Qual è la differenza tra timidezza e fobia sociale?

Soffrire di timidezza è una condizione che spesso le persone cercano di nascondere. Quando si parla di timidezza? E quando invece di fobia sociale?

18 APR 2020 · Tempo di lettura: min.
Qual è la differenza tra timidezza e fobia sociale?

Nei bambini la timidezza viene accolta positivamente e compresa. Che un bambino si ritragga anche da persone che conosce, non voglia parlare in pubblico, faccia fatica ad aprirsi o a raccontare è del tutto normale e ben accetto.

La timidezza in un adulto però viene giudicata molto diversamente.

timidezza e fobia socialeLa sensazione di disagio provocato da timore o soggezione, che si traduce in un comportamento esitante e impacciato: questa è l´essenza della timidezza.

Naturalmente, chi soffre di timidezza non sceglie le proprie reazioni, anzi ha poco potere su di esse. Ma cos'è esattamente la timidezza? Darne una definizione precisa non è facile. In generale si definisce come la sensazione di disagio provocato da timore o soggezione, che si traduce in un comportamento esitante e impacciato.

Talvolta, come reazione di difesa a una situazione in cui ci si sente in difficoltà, porta ad avere comportamenti scostanti. La persona sarà esteriormente giudicata come scontrosa, o addirittura prepotente.

Gli studiosi però non sono ancora concordi su una definizione univoca, dal momento che può cambiare a seconda dei diversi aspetti che vengono presi in considerazione. La timidezza può essere considerata dal punto di vista interno alla singola persona, ovvero all'esperienza soggettiva con cui si vivono una serie di situazioni, che provocano preoccupazione e nervosismo.

Talvolta la timidezza è una reazione di difesaTalvolta la timidezza è una reazione di difesa

In ogni caso, le persone timide sembrano essere accomunate da una sensazione che tutte vivono, seppure in grado molto differente: la percezione – reale o psicologica che sia – di essere sottoposte al giudizio degli altri. Naturalmente, il giudizio viene sempre vissuto come negativo.

Un pensiero che è causa di bassa autostima e scarsa fiducia nelle caratteristiche e capacità personali. Tale osservazione non fa che aumentare il senso di inadeguatezza e il timore di non essere accettati. Le aspettative negative delle persone timide rispetto alle loro abilità o al modo in cui possono venire accolte dagli altri, li spingono a focalizzarsi eccessivamente su loro stessi per tentare di mantenere sotto ciò che potrebbe essere criticato. Per questo spesso appaiono remissivi o inibiti.

Le caratteristiche della timidezza

Solitamente alla persona timida serve più tempo per sentirsi a suo agio in certe situazioni, ma non le evita del tutto. Per riassumere, è possibile indicare tre principali caratteristiche legate alla timidezza:

Timidezza: tra desiderio di avvicinamento e di fugaTimidezza: tra desiderio di avvicinamento e di fuga

Conflitto tra desiderio di avvicinamento e voglia di fuggire.

Sebbene le situazioni nuove o i gruppi di persone facciano paura, la motivazione all'interazione è presente nella persona timida, anche se a volte può non essere sufficiente a far scattare l'azione.

Il timido desidera far parte del gruppo, ma fatica a fare la prima mossa, per questo tende ad aspettare un cenno altrui prima di provare a inserirsi.

Riscaldamento lento

Rispetto alla media, per chi soffre di timidezza è necessario un tempo più lungo prima di sentirsi a proprio agio. Questa lentezza la si riscontra sia nel singolo episodio – ad esempio in una serata in compagnia – sia in generale nell'approfondimento di una relazione.

Per quanto sentano il desiderio di velocizzare il consolidamento di una relazione, i timidi non raggiungono con facilità l'intimità o la confidenza con le altre persone, se non dopo lunghi periodi di frequentazione.

Zona di comfort limitata.

E' piuttosto raro che una persona timida sia avventurosa o abbia voglia di mettere alla prova abitudini e limiti. Sebbene si lasci coinvolgere volentieri in situazioni sociali comuni, come feste o uscite, tende a ripetere le stesse esperienze, magari anche nello stesso luogo. Il cambiamento mina la sicurezza che faticosamente si costruiscono con la ripetizione delle azioni e individuazione di abitudini rassicuranti.

