Donne che diventano madri

Divenire madre presuppone un adeguamento della propria identità nel passaggio dal ruolo di figlia a quello di genitore. Questo processo inizia con la gravidanza e prosegue con la maternità

17 MAR 2015 · Tempo di lettura: min.
Donne che diventano madri

" La nascita di un bambino regala le stesse emozioni che si proverebbero ad aprire un pacco, che per quasi un anno, ha stuzzicato la fantasia della donna, ma si scopre che il suo contenuto è più eccitante, più perfetto, più bello di quanto si possa pensare e questa creatura piccola che si tiene tra le braccia, farà traboccare il cuore d'amore" ( Pam Brown, 2008)

In queste righe cerco di compiere un viaggio nel misterioso legame esistente nel luogo della nostra origine, cioè il corpo materno, e spiego cosa succede nella mente delle madri e quale cataclisma chimico ed emotivo scuote la coscienza di una donna alla nascita del figlio, parlando del particolare stato mentale fatto di sensibilità e fantasia, paura e desideri che accompagnano la maternità. La gravidanza, la nascita e i primi tempi della maternità rappresentano, per la maggior parte delle donne, un'esperienza positiva, ma per confrontarsi con i cambiamenti di vita che avvengono in questo periodo, sono necessarie enormi capacità di resistenza fisica ed emotiva, ed a volte, è difficile affrontare questa sfida per vivere la maternità con serenità e gioia perché i cambiamenti psicologici legati all'attesa di un bambino sono spesso meno evidenti di quelli fisici, ma non per questo meno importanti.

La gravidanza è sempre la stessa storia da secoli, ma, al tempo stesso, è una storia intima, privata, personale, sempre nuova e la fenomenologia del dopo parto può oscillare da forme di labilità emotiva transitoria ad aspetti deliranti.

Avere un bambino rappresenta un grande sconvolgimento per molte donne e le emozioni e i sentimenti sono la gioia, la sorpresa, la meraviglia, l'affetto, l'atteggiamento protettivo e la sensazione di aver conseguito un successo.

Nella società in cui viviamo la gravidanza è notevolmente "medicalizzata", ogni donna si sottopone a periodici controlli per la sua salute e quella del bambino, ma gli aspetti psicologici vengono poco attenzionati. C'è una sacralità nell'esperienza di una donna che sta per avere un figlio e vive la gravidanza come una grande esperienza.

Un periodo per crescere

La gravidanza andrebbe considerata come un periodo di crescita e di relazioni che avvengono tra una donna in attesa, il nascituro e tutto il contesto relazionale (incluso il padre) che concorre alla formazione della genitorialità. È possibile parlare di due importanti compiti adattivi in relazione a due stadi della gravidanza. Il primo si riferisce all'accettazione dell'embrione prima e del feto successivamente, come parte integrante del sé. Si ha un'esperienza psicologica di fusione col feto dai primi mesi della gravidanza fino alla percezione dei movimenti fetali; tale evento si impone alla donna mettendola di fronte all'evidenza di un bambino dentro di sé, che però diviene sempre più un essere autonomo.

Da questo momento la donna si confronta con il secondo compito adattivo, che è quello di riorganizzare le proprie relazioni oggettuali e prepararsi all'evento della nascita-separazione del bambino dentro di lei. L'inizio della gravidanza viene chiamato "inattività vigile". In questo periodo la donna si occupa di raggiungere uno stato di benessere. Con il progredire della gravidanza la donna deve accettare il feto come una parte di sé.Il secondo stadio della gravidanza è quello relativo alla percezione e individuazione del feto nella mente della madre e alla differenziazione del nascituro dal sé (Ammaniti,1992).

I nove mesi di gestazione si accompagnano a cambiamenti graduali che riguardano il corpo e la mente nella loro complessità.

Questo tempo, necessario alla maturazione e completo accrescimento fetale, è altresì necessario alla maturazione delle competenze genitoriali che sono alla base del legame madre-figlio.

