Fobie: paurosi si nasce o si diventa?

Da sempre l’essere umano si è dovuto confrontare con il timore e la paura. La paura ci sorprende, mettendoci di fronte la nostra limitata capacità di controllo rispetto a ciò che ci circonda

30 MAR 2020 · Tempo di lettura: min.
Fobie: paurosi si nasce o si diventa?

Le fobie: queste creative!

Le fobie possono riguardare la quasi totalità degli oggetti, situazioni, luoghi e animali con cui ci confrontiamo quotidianamente. Anche stimoli comuni, parte integrante della vita di tutti noi, rappresentano per alcuni delle vere e proprie fonti di terrore. Altre fobie invece sono così particolari da essere ritenute quasi un'invenzione giornalistica o televisiva. Qualche esempio? Si possono temere le persone calve (peladofobia) o con la barba (pogonofobia); si può aver paura dell'aglio (alliumfobia), di addormentarsi e non svegliarsi più (somnifobia); si possono temere i numeri (numerofobia), i colori (cromatofobia), le parole troppo lunghe, gli elementi raggruppati per 4, gli angoli, i tappi... Come si può facilmente intuire, l'elenco delle possibili fonti di paura è pressoché infinito e, come vedremo tra poco, è destinato ad aggiornarsi continuamente.

Le fobie sono influenzate dalla cultura

Cambiamenti sociali e culturali possono influenzare lo sviluppo delle fobie, contribuendo alla nascita di nuove forme fobiche e alla sostituzione di altre ormai ancestrali. A tal proposito possiamo dire che la paura dei serpenti è stata quasi totalmente soppiantata da quella dei piccioni, di fatto animali molto più comuni e diffusi. Inoltre, con lo sviluppo tecnologico, i dispositivi elettronici sono diventati parte integrante della nostra realtà lavorativa, personale e interpersonale: ed ecco che si sviluppa una nuova fobia, la nomofobia (no-mobile-phobia), ovvero la paura di rimanere senza cellulare ed essere esclusi dalla rete di comunicazione mobile. Un'altra forma fobica in aumento è la neofobia alimentare, ovvero la reazione di rifiuto estremo di fronte a nuovi cibi che produce una conseguente iperselettività alimentare; si può sviluppare sia nei bambini sia negli adulti. Non è un caso che la neofobia si stia sviluppando negli ultimi decenni, in un momento storico dove nuovi modelli culturali "non onnivori" divengono sempre più presenti e le necessità di una tipica famiglia contemporanea spesso non sono compatibili con il tempo e l'organizzazione essenziali per educare i propri figli ai nuovi gusti.

La paura sana ci fa riconoscere un pericolo; la paura patologica ci rende schiavi

Chi può dire di non avere mai avuto paura di un cane, del buio, di rimanere solo, del confronto o dei ladri? La paura è un'emozione primaria che ci permette di fronteggiare una situazione di pericolo, consentendoci di riconoscerlo e di affrontarlo. La paura ha assicurato e continua ad assicurare la sopravvivenza di molte specie, compresa quella umana. Può capitare però che la risposta di paura sia intensa, incontrollata, persistente, irrazionale e sproporzionata rispetto al reale pericolo. Immaginiamo una persona che ha paura dei cani; per il timore di incontrarli ed esserne aggredita, evita di andare a trovare l'amica che tanto vorrebbe vedere, di andare a passeggiare nei campi pur volendo mantenersi in forma... In questo caso si stanno orientando le scelte in base alla paura dei cani, limitando la propria quotidianità non a seconda di ciò che è utile o non utile fare o di ciò che si vuole o non si vuole fare ma in funzione di ciò che si sente di poter o non poter fare. Siamo all'interno di una gabbia costruita da limitazioni e precauzioni, gabbia destinata a diventare sempre più stringente e opprimente: le fobie tendono infatti a dilagare e ad appropriarsi della nostra vita, in un circolo vizioso fatto di rinunce e limitazioni che porta a nuove rinunce, sempre più frequenti e invalidanti.

Chi è l'artefice delle nostre fobie?

