proprio disabile mentalmente, non farai cose sconvenienti, il male, i reati sono compiuti da gente consapevole, o comunque non si può vivere la vita nella costante angoscia perché in base alle nostre emozioni e pensieri inconsci saremmo tutti dietro le sbarre.

Io ho domande... che significa tutto questo, secondo la psicodiagnostica? Perché questo tormento? È un doc?Nella psicoterapia interrotta mi si ripeteva sempre sì, sebbene non convenzionale (spegnere il gas). Io sono una persona che si impegna sempre a fare il bene e a lavorare su me stesso,e a mettermi in discussione,che cerca sempre la fede nonostante a volte mi domando il perché di tutta questa sofferenza, e il cammino cristiano secondo i comandamenti, ma adesso, sono in profonda crisi, perché ho paura che per una sorta di giustizia morale, che potrei considerare tale secondo cosa mi passa per la testa, io faccia cose sconvenienti e mi autodistrugga, ho paura di avere una sorta di patologia latente...che se non curata bene... possa comettere il peggio.

Purtroppo mi era stato prescritto Aripripazolo e poi sostituito in Risperidone, a 1ml, dosaggio basso, a 2 ml si inizia per la schizofrenia (questo dosaggio era per il doc grave) e questi mi davano forte sedazione, tanto che avevo ancora più paura e li ho interrotti avendo anche effetto rebound abbastanza intenso, anche perché il dottore psichiatra non potevo telefonarlo spesso.

Ma che significa? Tutto questo? I miei familiari, con cui vivo, vogliono che prenda psicofarmaci come si prende la pillola per il diabete e la pressione, e non obiettare, e sono fortemente favorevoli che li prenda, minimizzando gli effetti collaterali e dicendo di me che sono teatrale quando glieli racconto, ma io francamente con l'antipsicotico non riesco a fare una vita piena lavorando, e prenderlo per tanto tempo. Di solito non sono, tranne per disabilità mentali come schizofrenia o disturbo bipolare, obbligatori in quei casi per lunghi periodi, poi sempre è il caso di periodi di terapia di 1/2 anni massimo?

Per l'antidepressivo io conosco di persone che lo prendono anche a vita e io non sarei fortemente contrario a prenderlo se il mio corpo lo tollererà, lo vedrò sempre come una stampella che mi aiuta a essere più pratico e non sfociare nella ossessività.

Attualmente prendo Fevarin. Dovevo prenderlo a 200 mg per sei mesi e l'ho interrotto a 5 e adesso lo sto prendendo dimezzato.

Ho contattato lo psichiatra per discutere della terapia e in caso modificarla, magari a dosi più basse, e sto cercando di riprendere la psicoterapia ma sono nella confusione piú assoluta perché anche il Fevarin mi dava un effetto sedativo (abbastanza meno però rispetto all'antipsicotico).

Cosa significano quelle sfide costanti a fare cose considerate tabù per senso di giustizia, per non essere come la società falsa e ipocrita, per essere moralmente superiore e dimostrare a me stesso che sono sincero? Sono cose già riportate nella letteratura, casi clinici sentiti e risentiti?

A livello diagnostico, di cosa si parla? E qual è il percorso specifico? Forza di volontà e trovare il percorso terapico più vicino alle mie caratteristiche?

Ma non c'è nessuna malattia, se non tendenze che in certi periodi di vita possono diventare disturbi? (ricadute)

devo sempre e solo lottare, rifiutare i pensieri e se mi aiuta la psicotetapia e farmacologia farne uso? ma non guardarmi come malato terminale senza nessuna autonomia di pensiero e scelta senza ricercare l'approvazione dello psicologo per tutto e vivendo in una bolla di cristallo cercando di isolarmi per questi pensieri e suggerimenti mentali strani continui aspettando che se ne vanno e poi fare vita sociale?

I miei familiari sono contrari alla psicoterapia un po', preferendo solo che prendessi pillole.

Non esiste nel DSM nulla come disturbo riguardo a questi continui imperativi, no? Solo disturbo ossessivo, giusto? Poi vi è la schizofrenia ma gli imperativi sono diversi, non aggressivi ma paranoici, giusto?

Io sono nella confusione, non vi chiedo una terapia ma almeno nell'immediato delucidazioni e indicazioni, sperando che si possa inquadrare tutto e io da un lato non trascurare disturbi interiori che dovrei curare.

Non vi chiedo la terapia ma almeno a grandi linee, come dovrei comportarmi
in modo molto generico, perché non ci sto capendo più nulla

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