Mamme si diventa

Se è vero che "madri non si nasce, ma si diventa" è importante descrivere il processo maturativo, che durante la gravidanza raggiunge il culmine, che porta gradualmente la donna a diventare madre. Questo processo maturativo riguarda la sviluppo psichico femminile, coinvolgendo in modo particolare le relazioni stabilite nel corso della vita con le figure parentali, ma in modo particolare quelle di figli con la propria madre (Stern, 1998).

Ogni donna vive, fin da piccola, anche inconsciamente, l'attesa di un figlio ed i giochi con le bambole sono il segno di quel desiderio che si compirà o verrà negato nell'età adulta.

La donna incinta torna ad essere piccola al tempo in cui giocava con le bambole alternando verso di esse momenti di tenerezza e di odio e realizza i desideri del periodo infantile che vengono vissuti con maggiore o minore intensità.

Diventare madri presuppone un adeguamento della propria identità nel passaggio dal ruolo di figlia a quello di genitore

Questo processo che inizia con la gravidanza e termina con la maternità, necessita di un riassestamento di tutte le componenti psichiche che si sono sviluppate durante le esperienze precedenti e che hanno caratterizzato la storia personale della donna. Per questo la gravidanza viene spesso definita come un momento di crisi e confusione, in quanto la donna si trova a dover affrontare delle modificazione riguardo la sua personalità, al fine di poter costruire un'immagine stabile di sé come madre, che prevede la capacità di strutturare uno spazio per il bambino e per la relazione con lui (Deutsch, 1977).

È un processo che richiede l'integrazione di una nuova immagine di sé, attraverso nuove identificazioni, in particolare con la propria madre.

Molte gestanti si soffermano a riflettere sul rapporto attuale e infantile con la madre e la donna, in questo periodo, è portata a confrontarsi con l'immagine di madre che porta dentro di sé e che dipende dall'intensità in cui la madre ha soddisfatto i desideri della figlia e vive tutti i lati positivi o negativi del rapporto con essa, mentre torna la conflittualità sorta durante l'infanzia, quando la bambina vuole sostituirsi alla madre nel ruolo di moglie del papà perché la vede come una rivale distruttiva, ma che è contemporaneamente una fonte di affetto, infatti il legame con la madre è caratterizzato dagli affetti opposti che si provano simultaneamente verso la stessa persona, ma le tensioni che stanno alla base di questi affetti, pur rendendo poco sereno il periodo della gravidanza, sono necessarie quando sono tanto forti da mettere a rischio l'esito (Marcone, Mattiot, 2002).

Dopo la paura arriva il rapporto con il bambino

È tipico di molte gestanti vivere l'inizio della gravidanza con la paura di perdere il bambino e quelle che hanno avuto l'esperienza dell'interruzione, non hanno la fiducia di riuscire a portare avanti la gestazione perché sul più bello potrebbe interrompersi.

La maggior parte delle donne incinte sono condizionate da discorsi angoscianti relativi alla gravidanza e al parto che fanno aumentare la loro ansia e questo sadismo non riguarda la donna, ma il suo interlocutore che rappresenta la spia di tanti suoi conflitti rimossi e che riemergono nell'impatto con la gestante che smuove nel suo intimo affetti lontani e conflittuali. La donna, di solito resta traumatizzata o condizionata da questi discorsi, perché le ansie, i dubbi e le paure sono già presenti nel suo intimo più profondo e più da bambina ha provato desideri di aggredire la madre incinta tanto più, durante la gravidanza, è angosciata dalla realizzazione di aggressione su se stessa ( Righetti, Casadei, 2004).

Successivamente, con l'esperienza del parto, la donna può confermare l'integrità del proprio corpo e la sua capacità di creare, ma può anche trovare conferma alle fantasie di fallimento, di inadeguatezza e di meritata punizione , già presenti in gravidanza. Infatti, spesso, le paure e le fantasie della gravidanza non si attenuano dopo la nascita, anche quando la donna ha la conferma che il bambino è sano.

Dunque, la nascita di un bambino sano, rappresenta per la donna un'importante rassicurazione e il nuovo compito che la donna si trova ad affrontare è quello della creazione di un rapporto con il bambino reale (Ammaniti, 1995).

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Scritto da

Dr.ssa Fabrizia Messina

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