L’anoressia sentimentale

L'anoressia è legata all’incapacità di innamorarsi e di lasciarsi andare.

5 DIC 2013 · Tempo di lettura: min.
Anoressia sentimentale è un'insanabile diffidenza nell’altro e un’incapacità di ricevere affetto. Foto: Morguefile.com
Ci sono persone che pur di non soffrire più alzano dei muri difensivi per nascondere l’incapacità di donarsi all’altro e di lasciarsi coinvolgere nei sentimenti verso i quali si “anestetizzano”.

Esiste nella nostra società una diffusa difficoltà nel donare all’altro parti più interiori del nostro sé, nel superare quella barriera superficiale che abbiamo costruito anche attraverso i social network e che ci porta a mantenere molte relazioni ma nessuna però capace di scavare nel profondo.

Quando il rapporto con l’altro non deve superare certi confini, quando per tutelarci da eventuali sofferenze ostacoliamo l’incontro con l’altro sesso allora stiamo costruendo un’impenetrabile prigione del cuore.

Che cos'è l'anoressia sentimentale?

Ne sono prigionieri sia uomini che donne e non c’è un’età precisa, sono persone che hanno vissuto un trauma in età infantile. Durante la loro infanzia sono state rifiutate proprio quando avevano bisogno di essere più amate oppure hanno subito episodi di trascuratezza nel corso della loro adolescenza. Il messaggio che hanno dovuto elaborare è stato: “Devi contare sulle tue forze perché io non posso esserci sempre! Più tardi forse ti abbraccerò visto che continui a chiedermelo ma ora ho altre cose da fare!”. Da situazioni simili o di questo tipo hanno tratto la convinzione che l’amore è una delle cause principali di sofferenza e come tale va allontanata il più possibile perché solo così si potranno evitare altri dispiaceri. Si è sviluppata quindi un insanabile diffidenza nell’altro e un’incapacità di ricevere affetto, poiché si rifiuta proprio ciò di cui si avrebbe più bisogno.

La persona sentimentalmente anoressica

Le persone che si innamorano molto raramente o quasi mai (a volte ne sono fiere e si crea intorno a loro un’aurea quasi di mistero, basta ricordare “ il tenebroso”..) sono in genere individui avidi, tutti orientati sulla razionalità e sul controllo delle emozioni. La loro vita quindi è orientata sul lavoro, sulla produttività fine a se stessa (cioè senza che questa venga quindi reinvestita in altro), gli aspetti materiali e narcisistici assumono una rilevanza spropositata nel tentativo di colmare un vuoto.

Interrompere questa catena però è possibile ma richiede un paziente lavoro di analisi della propria storia affettiva e familiare. Per uscire da questa corazza di insensibilità è necessario intraprendere un percorso di psicoterapia.

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Scritto da

Dott.ssa Debora Stranieri

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Commenti 1
  • Gianluca

    Buongiorno Debora, la mia ex ragazza (non so neppure come definirla visto che anche quando eravamo assieme non definiva mai il nostro rapporto) e ex convivente penso che abbia questa sindrome e non si è mai riuscita ad abbandonare completamente al mio amore pur non rifiutandolo. Ha avuto un trauma a 21 anni dovuta alla morte della mamma e da allora si è presa tutte le responsabilità famigliari. E' molto concentrata su se stessa, sulle amiche, sulle feste, sul lavoro che cmq è instabile e rifiuta ogni coinvolgimento emotivo sui problemi che non siano i suoi diretti o della sua famiglia. Il problema è che io spesso non so come comportarmi, visto che voglio bene a questa ragazza che forse amo ancora pur non sopportando la sua superficialità.

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