Timidezza: come superarla?

Come superare la timidezza?Come superare la timidezza?

La timidezza è, e può rimanere, una semplice caratteristica personale, a seconda dei casi più o meno facilmente gestibile. Se chi ne soffre riesce ad accettarsi e a non viverla come un grosso problema, col tempo imparerà a riconoscerne l'insorgenza e a gestirne la fenomenologia.

Potrebbe anche imparare ad affrontarla, magari esponendosi per gradi a situazioni che esulano dalla propria zona di confort. Con il superamento di alcune piccole 'prove', il timido potrebbe anche migliorare. In alcuni casi, con un atteggiamento positivo e costruttivo e qualche anno di impegno, potrebbe anche riuscire a eliminare il suo problema.

Se invece una persona si rende conto di essere preda sempre più spesso di pensieri negativi e dell'aumento del livello di ansia, è necessario che si presti una maggiore attenzione alla propria timidezza, anche eventualmente ricorrendo all'aiuto di uno psicoterapeuta.

Una timidezza eccessiva e poco controllata può sfociare in una fobia sociale.

La fobia sociale non è semplice timidezzaLa fobia sociale non è semplice timidezza

Alcune sensazioni potrebbero essere sempre le stesse. Desiderio di fuga e isolamento, timore del giudizio altrui, nervosismo di fronte a situazioni sociali, ecc. Quando si tratta di fobia sociale, però, questi sintomi sono così forti che non è più possibili gestirli. Mentre una persona timida, sebbene si senta a disagio, può riuscire a esporsi o a partecipare a eventi che procurano un leggero stato di ansia, quando si arriva allo stato patologico la forza di volontà ha molto meno presa.

Qual è la differenza tra timidezza e fobia sociale?

La principale differenza tra timidezza e fobia sociale può essere identificata nell'ampiezza e gravità dei sintomi e nella quantità di situazioni temute. Per una persona timida, il malessere è passeggero, individuato in alcuni periodi di tempo, e c'è spazio per momenti di divertimento e rilassamento. Anche di fronte a una circostanza sociale vissuta come impegnativa, il nervosismo abbastanza lieve e sopportabile. Inoltre, le situazioni percepite come angoscianti sono un numero circoscritto. Diversamente, quando si è in presenza di una fobia, sono praticamente tutti gli eventi che si svolgono in pubblico a procurare stati di ansia anche gravi.In conclusione, si potrebbe associare la fobia sociale con la parola "continuità": lo stress e i pensieri negativi non si placano quasi mai, se non fra una ristretta cerchia di familiari o amici fidati.

Quali sono i sintomi della fobia sociale?

I sintomi della fobia sociale sono sia fisici che psicologiciI sintomi della fobia sociale sono sia fisici che psicologici

Reazioni fisiologiche

Per quanto riguarda le reazioni fisiche, la fobia sociale provoca molte delle risposte fisiologiche condivise anche da altre fobie: sudorazione, tensione muscolare, tremolio delle mani e della voce, accelerazione del battito cardiaco, fino a un eccessivo stimolo di orinare, difficoltà a dormire e nausea.

Sintomi psicologici

I sintomi psicologici della fobia sociale riguardano quasi esclusivamente il rapporto con gli altri, e quasi mai sono influenzati dall'ambiente esterno. Il fobico sociale è sempre preoccupato dei pensieri altrui su se stesso. Crede che tutti possano notare il suo nervosismo, teme di essere colto a fare qualcosa di inappropriato o di essere giudicato negativamente. Di fronte alla prospettiva di conoscere gente nuova o intraprendere nuove attività può avere episodi di panico. La persona così tende ad isolarsi in modo che nessuno si renda conto che ha un problema.

Se si volesse dare una sorta di 'misurazione' delle due condizioni, si potrebbe dire che l'intensità dei sintomi di una fobia sociale è tre volte maggiore rispetto alla normale timidezza. Per questo la fobia impedisce molto più spesso alle persone di esporsi a svariate situazioni.

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Scritto da

Dr. Giuseppe Iannone

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