La sindrome del sopravvissuto

Alcuni superstiti dell’Olocausto e di altri eventi traumatici possono soffrire di questo disturbo.

26 GEN 2017 · Tempo di lettura: min.
La sindrome del sopravvissuto

«I "salvati" del Lager non erano i migliori, i predestinati al bene, i latori di un messaggio: quanto io avevo visto e vissuto dimostrava l'esatto contrario. Sopravvivevano di preferenza i peggiori, gli egoisti, i violenti, gli insensibili, i collaboratori della "zona grigia", le spie. Non era una regola certa (non c'erano, né ci sono nelle cose umane, regole certe), ma era pure una regola. Mi sentivo sì innocente, ma intruppato tra i salvati, e perciò alla ricerca permanente di una giustificazione, davanti agli occhi miei e degli altri. Sopravvivevano i peggiori, cioè i più adatti; i migliori sono morti tutti», I sommersi e i salvati, Primo Levi.

Come ogni 27 gennaio, anche quest'anno si celebra la Giornata della memoria in ricordo delle vittime dell'Olocausto. Questa ricorrenza è stata istituita nel 2005 attraverso una risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. In questa celebrazione si riuniscono, inoltre, molti degli ebrei e degli altri sopravvissuti alle barbarie della Shoah con l'obiettivo di non dimenticare il genocidio messo in atto dalla Germania nazista e dai suoi alleati.

Nel corso degli anni sono stati eseguiti numerosi studi storici, sociali e culturali sulle origini e le conseguenze dell'Olocausto. A livello psicologico, inoltre, si sono susseguite le ricerche sia sulle cause relative al cosiddetto "pensiero di gruppo" che ha permesso il perpetrarsi di questo genocidio ma anche sui segni che la Shoah ha lasciato su chi è riuscito a sopravvivere.

La psicologia del sopravvissuto

Al momento della liberazione, tutti i sopravvissuti ai campi di concentramento, totalmente sconnessi dal mondo esterno e dalla vita normale, sono stati salvati dall'incubo dell'Olocausto. Nonostante ciò, da quel momento, è anche iniziato un incubo personale: il trauma che le vittime avevano vissuto rendeva complesso il ritorno alla realtà quotidiana. Gli psicologi, infatti, dagli anni '70 hanno cominciato a parlare della cosiddetta "sindrome del sopravvissuto", un disturbo che colpisce molte persone che sono sopravvissute a un evento traumatico come catastrofi naturali, incidenti o eventi come l'Olocausto o la guerra del Vietnam.

I sintomi di questa sindrome vanno dall'ansia agli incubi, dalla rabbia ai flashback. Questi segnali, riconducibili a quelli del Disturbo Post-traumatico da Stress, sono accompagnati dal cosiddetto "senso di colpa del sopravvissuto". Nonostante la totale mancanza di responsabilità, infatti, il superstite è devastato da una sensazione di colpevolezza proprio per essere riuscito a sopravvivere rispetto ad altre persone che, invece, non ce l'hanno fatta. Allo stesso tempo, il sopravvissuto ha la percezione di non avere fatto abbastanza per prevenire questo evento traumatico. L'idea che non ci sia stata giustizia ed equità crea un malessere complesso da sconfiggere.

Il trattamento di questa sindrome cambia da paziente a paziente. Nonostante ciò, una delle terapie più utilizzate è quella cognitiva-comportamentale. Il percorso terapeutico, insieme all'utilizzo di farmaci antidepressivi adeguati, deve portare il paziente a rivivere l'esperienza vissuta aiutando però a cambiare quegli errori di percezione che alterano il suo ruolo all'interno dell'evento e che causano il senso di colpa.

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Commenti 1
  • anonimo

    Sto sopravvivendo ad una malattia e spesso ho questo pensiero...vedo gli altri che soffrono e capisco che non mi merito più di altri di stare bene e che sono peggiore degli altri. Vorrei che loro stessero bene al posto mio.

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