Psicoterapia con la famiglia: perché no?

L'approccio non è mai colpevolizzante, ma si cercando le risorse presenti in ognuno per portare la famiglia verso un nuovo ciclo vitale.

14 LUG 2016 · Tempo di lettura: min.
Psicoterapia con la famiglia: perché no?

La Psicoterapia con la famiglia (che preferisco al termine "psicoterapia familiare") è condotta di solito a cadenza bisettimanale e coinvolge il terapeuta con un intero nucleo familiare.

Di volta in volta la presenza dei vari membri in seduta può cambiare, in quanto a discrezione del terapeuta possono essere convocati solo i genitori, o solo i figli, senza perdere però la visione di un intervento che è fatto con e per tutti i membri, ovvero a beneficio dell'intero sistema. Non si esclude tra l'altro il coinvolgimento anche di una terza generazione, laddove i nonni (o i nipoti) abbiano un ruolo attivo e determinante nelle vicende del nucleo stesso.

Il setting della terapia con la famiglia è pertanto flessibile, potendosi così concentrare sulle varie istanze problematiche portate dai vari membri e dando a ciascuno uno spazio adeguato di ascolto. In alcuni casi, poiché le vicende delle famiglie possono essere davvero complesse, la partecipazione alle sedute può essere allargata ai rami collaterali del nucleo (zii, cugini ecc.) in un'ottica di utilizzo di tutte le risorse che la famiglia esprime. L'allargamento al contesto familiare di un malessere emerso anche in uno solo dei membri, porta immediatamente a rendere il quadro più complesso.

Il sintomo che ha portato la famiglia a chiedere aiuto per uno dei membri diventa la porta da cui entrare per esplorare le relazioni, i ruoli, i miti familiari, i traumi irrisolti fra i vari componenti. In genere l'effetto più immediato e dirompente è la sensazione del paziente portatore del sintomo (portavoce del disagio della famiglia) di essere sollevato da un peso. La terapia con la famiglia svela il "non detto" familiare, rimette in gioco i contenuti che emergono affinché tutti possano prendersene la responsabilità, propone nuove regole al gioco relazionale che ha portato con sé la sofferenza, ridefinisce in maniera più sana i ruoli, le appartenenze. Ogni membro ha la possibilità di definirsi rispetto alla famiglia, ovvero di ritrovarsi come persona con i suoi bisogni all'interno del sistema.

L'approccio non è quindi colpevolizzante, non si cerca un responsabile del disagio, un colpevole, ma si cercano risorse in ciascuno, si maturano possibilità di svincolo dei figli, si elaborano traumi, si agevola il passaggio a nuove fasi del ciclo vitale della famiglia.

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Scritto da

Dott. Lorenzo Talamelli

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