Ciò che conta quindi non è di che cosa io possa avere paura ma che cosa farò o eviterò di fare in virtù della percezione che ho di quella determinata realtà.

In altre parole siamo noi, con le nostre reazioni, a trasformare una paura sana in una fobia. E questo, purtroppo e per fortuna, vale non solo per le fobie ma anche per le altre forme di paura patologica, come il panico. Come diceva Aldous Huxley, famoso scrittore britannico, "la realtà non è quello che ci accade, ma ciò che facciamo con quello che ci accade".

Perché la paura diventi fobia occorrono alcuni ingredienti, identici per tutti coloro che ne soffrono. Vediamoli.

Gli ingredienti delle fobie

Tipicamente le persone con una fobia tendono:

  1. a parlare, con più o meno insistenza, dell'oggetto/situazione temuta;
  2. a chiedere aiuto e rassicurazione;
  3. a evitare l'oggetto temuto.

Proviamo ora ad analizzare questi comportamenti.

  1. "Sai, io ho davvero paura dei topi. L'altro giorno mi è capitato di vederne uno in cantina e… bla bla bla…". Parlare del problema è un beneficio illusorio: se al momento parlarne crea un momentaneo benessere, a lungo termine ti viene confermato che, se ne parli, il problema esiste, è presente proprio perché l'altro ti ascolta. Inoltre la paura funziona così: più ne parli più aumenta. Ogni volta che parli di ciò che temi è come se tu stessi mettendo un fertilizzante speciale ad una pianta: la stai facendo crescere a dismisura.
  2. "Per favore puoi andare tu a fare la spesa perché quel supermercato mi crea ansia…?". Ogni volta che chiediamo aiuto e lo otteniamo, riceviamo contemporaneamente due messaggi. Il primo, più immediato, è: "Ti voglio bene quindi ti aiuto e ti proteggo". Il secondo messaggio, che è meno ovvio ma più forte e sottile, è: "Ti aiuto perché da solo non puoi farcela, perché se ti lasciassi da solo ti sentiresti male"... non è altro che una conferma della nostra incapacità. A lungo termine, delegare e chiedere rassicurazioni non fa altro che aumentare la nostra incapacità, sia percepita che effettiva.
  3. "Possiamo evitare di prendere l'aereo e organizzare una vacanza qui vicino?". L'evitamento genera uno stato di sollievo, sollievo che però è solamente momentaneo: ogni evitamento conferma la nostra incapacità nel fronteggiare l'oggetto temuto, rendendoci a poco a poco sempre meno capaci. "L'esperienza è la madre di ogni nostra certezza" e se accumuliamo esperienze fatte di rinunce e fallimenti, alla fine diventeremo persone fallimentari. Inoltre ogni evitamento ci mostra che la cosa che abbiamo evitato sarebbe stata davvero minacciosa e la volta dopo aumenterà la minacciosità. È una spirale che si autoalimenta e porta ad una paura sempre più grande, sempre più generalizzata. E' come un virus che dilaga, virus che ci farà sentire e diventare persone incapaci.

Questo non significa che da oggi non dobbiamo più parlare delle nostre preoccupazioni, non dobbiamo più chiedere aiuto agli altri, e abbiamo invece l'obbligo di confrontarci con ogni situazione possibile. Si tratta solo di considerare che non si nasce paurosi, indecisi, incapaci o insicuri ma lo si diventa nel tempo. Proprio come si impara a parlare, a camminare e a mangiare, si acquisiscono delle modalità di reazione che ci portano prima a comportarci come insicuri e incapaci e poi a diventarlo davvero.

Si diventa fobici ogni volta che si sceglie di evitare qualcosa di temibile, che si sceglie di delegare una questione spinosa, che si sceglie di chiedere aiuto e rassicurazione. Come sostiene Alessandro Salvini, psicologo contemporaneo, ognuno costruisce la propria realtà che poi subisce o gestisce.

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Commenti 1
  • Moira

    Ed esiste una terapia o un farmaco per chi è fifone/ vigliacco?

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