Il mondo emotivo dei neo-papà

L'arrivo di un bambino è un grande evento per ogni coppia, ma spesso sia la letteratura che la società si soffermano di più sul significato emotivo della maternità piuttosto che su quello della paternità, sui vissuti delle mamme piuttosto che su quelli dei papà; recentemente però sono aumentati gli studi sul diventare padre ed è aumentata l'attenzione sulla figura paterna, rispetto alle dinamiche sia relazionali sia interiori.

L'importanza del ruolo del padre

Ci sono infatti alcune ricerche, come quelle di Pellai in Italia, che rilevano l'importanza delle modificazioni psicologiche che riguardano gli uomini quando si preparano a diventare padri e quando poi assumono concretamente ed emotivamente questo ruolo. Questo percorso di elaborazione non riguarda quindi solo le future madri, ma anche i padri, perché diventare genitore comporta una ricostruzione della propria immagine di sé e una ridefinizione dei rapporti all'interno della coppia e della famiglia d'origine: passare dalla condizione di figlio a quella di genitore è un passaggio evolutivo che richiede una rielaborazione di molti aspetti della propria identità e della propria posizione all'interno delle relazioni di coppia e della famiglia di provenienza. Può diventare quindi un momento anche di una certa destabilizzazione che ha bisogno di essere gestita al meglio.

Diventare padre è un'esperienza per ognuno diversa, in cui a volte mancano sentieri già tracciati e subentra l'incertezza; è necessario rinegoziare i propri tempi e spazi e spesso i neo-papà possono sentire minacciato l'equilibrio raggiunto rispetto al proprio tempo libero o alla dinamica di coppia oppure possono sentirsi in difficoltà perché vivono la nuova diade madre-bambino come un po' chiusa e se ne possono sentire esclusi.

Per questi motivi negli ultimi anni si è iniziato a parlare di depressione post-partum anche per i padri, soprattutto in coppie in cui la madre soffre o ha sofferto di depressione, con un'incidenza dal 5 ad addirittura al 10% in un campione preso in considerazione da una recente ricerca anglosassone. Un altro elemento ricorrente è quello che viene definito "analfabetismo emotivo maschile": nella nostra società un uomo che si emoziona e che parla di sentimenti, viene spesso guardato con sospetto dal gruppo di amici, come se la manifestazione emotiva fosse letta come una debolezza, un tratto quasi femminilizzato.

Anche nel gruppo di pari i padri faticano a confrontarsi su tematiche più prettamente emotive, rimanendo spesso focalizzati su aspetti concreti o più superficiali; in alcune interviste, ad esempio, emerge come i neo padri spesso non abbiano un interlocutore di riferimento per questioni più emotive, rimanendo così privi di una rete di supporto in tal senso.

Tuttavia, se si supera questo pregiudizio, emerge una grande ricchezza del mondo emotivo dei neo-papà, in cui compaiono vissuti di paura, di ansia, di preoccupazione, di dubbi, ma anche di orgoglio, di gioia, di senso di pienezza, di speranza e di desiderio di progettare il futuro in una nuova dimensione di famiglia. Tutti vissuti che meritano di essere ascoltati e valorizzati, non solo per il papà stesso ma anche per la sua famiglia e perché no anche per la società. Un esempio che lascia ben sperare per il futuro in cui si assiste ad una maggiore apertura dell'universo maschile verso la dimensione emotiva della paternità è la sempre maggiore presenza dei futuri padri ai corsi di preparazione al parto, in cui questi, accompagnando e sostenendo la partner, possono trovare anche per sé un importante spazio di elaborazione.

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