E se mamma/papà inventasse i malanni del bambino? Sindrome di Munchhausen per procura.

Uno studio dell'Università Cattolica-Gemelli offre spunti di riflessione su una psicopatologia poco conosciuta e spesso difficile da diagnosticare: "La sindrome di Munchhausen per procura".

29 DIC 2014 · Ultima modifica: 12 MAG 2023 · Tempo di lettura: min.
E se mamma/papà inventasse i malanni del bambino? Sindrome di Munchhausen per procura.

Il nome della sindrome deriva dal Barone di Munchhausen, un nobile tedesco, che era noto per raccontare molte storie fantastiche su se stesso. Rudolf Raspe pubblicò queste storie nel romanzo "Le avventure del barone di Münchhausen".

La "sindrome di Munchhausen per procura" fu descritta per la prima volta in ambito clinico da Asher (1951), per comprendere situazioni caratterizzate dal ripetuto verificarsi di ricoveri ospedalieri per la cura di malattie apparentemente acute ma che, in seguito ad attenti esami di laboratorio, risultano del tutto false. Una condizione clinica in cui la mamma (o più raramente il papà) è responsabile della malattia del proprio bambino, facendolo ammalare.

Cos'è la sindrome di Munchhausen?

Nota anche come Sindrome di Polle (figlio del Barone di Munchhausen morto infante in circostanze misteriose), è una grave forma di ipercuria, per cui il bambino è sottoposto a continui e inutili accertamenti clinici e cure inopportune, conseguenti alla convinzione errata e delirante del genitore che il proprio figlio sia malato.

Classificazione secondo le tipologie dei genitori (Libow, Schereirer):

  • Cercatori di aiuto: sono casi solo apparentemente simili a quelli della sindrome. Normalmente si ha un unico episodio di malattia immaginaria piuttosto che una lunga serie di esperienze mediche. Posta di fronte all'evidenza, la madre reagisce con sollievo, è disposta a collaborare e non tradisce alcun segno di ostilità o rifiuto. L'inganno le consente di cercare le cure mediche per sé, legittimando attraverso il figlio 'malato' il bisogno di aiuto psicologico.
  • Responsabili attivi: sono i casi da manuale in cui un genitore direttamente e attivamente provoca i sintomi nel bambino tramite soffocamento, iniezioni o avvelenamento. Quello che stupisce è che queste madri sono straordinariamente cooperative e grate verso i medici, tanto da sembrare le madri ideali.
  • Medico-dipendenti: in questi casi l'inganno si limita ad un falso resoconto dei precedenti clinici del bambino. Non c'è alcun intervento diretto sulla sintomatologia. Naturalmente, a causa di questi falsi sintomi, il bambino subisce molti esami inutili e dolorosi. Le madri sono convinte che i figli siano realmente malati e si risentono se medici e personale ospedaliero non confermano le loro convinzioni. I bambini di questo gruppo sono in genere più grandi. Le madri sono tendenzialmente più ostili, paranoiche ed esigenti verso i medici da cui sono "dipendenti".

La ricerca

Uno studio condotto presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore – Policlinico Universitario "A. Gemelli" di Roma, citato di recente anche in un lavoro pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet, è emerso che si tratta di una patologia che spesso resta nascosta e non diagnosticata e che i casi che vengono alla luce potrebbero rappresentare solo la punta dell'iceberg di un fenomeno molto più diffuso e doloroso di quanto si pensi.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Journal of Child Health Care dall'equipe coordinata dal professor Pietro Ferrara dell'Istituto di Clinica Pediatrica dell'Università Cattolica a Roma. La sindrome resta per lo più sconosciuta e di difficile diagnosi per quanto sia una realtà dolorosissima, che non di rado trova spazio nelle cronache e che raramente le vittime riescono a raccontare.

La sindrome di Munchhausen, spiega il professor Ferrara, sempre più considerata nella letteratura scientifica come "malattia fabbricata da chi si occupa del bambino", è "una vera e propria forma di abuso nei confronti dei minori che può portare anche a esiti estremi quali la morte del piccolo".

Cos'è la sindrome di Munchhausen?

A livello scientifico internazionale la sindrome è ben riconosciuta, ma in Italia, come d'altra parte in molti Paesi del mondo, si tratta ancora oggi di un fenomeno sottostimato e riconosciuto con difficoltà, tanto che possono passare anche anni prima di giungere alla diagnosi corretta, cioè può trascorrere molto tempo tra la comparsa dei primi sintomi e l'identificazione della malattia, con il rischio evidente di sottoporre il bambino a esami e terapie inutili o addirittura dannosi.

Nello studio sono stati considerati 751 bambini ricoverati nel reparto di Pediatria del Policlinico Gemelli tra fine 2007 e inizio 2010 e nel quasi 2% dei casi è stato individuato un cosiddetto "disturbo fittizio". Quasi sempre si trattava di disturbi inventati dal bambino stesso ed è chiaro che quando una simile situazione conduce il piccolo fino a un ricovero, vuol dire che è necessario intervenire per dare una mano concreta al bambino e alla sua famiglia, considerando l'evento come chiara espressione di un disagio che trova nella sindrome la possibilità di esternarsi.

Ma non è tutto,in 4 casi sono stati riscontrati i criteri per effettuare la diagnosi di sindrome di Munchausen per procura, cioè è stato uno o entrambi i genitori, ad arrecare un danno fisico o psichico al bambino e indurlo a pensare di essere malato. In 3 casi su 4 si è trattato della madre.

Abuso su Minori

La sindrome di Münchausen per procura può essere a tutti gli effetti considerata un abuso sui minori, infatti in letteratura questi bambini vengono definiti "maltrattati chimicamente" o "batteriologicamente seviziati". Per riconoscere la sindrome è necessario che si verifichi un comportamento di tipo criminale e il comportamento criminale è interpretabile solo sulla base della sindrome. Come è ovvio non è mai stato osservato un paziente affetto da sindrome di Münchausen per procura che non abbia maltrattato un figlio.

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Scritto da

Dott. Giuseppe Del Signore

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Bibliografia

  • Guidetti V., Galli F. (2006). "Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza". Il Mulino. Bologna.

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