Non trovare supporto dal compagno nel momento del bisogno
Buongiorno,
ho un problema con il mio compagno, con il quale convivo felicemente da qualche anno e con il quale sto per avere un figlio.
Il problema riguarda quei momenti in cui mi trovo in difficoltà, in crisi (per problemi pratici o psicologici) e questo mi causa uno stato di alterazione emotiva. Parlo di crisi o problematiche che non coinvolgono direttamente il compagno, ma problemi che possono coinvolgermi in varia misura nello spettro della mia vita.
In quei momenti di fragilità, di lacrime, di agitazione o arrabbiatura, avrei bisogno di supporto, di empatia, o quanto meno di sentire che i miei sentimenti sono, se non proprio compresi, quanto meno accettati. Invece nei momenti di alterazione, 8 volte su 10 mi trovo di fronte a un muro.
Si irrigidisce e diventa non solo freddo, ma spesso anche cattivo, soffiando sul fuoco di quello che mi sta mettendo in crisi: colpevolizzando me o sottolineando quello che avrei potuto fare per evitare la situazione, giudicandomi in vario modo e in definitiva sommandosi all'alterazione emotiva senza darmi alcun conforto (nonostante io lo chieda apertamente). Questo il più delle volte crea un'escalation emotiva per me devastante da cui lui poi si riprende con una passeggiata, mentre io resto turbata per giorni.
Anche facendogli notare che sono incinta e voglio (devo!) evitare di alterarmi più del dovuto, lui non riesce a esimersi dal peggiorare la situazione, lasciandomi sola nel gestire le crisi, che lui stesso contribuisce a peggiorare (da sola, di fronte a un problema, non raggiungerei mai i livelli di esasperazione emotiva a cui lui mi conduce).
Sono consapevole che abbiamo un modo molto diverso di gestire l'emotività, e che le manifestazioni aperte di reazioni emotive lo mettono a disagio. Sono anche consapevole che io, all'opposto, ho un'emotività molto spiccata, che a volte faccio fatica a tenere sotto controllo e con la quale può non essere facile rapportarsi. Tuttavia mi chiedo come possa essere così insensibile di fronte al mio dolore e ai miei momenti di crisi. Insensibile al punto da condurmi lui stesso verso un aggravamento del dolore per poi lasciarmi sola nel baratro, con un atteggiamento nel quale non posso che intravvedere un pizzico di sadismo.
Immagino che le ragioni siano molteplici e profonde, e che questo "punire me" per i momenti di crisi emotiva, corrisponda in realtà a una sua non accettazione di parti di sé che lui (per retaggio culturale e familiare) percepisce come deboli: vede manifestarsi in me l'abbandono emotivo che lui non si concede e, interpretandolo come debolezza o lassità, lo respinge con aggressività. Sono reazioni di stizza, che so che non perpetra con effettiva cattiveria.
È una persona molto poco indulgente con se stessa, e questo lo rende intransigente anche verso (quelle che lui percepisce come) debolezze altrui.
Tuttavia per me le conseguenze sono molto pesanti, perché per quanto possa essere serena con il fatto di vivere la mia emotività senza reprimerla (pur nella consapevolezza di dover migliorare l'autocontrollo) non trovare supporto nel compagno nei momenti di crisi, mi fa provare una solitudine e uno sconforto profondi. Là dove avrei più bisogno di un alleato, troppe volte trovo un sabotatore.
Ho provato a parlarne con lui apertamente, in momenti di tranquillità, ma quando poi la crisi si manifesta non ho notato particolari miglioramenti.
Ora per me risolvere la questione si pone con una certa urgenza, dato che stiamo per diventare genitori.
Come posso fare?
Cosa mi consigliate?
Vi ringrazio molto!